CAPITOLO 17

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Sono stesa sul letto e guardo il soffitto.
Mi sono svegliata da circa un'ora, nella quale ho avuto tempo di lavarmi, vestirmi e prepararmi lo zaino per la gita.
Dopodiché, mentre aspettavo che le altre si svegliassero, mi sono messa le cuffie per ascoltare un po' di musica.
Dopo qualche minuto che sono stesa sul letto, mi alzo per dirigersi al bagno.
Entro, chiudo la porta e penso.
Pensare mi fa male.
Mi ha sempre fatto male.
Pensare a me, agli altri, a quello che è successo, a quello che ho fatto, a...Zack.
Scaccio questo pensiero dalla testa con una mano e mi rendo conto di essere in piedi di fronte allo specchio.
Mi avvicino e mi guardo.
Il taglio che avevo sulla guancia e quello sulla fronte sono ancora abbastanza evidenti, mentre la ferita dietro la testa e i lividi sono quasi spariti.
Sotto gli occhi ho delle occhiaie quasi marroni, coperte il giorno prima con il correttore messo da Ray Ray, e i miei capelli sono un cespuglio nonostante io sia liscia.
Non mi riconosco più.
Chissà che ci trova Zack in me?!
«Eurus hai finito in bagno?».
È Luce, che mi parla dall'altra parte della porta.
«Si, ora esco» le dico.
Apro la porta e la vedo davanti a me sorridente e pronta a darmi un abbraccio, ma la ignoro ed esco dal bagno.
Mi siedo sul letto, prendendo le scarpe da sotto di esso e me le metto.
«Io esco per un po'. Vado sulla terrazza a prendere una boccata d'aria» dico non aspettandomi una risposta.
Mi rimetto le cuffie ed esco dalla porta, dirigendomi verso le scale.
Mentre le scendo incrocio lo sguardo di Zack che sta salendo, insieme ad un ragazzo che non conosco.
Lui mi sorride e io cerco di evitare il suo sguardo, guardandomi i piedi.
Mi sento a pezzi e non sto bene per niente.
Arrivata sulla terrazza mi siedo su una panchina, appoggiando i gomiti sulle gambe incrociate.
Guardo il cielo nuvoloso, prossimo alla pioggia, continuando ad ascoltare la musica e sospiro.
Voglio solo sparire.
Dopo qualche minuto sento qualcuno sedersi vicino a me.
«Perché mi segui?» dico togliendomi le cuffie, continuando a guardare davanti a me.
«Sei diversa da ieri. Sembri stare peggio del solito. Che hai?» domanda Zack.
«Tu piuttosto...» mi giro verso di lui e gli indico il braccio «Che sono queste?».
Si tocca il braccio sospirando.
«Se te lo dico mi dici perché ti sei ridotta così?».
Sbuffo e accenno un sì di assenso.
«È stato colui che chiamavo padre. In realtà non lo era veramente... Era il fidanzato di mia madre e... mi picchiava. Queste bruciature me le ha fatte torturandomi. Mi tagliava con un coltello quando era arrabbiato o mi spegneva le sigarette sulle braccia.
Un giorno sono arrivati i servizi sociali e mi hanno portato via» mi dice leggermente scosso.
Come si può essere così bastardi?!
«E i tuoi genitori?».
«Mio padre è morto, mentre mia madre era una drogata. Non so dove sia ora. Per favore non dirlo a nessuno. Non vorrei mai che lo sapesse qualcuno a parte te».
Sto per proferire parola, quando sento una camminata veloce alle nostre spalle e subito dopo una voce che conosco fin troppo bene.
«Holdener e Foster se non entrate subito verrete sospesi» grida la professoressa che ci ha accompagnato in camposcuola.
Ci guardiamo con gli occhi spalancati dalla sorpresa ed alzandoci di scatto rientriamo velocemente nell'hotel, mentre la prof ci segue passo passo.
Entro in camera dicendo un ciao distratto a Zack.
Mi ritrovo la faccia di Luce a pochi centimetri dalla mia.
«Oggi ci sono le gare Eurus» mi dice gridando.
«Le gare di che?».
«Quelle di atletica. Preparati che le avrai tra poche ore. La prof è passata quando non c'eri e ce lo ha detto. Tiferemo per te».
Mi trascino al letto per prendere lo zaino che mi ero già preparata per la gita e scendo insieme a loro.
Arriviamo al pullman e ci fanno salire velocemente poiché siamo già in ritardo.
Il viaggio dura circa un'ora e arriviamo lì con molta agitazione. Non so ancora chi sia il vincitore tra maschi, ma non mi interessa più di tanto.
Entro alla svelta negli spogliatoi e mi metto un paio di leggins con sopra una maglietta larga verde scuro con sopra il mio numero, il 25.
Esco da lì e mi dirigo verso il centro dello stadio.
La nostra scuola gareggierà alle tre di questo pomeriggio e fino ad allora dovremo restare lì ad osservare.
Passo tutta la mattina seduta sugli spalti a parlare con le mie amiche, ed all'ora di pranzo ci lasciano un'ora di tempo per riposarci prima della gara.
Mentre scendo dagli spalti, Zack mi si avvicina e mi domanda se voglio pranzare insieme a lui.
Accetto malvolentieri e ci dirigiamo verso il bar per prendere qualcosa da mangiare.
Prendo un panino con la bresaola e Zack ne prende uno con il prosciutto.
Sto per pagare ma lui mi blocca la mano e paga tutto lui.
«Perché sei gentile con me?».
Sorride e mi passa il mio panino.
«Lo sai perché...».
Non gli rispondo e mi limito a mangiare il mio panino, appoggiata al muro.

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