L'arrivo

92 9 1
                                    

Arrivate in macchina (quella panda rossa mi ricorda la prima volta che è venuta a casa) faccio un passo indietro, per farle capire che non voglio entrarci, però lei si piazza avanti a me ecomincia a dire con calma < dai vieni, lo sai che di me non devi preoccuparti, ho chiesto ai tuoi genitori se potevi venire e loro sono stati contenti. Anzi, tua mamma era più che contenta!>, so che è vero, mia madre non è una persona che bada molto a me, infatti non avrebbe mai voluto un bambino, la sua vita con papà è sempre stata spericolata, facevano tutto senza badare a niente. Mentre penso questo guardo fuori la finestra, com'è mio solito fare, mi tengo con una mano la frangetta che lascia vedere la mia fronte; non mi è mai piaciuta, perchè è troppo alta, anche se le mie professoresse mi hanno sempre preferita senza. Scesa dall'auto, Emma mi prende per mano, mi trovo avanti un edificio gigantesco, tutto bianco; all'interno ci sono diverse stanze. Lei apre una porta e un uomo abbastanza robusto, vestito di nero e con qualche capello bianco tra i pochi neri in testa, deduco che abbia sui 40 anni. Emma e quell'uomo cominciano a parlare, distinguo poche parole tra cui il mio nome. Poi si girano verso di me e lui si presenta< piacere, io sono Umberto>, gli sorrido,consapevole che già sa il mio nome. Si gira verso Emma e le chiede qualcosa sulle camere, lei annuisce, così Umberto mi fa cenno di seguirlo.

AtempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora