|17| altra ragazza e barriere

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Orphic
(agg.) misterioso e affascinante oltre la normale comprensione.

Irwin
La Scatola era in anticipo, e ciò non era mai accaduto. Rispettava sempre i giorni e gli orari, non era mai né in ritardo né in anticipo, e ciò scombussolò un po' tutti quanti.
Mi diressi con Thomas alla scatola, dove Newt e Gally stavano tirando su le grate di apertura.
Cercai di farmi spazio tra la folla, e riuscii finalmente ad arrivare davanti il grande ascensore.
C'erano mormori soffusi, ma quando Newt si calò nella Scatola, un ragazzo tra la folla prese coraggio e parlò.
《Newt, che cos'è?》domandò dando voce ai pensieri di tutti gli altri Radurai.
Il ragazzo biondo alzò la testa lentamente, sulla faccia un'espressione di stupore.
《È una ragazza.》affermò, e i respiri di tutti si mozzarono.
Un'altra ragazza, questo voleva dire che non era più un'anomalia la mia presenza lì dentro.
Magari ne sarebbero arrivate delle altre, e magari lei era anche simpatica.
Thomas si avvicinò ancora di più alla grata sotto gli sguardi di tutti.
《Cos'ha nella mano?》chiese Gally.
Newt tirò fuori un bigliettino spieghettato e ingiallito, con i bordi tagliati male.
Lo aprì, rivelando una scritta a caratteri neri.
《Lei è l'ultima in assoluto. Che diavolo vuol dire?》Newt alzò lo sguardo di nuovo verso di noi, ma stavolta si fermò a guardare Gally.
Poi, la ragazza che sembrava apparentemente morta, si svegliò di soprassalto facendo profondi e rumorosi respiri.
Aprì gli occhi grandi e celesti, boccheggiando in cerca di aria.
Quindi guardò Thomas, e finalmente parlò.
《Thomas.》disse tra i respiri, per poi svenire di nuovo.
Per la seconda volta, tutti gli occhi erano puntati su di lui.
《Credete ancora che io stia esagerando?》intervenne Gally palesemente irritato.
《Gally, piantala.》sbottai voltandomi a gaurdarlo.
Il ragazzo sbuffò, poi ordinò ai due Medicali di portare la ragazza nella capanna che faceva da infermeria, e gli altri Radurai si sparpagliarono tornando ai loro lavori.
《Va' a riposarti, Mas. Ti chiamo quando la ragazza si sveglia.》gli accarezzai la spalla, e lui annuì dirigendosi verso la capanna con le amache.
Mi avvicinai alla Scatola e tesi la mano a Newt.
Lui la afferrò ed uscì da quella specie di ascensore, stringendo il biglietto tra le mani.
《Bel casino, non è vero?》domandai indicando il pezzo di carta.
《Secondo te che vuol dire?》chiese.
《Lo hanno scritto i creatori, questo è ovvio. Probabilmente siamo in troppi qui su.》ipotizzai, ma in realtà non avevo idea di cosa potesse significare quel biglietto.
《Come stai?》cambiò discorso, infilando il bigliettino nella tasca dei suoi pantaloni marroni.
《Come sempre.》
《Quindi sei sempre arrabbiata?》si avviò agli Orti, ed io lo seguii.
《Il più delle volte.》risposi.
《Non sei più l'unica ragazza, non ti senti spodestata?》chiese con un pizzico di ironia.
《Mi sento sollevata, almeno non sarò più un'anomalia.》alzai le spalle, e Newt si fermò all'istante.
《Non sei un'anomalia, perché lo pensi?》si voltò verso di me,  sembrava dispiaciuto.
《Perché fino a poco fa era una dato di fatto. Una sola femmina in mezzo a più di venti maschi, non è una cosa normale.》osservai continuando a camminare, e Newt fece lo stesso.
《Adesso non sei più la sola, almeno.》
《Sempre se la ragazza è ancora viva. Non mi sembrava in grande forma.》dissi una volta arrivati agli Orti.
《Ti è sembrata famigliare in qualche modo?》chiese spazziandomi.
《Perché dovrebbe?》non capivo il motivo della sua domanda. Per quale ragione avrei dovuto conoscerla?
Tutto ciò che ricordavo erano continue sedute sperimentali sul mio corpo, nulla di più tralasciando il ragazzo biondo e la bambina.
《Per il fatto che siete le uniche ragazze.》rispose ovvio, afferrando una piccola vanga nera e cominciando a lavorare la terra.
《Non l'ho mai vista prima, ma a quanto pare lei conosce Thomas.》rimasi a guardare Newt lavorare la terra, facendo delle piccole buche per poi infilarci dentro dei semini e ricoprire la buca con la terra.
《Già, come qualcun'altro d'altronde.》disse senza alzare lo sguardo.
Strabuzzai gli occhi, cosciente del fatto che si stesse riferendo a me.
《Se devi dirmi qualcosa, Newt, dilla senza giri di parole.》affermai abbastanza irritata dalle sue precedenti parole.
《Cos'è, non posso semplicemente dire ciò che vedo?》stavolta alzò lo sguardo su di me, ed era palesemente deluso.
《E cosa vedi esattamente?》stavo cominciando a stancarmi del suo atteggiamento quando si parlava di me e Thomas.
Non mi sembrava di fare un torto a nessuno parlando con Thomas, ma a quanto pare Newt non approvava tutto ciò.
Ma io non avevo per niente bisogno della sua approvazione.
《Due persone che hanno un legame troppo intenso per essersi conosciute da poco più  di due giorni.》rispose con il veleno nelle parole.
《Se anche fosse, dov'è il problema? Perché proprio non ti seguo.》
《Il problema è che ci stai nascondendo delle cose che potrebbero essere d'aiuto per uscire di qui! Te lo abbiamo detto dal primo giorno di avvisarci se per caso ricordavi qualcosa, e tu non lo hai fatto. Per uscire di qui abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, ma tu sembri voler giocare in solitario!》sbottò lasciando stare la vanga e la buca appena fatta.
Rimasi abbastanza sconvolta dalle sue parole, sopratutto considerando che la mia permanenza nella Radura era stata per la maggior parte del tempo in solitario.
《Sei impossibile, lo sai vero? In che caspio di modo il mio rapporto con Thomas potrebbe farci uscire dal Labirinto? Non inventare scuse su scuse, Newt. Quindi ti rifaccio la domanda: perché ti interessa?》alzai il tono, e Newt si alzò in piedi.
Aveva le mani sporche di terra e la maglietta leggermente sudata, la pelle imperlata anch'essa di sudore e i capelli attaccati alla fronte.
《Non voglio che tu mi nasconda le cose, Irwin. E sembra che qualsiasi cosa ci sia tra te e Thomas tu non me la voglia dire perché non ti fidi ancora di me.》mormorò lentamente.
《Perché non devo dirti ogni cacchio di cosa, Newt! Non so cosa diamine ti sia preso, ma non voglio renderti conto di ogni mia azione.》dissi esasperata, passandomi una mano tra i capelli.
Newt era una di quelle persone che non si apriva facilmente, era molto chiuso in sé stesso e proprio per questo era difficile capirlo. Lasciava le frasi a metà, non rivelava mai i suo vero motivi o i suoi stati d'animo, dovevi essere tu a scoprirli. Dovevi scavare in quella sua cacchio di testa cocciuta, abbattere quell'alto muro che non lascia trapelare nessuna emozione, tantomeno sentimenti.
Aveva sempre e solo due maschere: o era triste, o sorrideva. Non c'erano vie di mezzo, e la cosa mi portava all'esasperazione. Per quanto io mi ci impegnassi a capirlo, lui ogni volta mi mandava fuori strada e il motivo era celato.
《Hai ragione, ho sbagliato. Mi dispiace, non succederà più.》ecco, questo era uno di quei momenti in cui veramente era impossibile capire cosa gli frullasse in quella testa del caspio.
Si voltò e tornò al suo lavoro, stavolta più lontano di dove si trovava prima.
Andando contro ad ogni mio principio, lo seguii.
《Newt!》lo chiamai, ma ad ogni mio richiamo lui si faceva un passo più lontano, ignorandomi completamente.
《Newt, per favore!》riprovai, ma non ricevetti nemmeno un'occhiata in risposta.
Mi fermai a pochi passi da lui, osservandolo sconcertata.
《Sei la persona più complicata che io abbia mai incontrato, Newt, e non sai quanto tu mi faccia esasperare. Non so cosa tu significhi per me, non so quanto io tenga a te perché non mi permetti di avvicinarmi a te come io non lo facevo fare a te. Ho sbagliato, l'ho ammesso e ne sono dispiaciuta, ma ad ogni mio passo verso di te tu ne fai dieci indietro, complicando tutto. Vuoi sapere cosa c'è tra me e Thomas? Vuoi sapere se lo conosco da prima del Labirinto? Va bene, ti dirò tutto quello che vuoi, ma ti prego non ergere barriere ancora più alte, perché io non riesco a varcarle.》dissi tutto d'un fiato, esprimendo realmente tutto ciò che volevo dirgli da un po' di tempo.
Newt si fermò, lasciando cadere il ramo verde della pianta aghrovigliata ai pali di legno, ma rimase con lo sguardo a terra.
E la cosa che mi fece più male era vedere una piccola lacrima attraversargli la guancia sinistra, cadendo dolcemente a terra.
《Newt...》cercai di non far trapelare la tristezza che aveva ormai inondato tutto il mio corpo, ma venni tradita dalla mia stessa voce che si incrinò alla fine.
Il ragazzo davanti a me strinse gli occhi, poi si voltò lentamente verso di me e li riaprì. Aveva gli occhi velati di lacrime, e il marrone delle sue iridi luccicava al sole.
《Thomas ti starà cercando.》mormorò così piano che quasi pensai di non averlo sentito, ma lo avevo fatto eccome.
Mi ferirono come lame le sue parole, ma cercai di ricompormi, tirando su con il naso ed imponendomi di non far uscire nemmeno una lacrima.
Lo guardai un'ultima volta, poi mi voltai e mi diressi verso la capanna con le amache, ma non per parlare con Thomas, o con Gally o con chiunque altro.
Per sdraiarmi da qualche cacchio di parte e lasciare che i pensieri smettessero di vorticare nella mia mente, lasciandomi in pace e facendo scomparire la tristezza e il dolore che ormai aveva preso il controllo del mio corpo.
E così feci: mi sdraiai a terra vicino ad un palo di legno che sorreggeva il soffitto, e lentamente mi addormentai.

《Le dodici ore non sono ancora passate, Dottoressa. Non possiamo sottoporla di nuovo ad un test.》parlò qualcuno, probabilmente una donna data la voce delicata e femminile.
Stavolta avevo una benda nera sugli occhi aperti che mi impediva di vedere, perciò potevo solamente affidarmi al mio udito.
《Lo so, ma dobbiamo farlo comunque. Gli esiti dei precedenti test non hanno portato a conclusioni abbastanza positive per poter procedere con la Fase Uno, e il tempo scorre velocemente.》un'altra donna era presente nella stanza, ma dalla sua voce sembrava più vecchia. Era la stessa voce che avevo sentito nei ricordi precedenti, ma stavolta era più chiara e riconoscibile.
《Le probabilità che non ce la faccia sono molto alte, Dottoressa.》disse l'altra donna.
《È una ragazza forte, ce la farà. Terremo sott'occhio i suoi parametri vitali durante il test, non c'è da preoccuparsi.》il tono della seconda donna sembrava rassicuratore e mi sembrava davvero convinta di ciò che aveva appena detto.
《Ma-...》
Signorina Camel, perché è così preoccupata per il soggetto A13?in quel momento riconobbi la prima donna, che doveva essere la Dottoressa Camel, quella che avevo sognato la volta scorsa.
Da ciò che ricordavo, la dottoressa mi aveva detto qualcosa a proposito del mio parente in vita, ed era gentile con me rispetto a tutti gli altri dottori.
In qualche modo, mi piaceva la dottoressa Camel, anche se avevo pochi ricordi su di lei.
《Ha ragione, mi scusi Dottoressa. Preparo il soggetto e lo porto al Laboratorio.》disse arrendendosi la dottoressa Camel, e dopo dei passi che annunciavano l'uscita dell'altra donna da quella che probabilmente era una stanza, la dottoressa Camel mi strinse le cinghie di cuoio sui polsi e sulla caviglie.
Poi strinse anche quella sul mio bacino, e quella al collo.
《Mi dispiace, A13, ma non ho altra scelta.》disse quasi sussurrando, e la cosa più strana era che le risposi senza volerlo.
Era come se le parole uscissero dalla mia bocca senza che lo volessi, come se in quel momento ci fossero due Irwin: quella del ricordo, e quella che osservava il ricordo nel corpo della ragazza, senza aver controllo delle proprie azioni.
《Che sta succedendo dottoressa Camel? E perché ho questa benda sugli occhi?》domandai quasi dolcemente.
《Mi dispiace, mi dispiace.》continuò a ripetere la donna, poi sentii qualcosa di freddo infilarsi nel mio braccio, sembrava un ago.
La paura che potessi perdere di nuovo il controllo come nell'altro ricordo mi attanagliò la mente, ma non successe nulla di tutto ciò.
Lentamente, gli occhi si fecero pesanti come la testa, e il respiro rallentò. Mi sentii improvvisamente stanca, come se da un momento all'altro il sonno avesse deciso di farmi visita.
Sentivo un disperato bisogno di addormentarmi, ma non volevo per paura di quello che sarebbe potuto succedere mentre lei dormiva.
Cercai in tutti i modi di non cedere al sonno, ma non ci fu nulla da fare.
Mi addormentai stremata dall'improvviso sonno, e mi lasciai andare alla paura.
L'ultima cosa che sentii fu la barella sulla quale ero stata poggiata muoversi lentamente per diversi secondi, poi la mia mente si fece buia e crollai definitivamente nel sonno.

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