|13| abbracci e Dolenti

781 30 0
                                    

Virago
(n.) una donna forte, coraggiosa o guerriera; una donna che dimostra qualità esemplari ed eroiche

Irwin

Ero entrata.
Ero dentro al Labirinto.
I miei occhi erano fermi sul pavimento sotto di me, increspato e con qualche erbaccia nelle spaccature.
《Complimenti. Vi siete appena suicidati》disse Minho, riprendendo fiato e cadendo a terra, sedendosi accanto al corpo inerme di Alby.
《Che....che ho fatto?》la voce di Thomas trasudava paura da tutte le parti.
《Per quale cacchio di motivo sei entrata?》grugnì il ragazzo asiatico, ed io alzai gli occhi su di lui. Era stremato dagli ultimi sforzi compiuti, ed era tremendamente incazzato nero.
《Non potevo lasciarti qui da solo》biascicai lentamente, riprendendo fiato svariate volte.
《Sì, e adesso ci siamo dentro tutti e tre, stupide teste di caspio》sbottò Minho, facendo saettare lo sguardo da me a Thomas, e poi di nuovo su di me.
《Vaffancaspio, Minho》sputai irritata.
《Vaffancaspio? Lo hai visto Newt come cercava di non farti entrare, vero? Gli hai appena fatto crollare l'intero fottuto mondo del Caspio addosso》le parole di Minho colpirono a fondo, e la consapevolezza di aver totalmente distrutto Newt si fece spazio dentro di me.
《Non addossare tutta la colpa solo a lei. Aveva un patto con Alby, e lo ha rispettato. Sono stato io ad entrare per primo, e lei ha seguito me》Thomas prese le mie difese, ma sapevamo tutti quanti che quello non era il vero motivo per il quale ero entrata nel Labirinto.
Lo avevo fatto perché non avrei mai potuto lasciare Minho nel Labirinto, e se proprio era costretto a rimanerci, non lo avrei lasciato da solo in mezzo ai Dolenti.
《E secondo te lei è entrata per questo motivo? Sai da quant'è che vuole entrare qui dentro, cacchio?》Minho rise amaramente, ed io capii che ancora non aveva compreso che lo avevi fatto per lui.
《Sono entrata perché non ti avrei lasciato da solo qui dentro per nessun motivo al mondo, cacchio! Ce la fai a capirlo?》persi il controllo del mio tono di voce, e mi ritrovai ad urlare con tutta la rabbia che avevo in corpo.
Minho si ammutolì di colpo, facendo calare il silenzio.
Poco dopo, Thomas gattonò verso Alby, che sembrava essere bello che morto.
《Che cosa gli è successo?》chiese in un sussurro, osservando il ragazzo dalla pelle scura steso accanto a lui.
Feci scorrere gli occhi sulla figura di Alby, e con mio grande orrore vidi un buco nel bel mezzo della sua fronte.
《Tu che dici? È stato punto》Minho non guardò neanche Thomas mentre gli rispondeva.
《Nel bel mezzo del giorno? Per la seconda volta?》chiesi stupita. Le cose si stavano facendo sempre più strane, e ciò non poteva che comportare conclusioni negative.
Non ottenni risposte, ma ogni mio tentativo di insistere venne bruciato quando Thomas si intromise di nuovo.
《Perché è ferito in testa?》
Minho sbuffò, mantenendo lo sguardo fisso sul muro davanti a sé.
《Ho fatto quel che dovevo》quindi Alby aveva tentato di attaccare Minho. Aveva la Mutazione, ma non capivo se fosse morto o meno.
Lanciai una veloce occhiata alle due pareti che si stagliavano attorno a noi, per poi soffermarmi sulla figura di Minho: aveva i vestiti ancora più sgualciti e sporchi di quanto già non lo fossero; un taglio superficiale troneggiava sul suo avambraccio, lasciato scoperto dalla manica della maglia rimboccata fino al gomuto, mentre gli occhi erano marcati da profonde occhiaie.
Nonostante tutto, ero felice che stesse bene.
《Come è successo?》chiesi alludendo al loro presunto incontro con i Dolenti.
Minho sollevò gli occhi su di me, e giurai di aver visto un pizzico di tristezza in loro.
《É successo e basta》biascicò, lasciando da parte la rabbia nei miei confronti e cedendo alle sue emozioni.
Mi avvicinai al ragazzo asiatico, gattonando fino a mezzo metro da lui. Lascia scivolare una mia mano sulla sua guancia in una semplice carezza, e quando scorsi il dolore nei suoi occhi lo abbracciai senza neanche pensarci. In un primo momento, Minho rimase rigido, ma subito dopo ricambiò l'abbraccio, stringendomi forte a sé.
《Mi dispiace》mormorai al suo orecchio, trattenendo le lacrime che cercavano a tutti i costi di uscire.
Ero un sovraccarico di emozioni, arrivai a pensare di poter scoppiare da un momento all'altro. Ma avevo bisogno di riabbracciare Minho, di sentire il calore del suo corpo e il bene che gli volevo cresceva ogni secondo di più. Una lacrima fugace sfuggì al mio controllo, scivolando lungo le guance arrossate e cadendo sulla maglietta di Minho, lasciando una piccola chiazza di bagnato all'altezza della sua spalla. Strofinò la sua mano sulla mia schiena in un gesto affettuoso, che venne interrotto da un suono sinistro simile ad uno stridulo.
Dolenti.
Ne seguirono altri, accompagnati dal rumore delle mura che cambiano, deviando i percorsi del Labirinto.
Minho si staccò bruscamente e scattò in piedi, osservando ogni qualsiasi punto sulle mura.
Nel frattempo, Thomas si era accovacciato sulle punte dei piedi accanto ad Alby, tentando di tirarlo su. Ma il peso del raduraio era troppo per Thomas, che dovette chiedere aiuto a Minho più volte.
《Okay, forza. Tiriamolo su》disse mettendo un braccio del ragazzo a terra attorno alle sue spalle, ma fallì nel tirarlo in piedi, ed Alby cadde di nuovo a terra.
Mi alzai dal freddo pavimento, e per un momento ebbi un piccolo capogiro per la troppa velocità con la quale mi ero alzata, ma subito dopo riacquistai le forze.
Mi avvicinai a Thomas, allungando una mano sulla sua spalla.
《Dobbiamo lasciarlo qui, Mas》sussurrai riferendomi al corpo di Alby.
Seguirono secondi di silenzio, squarciati dal rumore dello spostamento delle mura.
《Dobbiamo andare, il Labirinto sta già cambiando》affermò Minho, voltandosi nella nostra direzione.
《Hey, non possiamo lasciarlo qui》rispose Thomas, portandosi di nuovo il braccio di Alby sulle spalle.
《È andato, pive del caspio. Non possiamo portarcelo dietro tutta la notte》Minho guardò truce il ragazzo moro accanto a me, che in tutta risposta sollevò di qualche centimetro il corpo del raduraio, sostendendolo accanto a sé.
Aiutai Thomas, prendendo l'altro braccio di Alby e portandomelo sulle spalle.
《Sei testardo, lo sai?》lo schernii, avanzando con lui verso Minho, il quale sbuffò e scosse la testa, cominciando a camminare per i corridoi.
Ad ogni muro che oltrepassavamo, i miei occhi guizzavano su ogni superficie ricoperta di edera, presa dalla curiosità di ricordare se ci fossi già passata per di lì il giorno in cui arrivai nella Radura.
Volevo capire se magari mi ricordavo qualche corridoio, magari ne avevo passato uno quel giorno e in quel momento lo stavo percorrendo.
Sopratutto, per essere finita nel Labirinto, voleva dire che qualcuno mi ci aveva messo, e se qualcuno mi aveva lasciato nel Labirinto, voleva dire che quel qualcuno doveva essere una persona al di fuori di esso.
I Creatori mi avevano lasciato nel Labirinto, ma la domanda era come. Da dove.
Dovevo solamente ricordare il mio percorso di quella sera, ricordare il corridoio nel quale mi sono svegliata. Probabilmente nelle sue vicinanze doveva esserci un'uscita, un'uscita dalla quale io ero venuta fuori. Un'uscita che ci avrebbe portato via da questo posto.
Dopo qualche corridoio, Minho prese il mio posto e aiutò Thomas con Alby, mentre io lo seguivo in silenzio.
Arrivammo in un incrocio, e i due ragazzi lasciarono cadere il corpo di Alby a terra, appogiandolo alla parete davanti. Thomas si sedette accanto a lui, mentre Minho non faceva altro se non guardarsi in torno.
《E adesso?》chiesi facendo saettare lo sguardo da Thomas a Minho, e viceversa.
《Dobbiamo andarcene, i Dolenti sono in giro. Non possiamo restare fermi》Minho esaminò il corridoio alla sua destra, mentre Thomas scuoteva la testa più volte.
《E Alby? Se lo lasciamo qui i Dolenti lo uccideranno》protestò, e Minho grugnì esasperato.
Si lanciò su Thomas, afferrandolo per il colletto della maglietta.
《Siamo già morti, pive. Perché non lo vuoi capire?》biascicò sulla sua faccia, ma un guizzò alla mia destra catturò nostra attenzione.
Scostai un tralcio d'edera dal muro, e il corpo metallico di una Scacertola saltò ai miei occhi.
Prima che potessi dire qualcosa, un altro stridulo acuto si liberò nell'aria, ma stavolta era molto più vicino dei precedenti.
Vidi Thomas arrancare verso la parete davanti, lasciando scivolare un dito sulla fitta vegetazione che lo ricopriva.
Capii cosa volesse fare, e mi sembrò un'impresa impossibile, ma tanto valeva provare.
Aiutai i due ragazzi a legare un tralcio d'edera attorno al busto di Alby; poi cominciammo ad issarlo sulla parete, tirando l'estremità della pianta legata al corpo del ragazzo.
Era uno sforzo enorme, e le mie forze stavano per terminare.
Dovevo trovare quei corridoi il prima possibile, e non mi rimanevano molte energie.
Non potevo, però, lasciarli lì.
《Forza, ci siamo quasi》tentò di rassicurarci Thomas, ma la verità era che la stanchezza si stava impadronendo del nostro corpo.
《Non ce la faccio più, Thomas》affermai tirando per la ventesima volta la "corda" nella mia direzione.
《Un ultimo sforzo》tirammo ancora, e ancora fino a quando sentimmo un altro verso agghiacciante.
Minho sbirciò nel corridoio accanto, e così feci anche io.
Il muro si stava spostando, rivelando un altro corridoio nel quale si innalzava la figura mostruosa di un Dolente.
Non c'era molta luce, ma il suo aspetto era comunque distinguibile facilmente.
Le lunghe zampe di metallo fuoriuscivano dal viscido ventre verde e peloso, che finiva con una piccola testa priva di occhi, ma con delle fauci ricolme di denti aguzzi e giallognoli. L'intera bestia emanava un odore acre e del muco colava dalla sua bocca.
《Thomas, dobbiamo andare》disse Minho, mentre Thomas continuava ad issare Alby sul muro. Era arrivato poco più sopra della metà, ma non ce l'avremmo mai fatta a tirarlo ancora più su.
《Mi dispiace, pive》
《Aspetta, cosa?》Thomas non fece in tempo a fare nulla, poiché Minho era schizzato via dal corridoio, svoltando a destra e scomparendo dalla nostra visuale.
Perdemmo l'equilibrio, e mentre Thomas si schiantava contro il muro, io andai a sbattere sulla sua schiena, mentre il corpo di Alby scese di qualche centimetro.
《Nasconditi, forza. Lo distraggo io》ordinai a Thomas, indicando lo spazio tra l'edera e il muro ai piedi di esso.
《No, non farlo》ribatté, implorandomi con gli occhi. Ma non avevamo il tempo di perderci in suppliche.
《Non te l'ho chiesto, Thomas. Te l'ho ordinato》lo spinsi a terra bruscamente, provocando un rumore che aveva attirato la totale attenzione del viscido animale davanti a me.
Avanzai di un passo verso il corridoio alla mia destra, ma Thomas mi prese per la caviglia, facendomi cadere a terra accanto a lui.
Non riuscii a controbattere: il ragazzo mi attirò a sé, nascondendomi con lui tra l'edera e il muro di pietra, fuori dalla vista del Dolente.
Mi tappò la bocca con la mano libera, e io trattenni il fiato.
Vidi che stringeva nell'altra mano il tralcio d'edera al quale aveva attaccato Alby, tenendolo saldamente.
Seguirono i ticchettii delle zampe metalliche del Dolente sulla pietra del pavimento.
Era un rumore fastidioso, ma mai quanto il latrato e il fetore dell'essere verdognolo.
Vidi l'estremità delle zampe del Dolente scavare piccoli buchi nel pavimento, e mano a mano avanzava in direzione opposta alla nostra.
Quando il ticchettio cessò, balzai fuori dal nascondiglio, mentre Thomas legava agli altri tralci d'edera quello che reggeva il corpo di Alby.
Pensai di averla scampata, ma quando vidi il corpo di un secondo Dolente proprio davanti a me, mi irriggidii di colpo.
《Sta' attento. Non morire》furono le ultime parole che rivolsi a Thomas, prima di scattare via dal corridoio con il Dolente alle calcagna.
Sapevo che probabilmente Thomas mi avrebbe odiato per ciò, ma lo avevo fatto per lui. Dovevo attirare il Dolente lontano da lui, data la possibile presenza del primo Dolente nei suoi paraggi.
Corsi per i corridoi del Labirinto, svoltando in direzioni prese a caso, sperando che non mi stessi perdendo.
Sentivo il Dolente continuare a correre dietro di me, senza mai smetterla di produrre quel fastidioso ticchettio.
Presi il terzo corridoio sulla destra, poi imboccai il primo a sinistra e così via, ma le mura sembravano sempre le stesse.
Ad ogni mio passo il Dolente si avvicinava sempre di più, e con lui i versi sinistri.
Prima o poi mi avrebbe raggiunto, era solo questione di tempo.
Avevo il fiatone, il mio corpo era stremato ma non potevo arrendermi e lasciarmi in pasto al Dolente.
Dovevo trovare una via di fuga, un modo per poter seminare l'essere.
Pochi metri mi dividevano dal Dolente, e non facevano altro che diminuire.
Vidi, poco più giù di dove mi trovavo, un muro che cominciava a salire verso l'alto, cambiando il percorso del Labirinto.
Ebbi un idea, un'idea stupida ma comunque un idea.
Avrei solamente stordito il Dolente, ma era comunque un buon inizio.
Mi fermai nel bel mezzo del corridoio, mentre il muro davanti a me continuava a salire.
Quando vidi il Dolente raggiungermi, ripresi a correre verso il muro.
Cinque metri.
Avevo i polmoni che bruciavano, l'ossigeno cominciava a mancare.
Quattro metri.
Stavo per fare la più grande cavolata del mondo, ma non avevo altra scelta.
Tre metri.
Ero quasi arrivata al muro, cominciai a raccogliere tutte le forze necessarie per il salto che avrei dovuto fare.
Due metri.
Il Dolente continuava a correre dietro di me, ed era praticamente a un metro circa di distanza dalla sua prossima preda, ovvero la sottoscritta.
Un metro.
Trattenni il fiato, feci leva sulle ginocchia e saltai più in alto
che potevo.
Chiusi gli occhi, incrociando le dita mentalmente.
Ce l'avrei fatta, dovevo farcela.
Non potevo morire qui dentro senza aver trovato una via d'uscita.
Non potevo lasciare tutti gli altri nella Radura.
Non potevo lasciare Chuck senza speranza.
Non potevo lasciare Gally, Minho e Thomas nella Radura a trovare una via d'uscita, senza che io ci riuscissi.
Non potevo lasciare Frypan e Jeff nella preoccupazione di non riuscire ad andarsene dal Labirinto.

Non potevo lasciare Newt, non senza avergli prima detto che io tenevo a lui.

Forelsket // Maze RunnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora