|12| rabbia e dolore

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Mahroom
(v.) deprivato


Newt

Era entrata.
Irwin era entrata nel Labirinto, e le Porte si erano chiuse dietro di lei.
Davanti all'entrata del Labirinto ero rimasto solamente io: subito dopo la chiusura delle Porte, Gally ha dato di matto per il fatto che Irwin fosse dentro, mentre Chuck si lasciò andare in un pianto liberatorio.
Persino Jeff, Frypan e Zart rimasero sconvolti dall'accaduto.
Gli altri radurai erano tornati ai loro lavori, e adesso cominciavano a riporre i loro attrezzi per andare a cenare.
Gally aveva trascinato il suo culo fino alla capanna dei Costruttori, con la sua nube grigia che lo avvolgeva, mentre Chuck si era rifugiato tra le braccia di Frypan nella sua cucina.
Rimasi solamente io, fermo fuori dal Labirinto a metabolizzare l'accaduto.
Thomas, Minho, Alby e Irwin avrebbero passato un'intera notte nel Labirinto, e nessuno era mai sopravvissuto.
L'avevo lasciata andare quando mi ero ripromesso di non farla entrare in quell'inferno, e adesso c'era dentro fino al collo.
Mi accasciai a terra con la schiena poggiata alle Porte del Labirinto e la testa che scoppiava.
Era in pericolo, lei e gli altri chiusi lì dentro.
Nella mia mente rivedevo ogni secondo la sua figura correre nel Labirinto per seguire Thomas, e le Porte che si chiudevano intrappolandoli nelle grinfie dei Dolenti.
Maledetta lei e la sua testardaggine, maledetto me e quando l'ho lasciata andare.
Non le avevo ancora dimostrato il mio affetto nei suoi confronti, non le avevo ancora fatto capire che io tenevo a lei: avevo bisogno di molto più tempo, ma di tempo sembrava esserne rimasto ben poco, se non nulla.
Era qui da due dannati anni, e in due anni non sono mai riuscito ad instaurare un cacchio di rapporto con lei, non sono riuscito a diventare un semplice amico, come Gally, o Chuck.
O Thomas.
Il legame che la teneva legata a Thomas era un taboo: il pive era nella Radura da neanche una settimana, e già faceva da ombra ad Irwin. Ovunque lei andasse, lui era con lei, e quando non erano insieme, Thomas non smetteva un secondo di cercarla.
Forse avrei dovuto fare lo stesso anche io: magari sarei riuscito ad avvicinarmi di più a lei, ma ormai era troppo tardi.
Nulla era una certezza in quel momento.
Irwin sarebbe potuta rimanere per sempre bloccata nel Labirinto, avrebbe potuto perdere la vita là dentro, oppure essere punta da un Dolente.
Le possibilità che ritornasse nella Radura viva e cosciente erano quasi inesistenti.
Lasciai cadere la testa all'indietro, sbattendo la nuca sul muro in pietra che l'aveva intrappolata e portata via da me.
Capii che ero stato uno stupido, che mi ero comportato da vigliacco con lei, e che non potevo fare più nulla per rimediare ai miei sbagli.
Ricordai il primo giorno che la vidi: nel bel mezzo del corridoio del Labirinto, le gambe e le braccia straziate dai mille graffi, il volto dolorante e i capelli corvini che formavano un cerchio nero attorno alla sua testa quando si era accovacciata sul pavimento di pietra, stremata e priva di coscienza.
Ricordai lo stupore che pervase il mio corpo nel momento in cui realizzai che quella fosse una ragazza, giunta tra l'altro dal Labirinto.
Ricordai quando era uscita dall'infermefia con le gambe fasciate: testarda com'è non avrebbe passato un secondo in più in quella stanza, mettendo a rischio anche la sua salute.
Ricordai quando, durante l'Adunanza, i suoi occhi guizzavano dappertutto nella stanza tranne che su di me. Era confusa, ma odiava darlo a vedere.
Ricordai la tristezza, la paura e l'odio dipingergli il volto quando Alby e gli altri radurai decisero di farla vivere da sola nel bosco.
Ricordai quella volta sulla torre, quella volta in cui mi disse il suo nome ed io fui il primo a sentire il suono della sua voce: era flebile, ma comunque carica di sicurezza e ostilità verso tutto e tutti.
Ricordai quando fermò Thomas, che stava correndo verso le Porte del Labirinto.
Ricordai quando venne a passi spedito verso gli Orti, urlandomi contro e mollandomi uno schiaffo per una mela.
Ricordai anche quella mela, tutte le mattine che mi alzavo presto, prima di tutti, solo per lasciare quel frutto sotto la sua bellissima costruzione sull'albero: anche se non lo avrebbe mai ammesso, la casetta che si era costruita era assai meglio delle capanne fatte dai Costruttori.
Ricordai la nostra chiacchierata di questa mattina, quando la vidi piangere dopo aver litigato con Minho. Eravamo riusciti ad avere un discorso senza urlarci contro a vicenda, anche se alla fine quello ad aver urlato ero stato io.
Avevo perso le staffe, perché cacchio, in quello lei era brava.
Faceva perdere la pazienza a qualsiasi essere vivente, ma allo stesso tempo si sarebbe offesa anche per un nomignolo minimamente offensivo.
Si contraddiva da sola con quel suo carattere complicato, ed era cocciuta come pochi.
Voleva entrare nel Labirinto, e c'era riuscita alla grande.
Mi accorsi di star piangendo nel momento in cui sentii una lacrima salata bagnarmi la guancia, proseguendo il suo percorso per il collo e cadendo sulla maglietta logorata dal tempo.
Stavo piangendo per lei.
Ecco cosa mi faceva.
Un attimo prima avrei voluto urlarle contro e sparargli fuori tutta la rabbia che la maggior parte delle volte suscitava in me, mentre adesso mi stava facendo inconsapevolmente piangere.
Era un cacchio di vortice nero, o meglio un buco nero: ti attirava a sé, mostrandoti solo una piccola parte del suo essere; poi, quando ormai eri nel buco con lei, e quando pensavi che si stesse aprendo con te, ti trascinava giù in un limbo dove tutto era anormale e con mille pieghe. Viveva in un mondo tutto suo, fatto da mille emozioni e sentimenti contrastanti tra loro, ma colorato da un solo colore: nero, tutto ciò che riguardava lei stessa era sempre nero, ma quando doveva pensare al bene degli altri il suo piccolo mondo si colorava di una luce di speranza.
Aveva cercato di rassicurare Chuck e Thomas sul ritorno di Minho e Alby, anche quando lei stessa cominciava a perderci la speranza.
Ma non si arrese, continuò a riempire Chuck di promesse consistenti in un suo tentativo di riportare Minho ed Alby nella Radura, se non ce l'avessero fatta, e l'aveva mantenuta davvero.
Aveva mantenuto la promessa, gettandosi nella braccia del Labirinto e lasciandosi dietro tutta la preoccupazione che vigeva in me, in Gally, in Frypan.
Aveva mandato tutto a quel paese per riportare Minho nella Radura, anche se lui stesso l'aveva fatta piangere lo stesso giorno.
Gli voleva troppo bene per poterlo lasciare lì dentro.
Gli voleva solamente bene?
Cominciai ad interrogarmi persino sul rapporto tra Irwin e Minho, e mi diedi dello stupido mentalmente quando pensai che magari stessero insieme.
Che diamine mi interessa?
E cacchio, sì, mi interessava e pure tanto.
Nonostante io faticassi ad ammetterlo, non riuscivo a non pensare a lei, a non stare vicino a lei. Per questo mi dava fastidio vedere Thomas seguirla come un cagnolino ovunque, e in quel momento erano addirittura dentro il Labirinto insieme.

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