13 Ferite non guarite

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Thomas aveva il corpo che trasudava di ferite, ematomi e tagli, il fianco completamente fasciato con una garza bianca, oramai inzuppata di sangue. Il 69 era completamente sparito, assieme ad un pezzo di coscia strappato letteralmente dall'osso, lucente come una perla. Aveva gli occhi chiusi, e il respiro era così flebile che non sembrava neanche vivo. Minho e gli altri Velocisti lo avevano trovato nel campo di grano vicino a casa sua, tornati una settimana dopo la partenza. Quando lo avevano riportato al castello le cure erano durate ben trentadue ore, coinvolgendo la bellezza di ben dieci Medicali. Al momento era steso sul letto matrimoniale di Newt, con addosso dei semplici boxer per rendere più veloci le medicazioni quotidiane. Dormiva sempre, e secondo i Medicali era caduto in coma. Newt gli faceva visita ogni giorno, nei momenti in cui i Medicali non erano presenti. Gli si sedeva accanto e lo contemplava piangendo, e subito prima di andarsene gli dava un bacio sulle labbra.
Se Dio esisteva, lo stava punendo per tutto il male che aveva procurato a Thomas, ma perché lui? Perché non diversamente? Perché Dio per punire Newt se l'è preso con il suo Tommy? Il conte non aveva mai trovato una risposta. Si era addirittura consultato col prete di una contea, ma il sacerdote gli aveva risposto con una semplice frase:
"Non possiamo comprendere ciò che Dio ha in serbo per noi. Sia semplicemente fatta la sua volontà".
Da quel giorno Newt non aveva smesso di credere. Quando andava da Thomas si portava dietro un piccolo rosario che gli aveva regalato il prete, si metteva accanto a Tommy e pregava, invocando Dio affinché facesse qualcosa per il ragazzo che amava. Ma dopo un mese, Dio ascoltò le sue preghiere.

Accadde in una notte di fine ottobre.
Newt non si era reso conto di essersi addormentato accanto a Thomas, stretto fra le mani il rosario. Il silenzio era il padrone in quel luogo, quando...
"Newt...".
Il conte avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, dolce come miele. Si svegliò all'improvviso e guardò Thomas. Gli occhi color nocciola erano aperti, lievemente arrossati. Era sveglio, sveglio!
"Thomas!".
Newt gli avvolse il collo con le braccia, piangendo disperato sul suo petto.
Grazie Dio..., pensò
"Perdonami...perdonami...", era l'unica cosa che sapeva dire.
Il moro ricambiò debolmente la presa, accarezzandogli i capelli morbidi.
"Quanto ho dormito...?".
"Due settimane" Newt si staccò e lo guardò "cosa ti è successo? Per poco ti credevo morto".
"Ero appena tornato a casa quando dei Spaccati mi hanno torturato dandomi dell'untore".
Newt sospirò pesantemente.
"Non ha più importanza. Ora sei vivo ed-".
"Voglio saperlo".
"Cosa?".
"Non fare lo stupido. Tu sai cosa".
Il biondino abbassò lo sguardo, come un bambino che veniva accusato di aver rotto un vaso della mamma.
"Hai bisogno di riposare".
"Ho dormito anche per troppo tempo. Parla di come sei diventato zoppo".
"Lo sono fin dalla nascita".
"Allora parla dei tuoi giochetti sessuali e dei tuoi prostituti uccisi a sangue freddo".
Newt non osò guardarlo ed annuì.
"Io...non sono sempre stato così. Mia madre morì nel darmi alla luce, e da allora mio padre riempì il castello di puttane e concubine per farsele ogni notte, scegliendone la favorita ogni mese, chiamandola l'Eletta. Trasmise questa cosiddetta passione anche a me pur sapendo di essere gay, così qualche giorno prima della sua morte mi regalò dieci prostituti, tutti della mia età, massimo più grandi o piccoli di qualche annetto".
La voce gli si incrinò e gli occhi si appesantirono.
"Ma poi si ammalarono di peste, e loro mi chiesero di...ucciderli. Soffrivano lo capisci? Stavano di merda! Ho chiamato i migliori medici del regno per salvarli, ma tutti dicevano la stessa cosa: non c'era più speranza per loro...".
Iniziò a singhiozzare, ma non smise di raccontare.
"Chiesi a Teresa di portarmi una spada, e li uccisi, ma non perché mi ero stancato di loro, ma perché non volevo vederli soffrire più".
Poi esplose. I suoi lamenti di tristezza riempirono l'intera stanza, le guance che si annegavano di lacrime. Thomas si mise seduto con le poche forze che gli rimanevano e lo strinse a sé, accarezzandogli i capelli e la schiena. Non diceva nulla. Niente di niente. Lo coccolava e basta, mentre il petto si bagnava delle lacrime di Newt.
"Da allora" proseguì "divenni di ghiaccio, e per paura di amare e soffrire di nuovo ti trattavo da puttana. Ti prego, perdonami...".
"Shh. Va tutto bene, va tutto bene".
"Sto cazzo!" si staccò e gli afferrò le spalle "Ti trattavo da puttana lo capisci?! Da giocattolo, da oggetto! Tu non sei nessuno di queste cose...se vuoi odiarmi fallo pure".
Thomas gli accarezzò la guancia e lo baciò.
"Io ti amo, e so che anche tu mi ami. Ma voglio essere trattato come il tuo ragazzo, non come prostituto. Se vuoi che io resti qui devi promettermi che non mi userai. Solo amore sincero, niente sesso per gioco. Chiaro?".
Newt si asciugò gli occhi ed annuì sicuro.
"Chiarissimo. Il sesso lo facciamo solo e unicamente lo vuoi tu".
"Ottimo, e a riguardo...ho pensato a delle idee molto interessanti".
"Ma hai appena detto-".
"So cos'ho detto, ma non significa che non scoperemo più".
Entrambi sorrisero maliziosi.

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