16 Furia

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A trovare Lizzie fu Minho, ubriaco di vino ma ancora abbastanza lucido per capire cosa le era successo. La portò subito da Teresa e poco dopo corse da Newt. Lo trovò in camera da letto, completamente nudo e a pancia in giù col culo all'aria.
"Newt!".
Il conte aprì di scatto gli occhi e si sedette composto, sbadigliando.
"Che vuoi emerito idiota?".
"Thomas e l'Uomo Ratto sono scomparsi".
Gli occhi color nocciola parvero riprendere vita all'istante.
"Spariti?!".
"Sì. E Lizzie è ferita gravemente".
"L'ha picchiata Janson?".
"Sì. L'ho portata da Teresa".
"Ha detto qualcosa?".
"Mormorava il nome di Thomas e parole confuse, tra cui Londra".
Londra...quel maledetto figlio di-
"Chiama Alby, Brenda e Jorge. Dì loro di prepararsi. Anche tu".
"Andiamo a riprenderci Thomas?".
"Oh sì".

Thomas si svegliò con la vista offuscata, la testa che gli doleva sul retro della nuca. Gli ci volle qualche minuto per capire dove si trovava: era in una sotto specie di laboratorio, completamente fatto di pietra eccetto per i mobili, intagliati nel legno. Non c'erano finestre, ma in compenso c'era una porta. Provò ad alzarsi ma si rese conto di avere i polsi e le caviglie legati ai lati del letto in cui si trovava. Portava lunghi calzoni neri e una casacca bianca, niente calzini o boxer: aveva come la sensazione di portare mutande di vetro, così con difficoltà riuscì a levarsi le coperte. Aveva ragione. Invece di boxer portava una sorta di intimo fatto di vetro con sulla corrispondenza del pene un lungo tubo che si concludeva all'interno di quello che sembrava essere un vaso da notte. Entrò in quel preciso istante Janson, con sul volto un sorriso soddisfatto. Portava un lungo camice verde con grossi guanti di pelle bianca e scarpe nere.
"Buongiorno Thomas. Hai dormito per la bellezza di sessanta ore".
"Dove mi trovo?".
"Nel mio laboratorio".
"Liberami".
"Non posso. Tu mi servi. Vivo".
"So già qual'è il tuo piano: sfruttarmi per guarire tutti dalla peste".
"E chi ha detto tutti?".
Thomas non comprese.
"So già che non basti per tutti" proseguí il medico "infatti solo i lord potranno salvarsi. Dopotutto, solo loro se lo potranno permettere".
"E quindi renderti l'uomo più ricco di tutti".
"Proprio così".
Afferrò un coltello e fece un taglio sul polso del prigioniero, rubandogli gocce di sangue; Thomas urlò di dolore, ma fortunatamente la ferita venne tappata con una garza, dopo che il sangue venne depositato in un bicchierino da shot.
"Entro domani si sarà rimarginata".
"Me la devi ricucire. Morirò dissanguato".
"No che morirai. Non l'ho cucita apposta perchè mi serve il sangue a portata di mano, e non è divertente farti nuove ferite. Così facendo rischieresti veramente di morire e ciò non lo posso permettere".
"Perchè".
"Il sangue lo devo prelevare quando il soggetto è ancora in vita".
"Non sono un soggetto figlio di una succhia cazzi! Sono una persona con un cuore e un cervello e non permetterò che sfrutterai la mia situazione per i tuoi loschi piani!".
Janson si mise a ridere.
"Tu? Un cervello? Ma per favore! Se tu lo avessi te ne saresti andato da quel bordello che chiami casa".
"Che vuoi dire?".
"Tu là sei soltato un prostituto, un giocattolo sessuale per soddisfare i bisogni del conte".
"È cambiato. Sembrerebbe che tu sia rimasto indietro con le novità".
"Preferisco fare i miei studi da qui. Non amo lavorare sul campo".
"Quindi non sei un medico".
"Lo sono, oltre che uno scienziato, un inventore e un rivoluzionario".
"Se se certo".
Janson non rispose a quella privocazione e si bevve il sangue raccolto poco prima.
"Ma che...?".
"Non ti aspettavi di avere davanti un appestato eh?".
Aprì il camice, rivelando una grossa chiazza nera che andava dal basso ventre ai capezzoli, una sorta di teschio malformato. Era cosparsa di quelli che sembravano essere dei bubboni appena comparsi, piccoli ma gialli e rossi. Lentamente, quel spettacolo orripilante iniziò a svaporare; la macchia scomparve e i bubboni scoppiarono lanciando nell'aria schizzi di pus e sangue. L'unica cosa che rimase fu una chiazza delle dimensioni di un'unghia sul capezzolo destro.
"Ora che abbiamo provato che funziona, comincio col prelevarti del sangue. Un litro andrà bene per oggi".
Ma quando prese un altro coltello, la porta si spalancò mostrando una figura snella: Newt. Gli occhi erano accesi di una fiamma diabolica, armato di una spada vecchia ed arrugginita.
"Ridammi Thomas! È mio chiaro?!".
"Guarda che non me lo sono scopato" ribattè Janson "sto solo facendo ciò che è giusto".
Il biondino non lo ascoltò e lo attaccò conficcandogli la lama nel petto. L'uomo si bloccò per il dolore così forte e improvviso, ma Newt non si fermò solo lì. Fece uscire la lama e continuò a colpirlo, provocandogli grossi tagli su tutto il corpo. Janson cadde a terra con occhi vacui, intenti a guardare il nulla e la bocca aperta. Annegato del sangue nemico, Newt fece cadere la spada ed iniziò a liberare Thomas.
"Stai bene?" domandò il conte "Che ti ha fatto quel maledetto?".
"Niente di grave tranquillo".
"Sicuro?".
"Sì. Come mi hai trovato?".
"Brenda e Jorge mi hanno portato qui. Fuori ci sono anche Minho e Alby".
"Perfetto".
Newt sorrise e gli strinse la mano dolcemente.
"Ora torniamo a casa".

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