7》Steve Rogers × reader (continuo "6")

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Gli eventi hanno luogo dopo gli avvenimenti di Avengers.

Seconda parte
Inutile dire che gli avevi scritto, eccome se gli avevi scritto!
Ormai arrivavano lettere con regolarità ogni quattro giorni. Lui scriveva a te e tu spedivi un'altra lettera a lui.
Gli avevi parlato del tuo lavoro, della tua famiglia, della tua passione per la moda e per tutto ciò che fosse vintage.
Lui, da parte sua, ti aveva raccontato dei suoi amici: Tony, un riccone e presuntuoso ma infondo dal grande cuore, Bruce, uno scienziato molto irascibile, Natasha, l'assistente russa di Tony, Clint, un ragazzo disperatamente in cerca di una fidanzata (anche se non lo dava a vedere) e un certo Thom (?), un omaccione in fissa con la mitologia norrena. Ma non ti aveva parlato del suo lavoro ed era rimasto vago quando gli avevi chiesto del suo passato. Insomma sapeva molto più lui di te che tu di lui, e questo ti agitava non poco.
Poi smise di scriverti. Accade in un giorno di primavera, ricordi di essere appena tornata da lavoro e la prima cosa che avevi fatto era controllare il luogo dove il postino depositava le lettere. Ed eccola lì la sua. Era da giorni che non ti arrivavano sue notizie e quando notasti il suo indirizzo il tuo cuore perse un battito. Odorasti la carta e sapeva del solito odore di menta, lo stesso che aveva lasciato nel bar una volta uscito. Eppure quando apristi la busta il foglio era quasi completamente vuoto se non per dei piccoli scarabocchi in un'angolo:

Sabato prossimo alle 8:00 in punto.
Allo Stork Restaurant di Manhattan.

Ed eccoti qui, ad aspettarlo, nel tuo antiquato vestito a pois.
Proprio mentre stavi iniziando a perdere le speranze, finalmente lo vedi alla soglia della porta con lo sguardo perso tra i tavoli.
Deciti di agitare goffamente la mano per farti notare, così lui ti raggiunge.
《Perdonami per averti fatto attendere.》Dice prendendo il posto di fronte a te.
《Non ti preoccupare, sono arrivata qualche minuto fa anche io.》Menti.
Il cameriere arriva al vostro tavolo non appena nota la famosa "altra persona" arrivare.
《Per me degli spaghetti al ragù.》Avevi chiesto, lanciando una finta occhiata al menù, che ormai conoscevi a memoria. Steve decise di optare per lo stesso piatto.
Quando il cameriere lasciò il tavolo cadde un assordante silenzio tra di voi. Scrivere era molto più facile che parlare di persona. Come era possibile che non riuscivi a dire niente alla stessa persona che sapeva di quella ferita, che ti eri fatta a nove anni, cadendo dalla sedia nel tentativo di rubare il nuovo vestito della mamma?
《A me piaceva la cucina italiana, finché non sono andata a visitare quella nazione. Ora non riesco più a trovare degli spaghetti al ragù decenti qui in America.》Le parole erano uscite dalla bocca come una cascata incontrollabile e cominci a temere che lui non abbia capito proprio nulla. Quindi termini il discorso con una risatina nervosa, che finisce soltanto per peggiorare la situazione.
Ma lui sorride. 《Sono stato anche io in Italia una volta, ma la situazione non era delle migliori... ero con dei miei amici e uno di loro, per colpa di un incidente non è tornato a casa. Non me lo sono mai perdonato...》Il suo tono di voce si era abbassato e guardava in modo nervoso il suo piatto.
Nonostante sei consapevole che hai toccato un tasto che non avresti dovuto, allo stesso tempo sei piacevolmente sorpresa da come il ragazzo di fronte a te si era aperto. Non era mai accaduto nelle lettere.
《Come si chiamava?》Chiedi facendo capolino tra la bottiglia d'acqua e la rosa che fa da centrotavola.
《Chi?》Ribatte lui, risvegliandosi dai numerosi pensieri che gli affollavano la mente.
《Lui, il tuo amico...》Ti penti subito per avergli risposto, forse lui non voleva parlarne e tu avevi rovinato la vostra serata, come sempre.
《Bucky. Si chiamava così.》 Alla fine mormora malinconicamente. Poi alza la testa e sfoggia il suo magnifico sorriso.《Ti va di ballare?》
Quella domanda ti prende alla sprovvista. Un secondo prima stavate parlando di amici morti ed ora ti stava chiedendo di danzare sulle note di una vecchia canzone che usciva da un ancora più vecchio giradischi.
《Io non sono granché.》Gracchi dopo un po'.
Steve alza le spalle.《Io non sono potuto andare all'appuntamento della donna che me lo doveva insegnare.》
《Cosa? Non sai ballare?》Esclami con un tono di voce fin troppo alto.
Lui scuote il capo. Poi afferra dolcemente la tua mano e cinge il tuo fianco. 《C'è sempre una prima volta.》Ti sussurra tra i capelli e un brivido ti percorre tutta la schiena.
Poggi la testa sul suo petto e ti perdi nel suo profumo di menta.
Poi vi lasciate cullare dalla musica lenta.
Vorresti che quel momento speciale non finisse mai. Mentre senti il suo respiro caldo a pochi centimetri da te e il suo petto si alza e si abbassa con regolarità sotto la tua guancia.
《Io ti amo, T/n. Amo come parli, come ti muovi e amo i tuoi occhi. Ed è buffo perché li ho visti solo in quel bar. Avevo bisogno di vederti di nuovo, mi capisci, vero?》
Certo che lo capisci era stato il tuo più grande desiderio ogni volta che arrivava una lettera.
Eppure non osi rispondere per paura di rovinare tutto.
Poi accade tutto in un attimo.
Steve smette di ballare. Mette le dita sotto il tuo mento e ti spinge a guardarlo. Ti perdi nel suo bellissimo sorriso e nei suoi occhi profondi. Poi si avvicina e ti bacia.
Improvvisamente niente ha più importanza, né la musica che continua a suonare, né le persone che ti guardano, né il fatto che ti abbia fatto aspettare un ora.
In quella stanza ci sei solo tu e quello strano ragazzo dagli occhi blu e i capelli dorati, Steve Rogers.

Angolo autrice
Nel prossimo capitolo troverete delle grandi novità. Quindi non vorrei indugiare oltre qui. Vi ringrazio semplicemente per aver letto!

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