capitolo cinque

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"Ma aspetta Ed, ma in quel periodo non c'era la prima guerra mondiale?" chiese Finn, iniziando seriamente a perdersi nelle parole del rosso, affascinato dalla cultura russa e da tutto ciò che gli stava raccontando. Aveva voglia di sapere di più sulla storia di Jaeden, sul suo passato e dannazione, aveva seriamente voglia di conoscere anche il famoso Wyatt.
"Esatto e Nikolaij II c'era dentro fino al collo." spiegò Ed, alzandosi per prendere qualcosa da mangiare per il suo amico. Non aveva un granché al negozio, così si limitò a porgergli un piccolo vassoio con tante caramelline. Finn non rifiutò e mentre scartava una caramella all'arancia chiese: "Fra l'altro la Russia non aveva già avuto problemi di rivolte?"
Ed lo guardò stranito, sorprendendosi di vedere il corvino così informato. Il giovane Wolfhard mostrò un sorriso soddisfatto da "Sarò bravo all'interrogazione di storia", mentre Ed prendeva una caramella anche per sé.
"Sì, nel 1905." spiegò. "Ma in un modo o nell'altro Nikolaij II era riuscito a reprimere la rivolta e malgrado i forti turbamenti, riuscì a portare l'impero zarista allo splendore di un tempo, seppur con qualche compromesso."
"Un uomo forte, questo Nikolaij." affermò il più piccolo, girando la caramella nella sua bocca per farla sciogliere.
"Abbastanza. Ma forse sua figlia Anastasija lo era ancor di più."

Anastasija Nikolaevna Romanova odiava avere gli occhi azzurri. E se c'era una ragione, era perché aveva gli stessi occhi di Aleksandra.
Anya le voleva bene, , ma da quando era nato il suo fratellino Aleksej aveva iniziato a nutrire nei confronti di sua madre una sorta di odio, o almeno così lo chiamava lei dentro , ma in realtà sapeva benissimo che era solo pura gelosia. Avrebbe voluto averla tutta per , a sua disposizione, ma questo non era mai successo e Anya soffriva molto per ciò. Eppure tutto ciò che si dipingeva sul suo volto era sempre un sorriso, che fosse falso o fosse finto, Anastasija sorrideva sempre.
O quasi.
Perché quando vide per la prima volta Jaeden, il pianista che suo padre stesso aveva chiamato solo per lei, la granduchessa non sorrise affatto.
Anche Jaeden aveva gli occhi azzurri e Anya non ce la faceva più a sopportare tutto quell'azzurro intorno a lei, tutto quel gelo.
Il giovane pianista era appena entrato nella stanza e di certo vedere il volto quasi in lacrime di Anastasija non era nei suoi piani: non sapeva cosa le stava succedendo e soprattutto non aveva la minima idea di cosa fare; così si limitò ad inchinarsi e a dire "Sono il suo pianista, granduchessa Anastasija."
Ma la bambina non aveva alcuna intenzione di rivolgergli la parola. Seduta su uno dei due sgabelli davanti al pianoforte, tutta la voglia di imparare quello strumento scomparve in un attimo, facendo spazio ad un forte risentimento nei confronti di quello sconosciuto dagli occhi azzurri.
"Iniziamo la lezione?" provò ancora Jaeden, avvicinandosi al pianoforte. Suonò qualche tasto per vedere in che condizioni fosse lo strumento e trovandosi soddisfatto si sedette sullo sgabello libero con un sorriso stampato in volto, cercando in qualche modo di apparire simpatico, con scarsi risultati. "Allora, che cosa sai tu del pianoforte?"
"Niente." rispose la piccola Anya, incrociando le braccia e mettendo il broncio, come quando aveva dieci anni e nessuna delle sue sorelle voleva giocare con lei. Con Jaeden poi, aveva già deciso che non voleva averci più avere nulla a che fare.
"Ti va di imparare la scala di base?" chiese ancora il pianista, cercando di mostrare anche nel tono una gentilezza che di solito non gli apparteneva. Ma la bambina non rispose, tenendo le braccia strette al petto così forte che Jaeden capì che quello sarebbe stato un lungo, lunghissimo inverno al Palazzo.

***

"Papà, non voglio più fare pianoforte!" disse Anastasija, cercando di sfoderare le sue faccine dolci in modo tale da convincerlo. Ma lo zar in quel momento aveva altro per la testa, e purtroppo per la piccola granduchessa, non poteva perdere tempo in quelle sciocchezze. "Anya, ne abbiamo già parlato. Jaeden resta e tu continui con le lezioni. Un Romanov non rinuncia mai ai suoi impegni, abbandona qualcosa." rispose il vecchio, spingendo sua figlia lontano dalla sua scrivania.
"Adesso va, che ho cose molto importanti da fare."
La piccola fu costretta ad andar via e inutile dire che piangere non servì a nulla. Mentre usciva dalla stanza del padre, incrociò lo sguardo austero di Aleksandra. Subito Anya placò le sue lacrime, non poteva farsi vedere debole da lei. Tuttavia, la zarina non ci fece neppure caso mentre entrava nella stanza del marito.
"Nikolaij, hai nuove notizie?" chiese leggermente in ansia, chiudendosi la porta alle spalle, lasciando la piccola granduchessa fuori a crogiolarsi nel dolore perché stava per iniziare una nuova lezione di pianoforte.
"Francia e Inghilterra continuano con le guerre sottomarine." pronunciò serio il diretto interessato, appoggiando il mento nelle mani giunte. "La situazione è troppo grave per lasciar correre e lasciar fare tutto al resto dell'Europa."
"Sono preoccupata per i nostri figli." aggiunse la donna dagli occhi azzurri, mordendosi un labbro in apprensione. Probabilmente nessuno al di fuori del marito l'aveva mai vista in quelle condizioni. Tutti sapevano che era una donna austera e distaccata, molti pensavano persino che non avesse un cuore.
Ma quando era con suo marito, Aleksandra era stessa e si lasciava andare nelle sue emozioni.
"Ci ho già pensato, tranquilla." rispose lo zar, aggiungendo quell'aggettivo per consolare stesso più che sua moglie. "Avranno delle guardie del corpo personali, scelte da me tra i soldati migliori. Saranno al sicuro."
"Per ora." aggiunse la zarina, con quegli occhi quasi in lacrime che brillavano sotto la luce della candela.

sinfobie ; jyattDove le storie prendono vita. Scoprilo ora