Fuga

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Cap 9
Al piano inferiore dell'hotel c'é una palestra dove io e Jonas andiamo da qualche giorno ad  allenarci.
La situazione fuori non é cambiata, é ancora piena di infetti, se non se ne vanno ,saremo lo stesso obbligati ad uscire, abbiamo bisogno di cibo, per il momento resistiamo, ma é solo questione di giorni.
Sto tirando dei pugni ad un sacco appeso alla parete. Nella vecchia vita ho fatto diversi corsi di autodifesa e kickbox che adesso mi tornano veramente utili.
"Wow, calci bene"
"Ho solo fatto qualche corso di autodifesa in passato"
Jonas riprende il suo allenamento ovvero il sollevamento pesi, ad un certo punto si toglie la maglietta,rimango li, imbambolata a fissare il suo fisico perfetto.
"Hey lo so che sono bellissimo, ma quel tuo sguardo é un po inquietante."
"Sei venuto da solo in Spagna?" Gli chiedo
"No, ero con la mia ragazza."
"É ancora viva?" Mi rendo conto che é la domanda piú stupida che abbia  mai fatto.
"Se lo fosse non sarei qui. E tu, ragazzina impertimente, hai un ragazzo?"
"No, il ragazzo é una perdita di tempo"
Sospira e riprende il suo allenamento.
"Jonas"
"Alycia"
"Mhh mi fa piacere che tu sia con me"
"Anche a me" lo dice a bassa voce, ma colgo lo stesso la sua risposta.
Rimaniamo entrambi in silenzio a guardarci, senza dirci nulla ad un certo punto sentiamo dei passi,lenti, quasi come se strascicassero. Non sono passi di persone vive.
Gli infetti sono dentro. Sono entrati nell'hotel.
Io e Jonas usciamo dalla palestra e ci dirigiamo correndo verso la mia stanza, attirando cosí gli infetti verso di noi.
"Muoviti!" Gli urlo
Loro sono a pochi metri da me e  Jonas che sta cercando di aprire la porta ma con scarsi risultati. Lo spingo via e gli strappo di mano la chiave. La mano trema . Gli infetti sono sempre piú vicini. Al secondo tentativo la porta si apre. Maledetta chiave difettosa!
Ci fiondiamo dentro, dall'esterno sentiamo che gli infetti danno forti colpi alla porta. Non durerà a lungo la nostra protezione. I cardini della porta stanno già cedendo.
Iniziamo a raccattare tutte le cose piú utili che troviamo nella stanza e le mettiamo nell'unico zaino che ci rimane.
Lo zaino piú grande é nella stanza di Jonas ovviamente inaccessibile.
"Com'é possibile che siano entrati!"
"Non lo so" risponde Jonas
"Io avevo chiuso tutte le porte...." mi viene da piangere, dove andremo ora?
"Qualcuno sta cercando di sabotarci"
"Quelli degli spari?" Chiedo
"Probabile"
"Ma perché, cosa gli abbiamo fatto, io non capisco!" Sono in preda al panico, tra poche ore fará buio e se non troviamo un riparo possiamo giá considerarci morti.
"Te la senti di fare un bel salto nel vuoto?"
Cap 10
"Tu sei pazzo!"
"O salti o diventi uno di loro"
"Ma sono più di tre piani, un salto da qui come minimo ci ammazza."
"Io salto, accetto il rischio, vieni con me?" Mi porge la mano
Non ho tempo di pensare. Gli infetti hanno sfondato la porta e sono giá dentro, se esito ancora un secondo diventeró come loro.
Gli prendo la mano. La stringo forte. Chiudo gli occhi. Ci buttiamo nel vuoto.
Dopo pochi istanti che per me sembrano ore, attero su qualcosa di morbido.
Apro gli occhi e mi ritrovo, la faccia di Jonas a pochi millimetri dalla mia.
Sono atterata sopra di lui che a sua volta é atterrato dentro un cassonetto dell'immondizia.
"Te l'avevo detto che saremmo sopravvissuti"
Non mi interessa cosa potrá pensare, appoggio la testa sul suo petto e lo insulto in tutti i modi possibili. Siamo vivi. Tutto quello che conta.
Da oggi in poi dovremmo sopravvivere di giorno in giorno, spostrarci di luogo in luogo.
Vivere le giornata come sfosse l'ultima. Perché lo potrebbe essere. Tutto é incerto.
Sento Jonas accarezzarmi i capelli, ci concediamo qualche minuto prima di andare alla ricerca di un posto per la notte. Prima di iniziare a sopravvivere.

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