7. Il calore di un tocco

800 61 136
                                    

[N/A: sono ritornata, yeee!
*grilli*
... facciamo finta che io sia mancata a qualcuno...

Vabbé, dato che sono passate più di due settimane, e probabilmente non ricorderete nulla di questa storia, ecco un corto -e probabilmente stupido- riassunto.

Deku é un piccolo sfigatino triste con un trio deficienti + bombetta ciclata a fargli da tormento quotidiano.
Una mattina arriva Elsa -ehm!- Daddy Issues -EHM!- Shoto Todoroki, il quale arriverà sul tetto a ricreazione, ritrovandosi Izuku bullizzato.

Dopo la ritirata del trio + bomba, la comparsa e successiva scomparsa di una troia e mille sensi di deja-vu, i due arrivano in infermeria; dove Shoto fa un "interrogatorio" ad Izuku.

Izuku, ad un certo punto, si scazza e la smette di rispondere; dicendo di voler fare una richiesta, che ho gentilmente troncato perché sono cattiva.

Adesso, continuiamo con la storia!]



[…]
Luminoso e lieto
domani sarà il mattino.
Questa vita é stupenda,
sii dunque saggio, cuore.

Tu sei prostrato, batti
più sordo, più a rilento…
[…]

-da "La porta é socchiusa" in "Sera"
di Anna Achmatova


<… di non parlarmi mai più, quando usciremo di qui.> fece Izuku, guardando negli occhi il ragazzo davanti a sè, che si ritrovo internamente confuso a quelle parole.

<Perché dovrei?> chiese, non capendo.
<Perché, come ti ho detto… io sono un "Deku", una nullità. Starmi attorno è come condannarsi a morte. E non voglio che qualcun altro finisca di mezzo a questa storia, di cui ho solo io la colpa.> spiegò il ragazzo dagli occhi verdi come se fosse la cosa più naturale del mondo, sapendo che lo sguardo altrui lo stava trafiggendo.

Infatti Todoroki era negativamente stupito da quelle parole.
Perché mai una persona dovrebbe precludersi delle nuove amicizie dicendolo a voce alta?

Lui, direttamente, cambiava strada.
Ma perfino quasi supplicare di non essergli amico… non era solo anormale, era più che preoccupante: era semplicemente sconcertante.

<Non voglio che… tu finisca come me. L'ho visto appena sei entrato che tutti ti hanno guardato stupiti, intendo in modo positivo.> ed una risata amara proruppe dalle labbra del ferito.
<Almeno uno di noi due è ben voluto dai compagni di classe.> aggiunse Midoriya a mezza voce.

Todoroki stava per ribattere che Izuku lo interruppe, neanche gli avesse letto la mente: <Non provare a dire cose come «Di sicuro non é così.», perché son cavolate. Tanto per dirne un'altra, so bene quanto ha guardato con disgusto me e con adorazione te quella lì sul tetto: non ho le fette di salame sugli occhi, fino a prova contraria. E poi quei quattro sul tetto mi bullizzano giornalmente; ormai sono abbonato ai loro schiaffi, calci, pugni e agli insulti allegati al pacchetto promozionale. Gli altri, solitamente, guardano le scene e basta. O lanciano piccole frecciatine. Sono da solo contro il mondo. Non vale la pena stare dalla mia parte. Cerca di stare dalla parte comoda di chi conta, finché sei ancora in tempo.>

Shoto lo fissò scioccato.
Come poteva una persona vivere in quel modo?
E come faceva un'intera classe a bullizzare una singola persona?

Specialmente una persona che già a primo impatto si dimostrava dolce e gentile e altruista, anche se in quel suo modo strano (d'altronde, per Shoto, quello che stava dicendo era solo per il bene/tranquillità di un perfetto sconosciuto, cioè lui)?

Amare sé stessi é l'unica regola della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora