30. L'unica regola della vita

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[…]
"My love is
Just waiting
To turn your tears to roses
I will be the one that's gonna hold you
I will be the one that you run to"
[…]

Traduzione (alla buona):
"Il mio amore sta
solo aspettando
di trasformare le tue lacrime in rose
Io sarò quello che ti sorreggerà
Io sarò quello verso cui tu correrai"

-da "Whispers in the dark"
degli Skillet

<Shoto…> ripeté Izuku, lo stesso tono di voce indecifrabile della prima volta, perché quel tono poteva essere interpretato in mille modi diversi.

Il bicolore si avvicinò di qualche passo, le gambe tremanti, il nodo stretto in gola e il cuore scalciante all'impazzata.
<I-Izuku…> balbettò leggermente il bicolore, la maschera di ghiaccio tolta e frantumatasi a terra.

<Perché…?> chiese Shoto, lasciando in sospeso la domanda, però così chiara e intuibile.
<Perché… perché non ne posso più.> sospirò il verdolino, abbassando lo sguardo, asciugandosi in fretta le lacrime sfuggitegli prima.

Quello rosso cremisi di Bakugou, a quel punto, non lo scuoteva più; ma quello turchino e grigio di Shoto lo ammaliava e lo poteva controllare.

<Di cosa non ne puoi più?> chiese Todoroki, avvicinandosi un altro po'.
Izuku, che comunque lo osservava di sottecchi, alzò il braccio in segno di farlo arrestare; inchiodandolo con quel gesto accanto a Bakugou.

Il verdolino diede loro le spalle, sospirando, incurvandosi sotto quello che pareva essere il peso del mondo.
<Non ne posso più di tutto… di questo mondo. Un mondo che mi taglia fuori, un mondo che distrugge tutte le mie speranze… un mondo che rovina chi mi sta accanto…> rispose, a mezza voce, il tono incrinato.

Era sul punto di piangere di nuovo.
Il cuore di Shoto si strinse a quel pensiero e a quella vista, vedendo come il corpo di Izuku pareva un debole ramoscello contro una tempesta imbizzarrita.
Katsuki, invece, si morse il labbro inferiore, dannandosi, perché era colpa sua se si era arrivati a quel punto, se Izuku aveva preso quel tipo di coscienza.

<Tu non rovini nessuno. Tu migliori la gente.> asserì Shoto, voce sicura e sguardo fisso, anche se dentro di sé stava celando un mondo di incertezze. Ma, fra i due, doveva mostrarsi lui in quel momento forte. Perché, infondo, lui era attaccato alla vita.
Izuku pareva più morto che vivo.

<Non é vero. Ti ho trascinato con me nelle prese in giro. Ti avevo avvisato all'inizio dell'anno e, per un po', ho pensato che la mia maledizione fosse finita per come stavano andando le cose… Ma mi sono solo illuso.> commentò il verdolino.

<Perché pensi di essere la causa di tutti i mali? Sei una persona qualsiasi, non sei un malaugurio mandato direttamente dagli dei.> ribatté il bicolore.

<Perché ti ho fatto solo danni nella vita!> esclamò Izuku, girando il volto verso l'amico.
<Da piccoli ti ho abbandonato e non ho mantenuto la mia promessa, lasciandoti in balia di quel mostro, ed ora ti ho fatto solo isolare qua a scuola e ti ho procurato un'altra cicatrice perché ti sei immesso in un litigio per difendermi!> continuò, il tono iracondo.

<Voglio smettere di ferirti...> concluse in un sussurro, gli occhi lucidi.
<Tu non mi potresti mai ferire. Mai l'hai fatto. Mi hai sempre e solo guarito.> affermò Todoroki.

Izuku scosse la testa, iniziando a singhiozzare, le spalle scosse dai tremiti: <N-non mentire… ti prego.>
<Non ho mentito e non sto mentendo neppure adesso, ora che ti dico che mi fa male, ma male dentro…> ed indicò il proprio petto <sapere che tu ti vuoi uccidere… Sapere che non sono stato abbastanza sveglio da accorgermene!>

Amare sé stessi é l'unica regola della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora