17. Proposte interessanti

792 46 68
                                    

Andiamo via, creatura mia,
via verso l'Altrove.
[...]

-da "Altrove" in "Il violinista pazzo"
di Fernando Pessoa


Il tempo scorreva, passò così maggio e in tal modo faremo con giugno, saltandolo a pié pari per andare verso metà luglio.
Ormai mancava una sola settimana alla fine della scuola e il mese e mezzo di agognate vacanze estive non parevano più un miraggio, mentre lo tsunami di prove scritte ed orali finali pareva starsi acquietando.

Ma, prima di venire al "grande" fatto accaduto ai due ragazzi il sabato pomeriggio prima dell'ultima settimana di scuola, meglio riassumere ciò accaduto nel lasso di tempo così sgraziatamente saltato.

L'amicizia fra i due ragazzi era cresciuta e, nonostante tutti gli sforzi fatti all'inizio da Izuku per evitarlo, Shoto era diventato il suo fantastico amico, ben riconosciuto come tale anche dai loro compagni di classe.

Tra l'altro, la situazione nella classe era diventata un po' più gestibile e vivibile per Izuku; le botte erano drasticamente diminuite, data la quasi onnipresenza del bicolore accanto il verdolino.
I tre bulletti limitavano a continuare ad urlargli infamie, anche se non più a grande regime. Ed ogni tanto in "compagnia" di Katsuki, che aggiungeva alle proprie parole delle spallate e basta.

Ma, della sommativamente lieta notizia fu resa partecipe la simpatica signora Masai.
L'infermiera, la ricordate?

Da lei, Izuku, nel lasso di tempo passato, si era ritrovato ad andare solo una volta.
E solo perché la docente di motoria l'aveva costretto dopo essersi ferito, cadendo sull'asfalto.

Ma non l'aveva spinto nessuno, lo aveva giurato e spergiurato alla donna un po' miscredente, e aveva anche le sue ragioni per far così.
Ma veramente era solamente caduto perché inciampato nei suoi stessi piedi perché si era distratto.

Neanche Todoroki sapeva per cosa si fosse distratto.
E se avesse saputo il perché avrebbe forse compreso il gesto dell'altro.

Che poi, con che coraggio Izuku avrebbe ammesso ad anima viva che si era distratto ad osservare Todoroki, un poco più avanti a lui, correre ad un ritmo pure più lento del normale solo per andare al suo pari?

E no, non si va a parare nello scontato; si era incantato mentre pensava che si sentiva grato per averlo affianco a sé quando voleva.

Talmente strano, complicato e riservato tale Izuku era, ci sarebbe morto con quel segreto.

Era domenica pomeriggio ed Izuku era a casa sua con Shoto, nella stanza del verdolino, seduti/stesi sul letto, ad ascoltare gli Skillet e parlottare.
La madre, al piano di sotto, stava salutando Mitzuki, che era venuta a trovarla anche quel pomeriggio, "giusto" per tre quarti d'ora.

La donna in carne salutò un'ultima volta l'amica ancora in forma, mentre chiudeva dolcemente la porta. Andò in cucina a lavare velocemente le tazzine, per poi sedersi sul divano davanti la TV e rilassarsi, almeno per il resto del pomeriggio.

Dal salotto non si sentiva alcun rumore provenire dalla stanza dove i due ragazzi si erano barricati, ma Inko Midoriya era certa che il figlio era più che felice di avere quel bicolore con sé.

Era un ragazzo dall'aspetto un po' insolito, era stupido negarlo, ma era educato e, nel corso del tempo, la donna l'aveva visto sciogliersi un po' anche in sua presenza.

Intanto, nella stanza, i due avevano appena virato la conversazione sulle vacanze così imminenti.
<Izuku-kun...> iniziò Shoto.

Ormai si sentivano entrambi abbastanza in confidenza da chiamarsi col nome.
Inoltre, quando si superava la prima ed unica vera muraglia di Izuku, la strada per farselo amico era tutta una discesa e contagiava l'altra persona con quel senso di sicurezza ed intimità che provava lui stesso.

Amare sé stessi é l'unica regola della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora