24. Nuova vittima

528 43 69
                                    

N/A: ho notato che abbiamo raggiunto le 2K visualizzazioni per questa storia…
Lettori, siete fantastici; siete coloro per cui posso dirmi, una volta ogni morte di papa, «dai, non scrivo cosi di merda…».

Mi spiace, quasi, che questo capitolo sia una botta nei feels.

[...]
"And turning all against the one
Is an art that's hard to teach
Another clever word
Sets off an suspecting herd
And as you get back into the line
A mob jumps to their feet"
[…]

Traduzione (alla buona):
"E rivoltare tutti contro uno
É un'arte difficile da insegnare
Un'altra parola intelligente
Scaturisce un gregge ignaro
E mentre tu ritorni in linea
Una folla salta in piedi"

-da "You're gonna go far kid"
dei The Offspring



Quando Izuku uscì dal bagno, Shoto non si accorse dello strano luccichio presente negli occhi del verdolino.
Era troppo impegnato a metabolizzare qualcosa che gli si era incendiato dentro al farsi quella promessa dal profondo del cuore.

Era una sensazione strana, che avrebbe potuto definire solo come riconducibile ad Izuku. Un'emozione a sé stante, diversa e mai provata prima di allora, che lo avvolgeva e lo lasciava in pace coi sensi.

Un dubbio gli sorse in testa, anche perché si era fatto spedire in ospedale a causa di quel qualcosa, ma lo accantonò.
Si disse che ci avrebbe pensato con più calma a casa, cosa che non fece. Ed i giorni a venire non furono proprio sereni.

Ma andiamo con calma; iniziamo a raccontare del giorno di scuola successivo.

Fin dall'entrata, discorsi concitati a mezza voce circondavano i due amici, ignari di che venisse discusso.
Una prima scintilla di idea nacque nelle loro menti quando, andando verso la loro classe, qualcuno si scontrò nei corridoi con Shoto per la spalla.

Il bicolore era già pronto a far uscire dalle proprie labbra un atonale ed automatico «Scusa», che l'altro esclamò in maniera teatrale: <Merda! Mi avrà contagiato!>

E delle risatine scossero le spalle dei suoi amici, tra cui uno si aggiunse con: <Allontaniamoci in fretta, prima che ci renda dei malati come lui!>
Izuku li guardò perplessi, mentre diverse domande gli si affollavano in fretta in testa.

Perché ce l'avevano con Shoto?
Avevano trovato la nuova vittima, togliendolo dall'infame posto?
Di che parlavano? Cosa era contagioso?

Ma quelli rimasero solo volanti pensieri, senza immediata risposta.
Shoto parve non dar peso a quelle parole, scrollando le spalle e continuando il suo cammino fino alla classe, anche se un piccolo dubbio si era insinuato e difficilmente ne sarebbe uscito.

Attorno a loro altre additazioni e ulteriori commenti a mezza voce, che non giungevano alle loro orecchie in modo distinto, vennero fatti dagli studenti.

La conferma di cosa venisse discusso e per quale Shoto veniva additato, si ottenne appena varcata la soglia della porta della classe.

<É vero che sei frocio?> urlò Kaeko, ghignante.
Era una soddisfazione poter smontare e trascinare nel fango anche quel mister-faccia-da-poker che aveva impedito loro di continuare con le angherie alla loro vittima preferita.

Shoto si girò verso il compagno di classe, avvicinandosi, pronto a fuminarlo se stava insultando Izuku per un suo presunto orientamento sessuale (il quale, comunque, non era assolutamente ripugnevole).

Roki gli fece capire la situazione, aggiungendo: <Bleah! Stacci lontano! Potresti contagiarci, tu e la tua passione per i cazzi!>

Shoto mantenne la sua poker face, mentre dietro di lui Izuku fissava la scena ad occhi spalancati, perché non si capacitava di quell'improvviso accanimento contro l'amico.

<Non smentisci, eh? Le voci allora erano tutte vere! Sei Shoto il-succhia-minchie Todoroki!> lo sbeffeggiò Kyuno, mentre il bicolore aggrottò leggermente le sopracciglia.

Con voce monotona chiese: <Chi ha iniziato questa diceria?>
<Questa verità, vorrai dire!> ribatte Roki, per venir surclassato da Kyuno che fece disinteressato: <Chi lo sa? E a chi importa? L'importante é il succo del discorso, la verità! Sei un frocio e basta!>

<Mettendo per ipotesi che quella diceria sia vera… che problema ci sarebbe?> domandò Shoto prima che Izuku potesse frenarlo.
Il verdolino si morse il labbro, sapendo bene quanto la gente lì dentro fosse ottusa, discriminante e bigotta.

<É ovvio il perché! Tutti i froci sono malati! É da chi si é fottuto il cervello amare qualcuno dello stesso sesso!> commentò Katsuki, enorme ghigno sulle labbra, fissando il bicolore.

Il trio bulletti annuì e sghignazzò alle parole di Katsuki, mentre Izuku si limitò a fissare il biondo scioccato.
Quest'ultimo gli riservò una smorfia di sfida già vinta, di superiorità ri-stabilita ed aumentata.

Katsuki non aveva rispettato le parole di Izuku del giorno prima, le aveva totalmente ignorate, e anzi aveva deciso di rendere la vita un inferno perfino a Shoto.

Izuku ne era certo, era sicuramente stato lui a diffondere quella voce. Solo uno come lui avrebbe avuto così influenza e "credibilità" da far credere qualcosa ad un intero istituto nel giro di neanche 12 ore.

E Midoriya sapeva che l'altro aveva vinto, Katsuki l'aveva ancora una volta raggirato e distrutto, decidendo di far perseguitare colui che valeva così tanto per lui.

Non poteva più usare la carta della lotta e della spinta, perché comunque era stato Shoto ad iniziare ad andare alle mani e Izuku aveva già detto, "confermato" da Shoto, che era stato solo un incidente.

Katsuki ancora una volta lo aveva raggirato e lui ci era cascato in pieno, come una pera cotta, come sempre.

Izuku, a quel ghigno vittorioso del biondo, corrispose un'espressione impensabile di vedere dipinta sul suo volto. Niente dolore, niente tristezza, niente disperazione visibili.
Solo vuoto.

Un vuoto che non ingloba e non riflette nulla, un vuoto che esiste a sé stante, un vuoto che era solo una maschera.

Shoto ignorò le parole del biondino e si girò verso Izuku, perché il verdolino era diventato il suo motivo di continuare ad andare avanti.
E lo vide verso la porta di ingresso della classe, senza più zaino, diretto chissà dove.

Izuku, sentendosi dentro pronto a scoppiare, sfrecciò verso il bagno più vicino, richiudendosi in una delle poche cabine, dato che la stragrande maggioranza erano urinatoi e, perciò, non separati.

Izuku si morse il labbro superiore per evitare di urlare o singhiozzare rumorosamente, mentre già qualche lacrima si formò ai bordi dei suoi occhi.

Sollevò una manica della divisa, quella dove aveva creato il primo taglio il pomeriggio prima.
E già non era da solo, aveva già qualche piccolo fratellino, nati nei dieci minuti in cui stava in bagno alla mattina.

Senza lame od oggetti affilati nei paraggi, Izuku conficcò le unghie nella carne appena sotto i tagli.
Strinse con tutta la forza che aveva, volendo andare in fondo, ferirsi e tagliarsi a quel modo.

La morsa ferrea, dolorante dato che premeva anche su nervi sensibili e vene, gli fece lacrimare gli occhi, lasciando che lacrime di frustrazione e colpevolezza gli rigassero il volto.

E poi, ad un certo punto, smise come aveva iniziato: con gesti calcolati e lenti, delicati.
Lasciò perdere la presa delle unghie sulla carne, notando che era rossa e segnata, per poi abbassare la manica da nascondere il braccio ferito; iniziando a percepire le fastidiose pulsazioni date dal dolore.

Un'altra goccia ad un vaso già strabordante.




N/A: ehm... sì, Bakugou é proprio un grande stronzo.

Amare sé stessi é l'unica regola della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora