16. Un vero amico... finalmente?

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[...]

Ma ho scoperto che la tua volontà
non conosce fine per me.
E quando le vecchie parole sono morte,
nuove melodie sgorgano dal cuore;
dove i vecchi sentieri son perduti,
appare un nuovo paese meraviglioso.

-da "La fine del viaggio" in "Gitanjiali"
di Rabindranath Tagore



La mattina del giorno dopo Izuku si alzò e, dopo aver fatto colazione e aver ri-ottenuto tutte le sue facoltà mentali, si sedette alla scrivania.

Frugò nello zaino di scuola lì accanto, tirando fuori il taccuino su cui disegnava e su cui aveva iniziato un bozzetto lunedì, ad educazione fisica.

Sfogliò i diversi disegni fatti (colorati o meno) nel corso dell'anno passato, e si notavano visibilmente i miglioramenti, arrivando poi all'ultimo.
Prese una matita e, andando a sola memoria, fece definiti i contorni del bozzetto di quello che era un Katsuki Bakugou durante la lezione di motoria.

Era raffigurato mentre saltava, volto serio mentre un luccichio splendeva in fondo agli occhi, determinato a vincere.
Oh, beh... almeno era come la pensava lui; si lasciava almeno la "licenza poetica" di interpretare le cose a modo suo.

Ringraziò ancora una volta gli dei che gli ebbero permesso di disegnare diverse volte il burbero biondino senza essere scoperto da qualche ficcanaso.
Poteva venir scambiato per un semplice innamorato un po' ossessivo con la propria cotta fino ad arrivare per essere definito un maniaco in piena regola.

Ma non era nulla del genere.
Si stava allenando a disegnare in modo realistico, e quando si è agli inizi, si è soliti usare come riferimenti persone con proporzioni più simili alle perfette, alle canoniche, per poi sempre più allontanarsi dalla perfezione e disegnare anche personaggi volutamente pieni di imperfezioni ma con un loro "carisma".

E, per sua fortuna (almeno se si considerava il suo lato artistico in sviluppo), Katsuki era il miglior modello che avesse spesso sott'occhio.

Mentre stava tranquillamente disegnando, rifinendo la linea tagliente degli occhi, iniziò a risuonare a tutto volume l'inizio di "Freaks" di Jordan Clarke.

"I've been locked in the locker
I was picked last in soccer"
Era l'inizio della canzone usata come suoneria.

Izuku si alzò dal letto e si diresse verso il cellulare, abbandonato sul letto, canticchiando: <"And they say that it's all fun / But their fun, it ain't fun, man, I'm done / And I know we're all different / Our beliefs and religions">

Cliccò per sbaglio subito l'ok alla telefonata, senza vedere chi fosse, canticchiando ancora: <"But I don't see the difference / In me, you / Your, tu /Or moi, vous-">
Una risatina proruppe dall'altro capo del telefono, seguito dal commento: <Dai sfogo alle tue doti canore?>

<T-Todoroki-kun!> esclamò Izuku, arrossendo nel giro di qualche frazione di secondo, realizzando la enorme gaffe fatta.
Provò a scusarsi, continuando con: <Scusami tanto per la stonata che hai sentito! Non mi sono accorto di aver premuto ok alla telefonata! Neppure ho visto che fossi tu! Pensavo ci fosse ancora su la suoneria e->

<Non c'è problema, Midoriya-kun.> lo interruppe Shoto ed Izuku ebbe quasi l'impressione che stesse sorridendo, non potendo esser visto.
<E poi non hai fatto una "stonata"... non hai un'ugola d'oro, beh, non che io posso giudicare, ma non sei una campana rotta. Hai una voce nella norma... E poi, che canzone era? Una d'amore?>

Amare sé stessi é l'unica regola della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora