Ospitalo da te

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Durante tutto il tragitto cala il silenzio, nessuno spiccica parola.
Qualche volta alzo lo sguardo e guardo nello specchietto retrovisore, trovando Niccolò a guardare fuori dal finestrino oppure a picchiettare le dite sulla coscia per l'agitazione, forse a ritmo di qualche sua canzone.

Arrivati in caserma scendiamo tutti dalla macchina, sempre in religioso silenzio, ed appena entriamo porto subito Niccolò in una stanza.
-Rimani seduto qui e stai tranquillo... non sei sotto un interrogatorio- mi rivolgo a lui scherzosamente, facendo ridere di conseguenza anche lui.
-Va bene, agli ordini, noi mi muovo- risponde mentre si siede su una sedia e continuando a guardarmi, portando con quella frase un po' di leggerezza.
Accenno una leggere risata ed esco dalla stanza per andare dal capo della polizia.

Quella leggerezza di prima svanisce  in un istante non appena entro nella stanza del capo.
-Agente Sofia-mi saluta - La situazione è molto più grave di quello che credevo- mi riferisce mentre continua a cercare diversi fascicoli nei cassetti.

-Capo, nella stanza difronte c'è Niccolò Moriconi, il cantante, potrei fare qualcosa?- chiedo cercando di rendermi utile.
Mi fissa e dopo un attimo di esitazione mi dice - Si puoi fare qualcosa, scopri tutto quello che puoi riguardo a questa sparatoria, fagli delle domande - risponde  più serio che mai, dandomi un fascicolo vuoto tra le mani.
-Subito capo, mi metto a lavoro- ed esco dalla stanza per entrare in quella difronte.

Solo io e lui, in quella stanza, con un tavolo e due sedie, una difronte all'altra. Sposto la sedia e mi siedo difronte lui, in tutto questo lui mi guarda in silenzio.

Comincio a sfogliare quel fascicolo vuoto leggendo le domande che avrei dovuto domandare a Niccolò.
Ma non andavano bene, erano domande per detenuti, per chi ha commesso un crimine, non per chi lo ha ricevuto.

Chiudo il fascicolo e lo guardo dritto negli occhi, lui fa lo stesso e mi domanda -Quali sono le domande? Riguardo alla sparatoria? -.

-Beh- distolgo lo sguardo e mi metto più comoda nella sedia -Non sono vere e proprie domande, non sono domande fiscali.. Solo per capire il perché di tutto questo- dico molto tranquillamente, non c'è bisogno di far sentire questo ragazzo nervoso, lui non ha colpa.

-Tu... hai persone a cui hai fatto qualcosa e quindi loro si sono vendicati? - chiedo molto vagante, non sapevo nemmeno cosa chiedere, nella mia carriera avevo solo fatto domande a criminali e fare il contrario è molto più difficile di quanto sembri.

-No, non ho mai fatto nulla di così tragico da subire un attacco ad un mio concerto- risponde un po' timoroso, pensando prima alle parole da dire per non farmi intendere male ciò che aveva da dirmi.

-D'accordo- dico con un filo di voce.
-Emh.. Sono sincera, non capisco nulla di concerti e roba simile quindi non so se la mia domanda sia giusta o meno- confesso ridendo, portandomi dietro anche lui.
-Magari qualcuno doveva fare.. un concerto lo stesso giorno però tu ti sei preso la data e quindi... - dicendo questo tra mille pause e vedendo la sua espressione mi fermo subito e dico - niente lascia stare, fai finta che non ti abbia mai fatto una domanda del genere- ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.

-Comunque tornando seri, non hai visto nessuno? Qualcuno che avrebbe potuto dare luogo alla sparatoria? - chiedo molto speranzosa in questa domanda, visto che non sapevamo nulla ancora.
Tutta la mia speranza vola via quando risponde -No- senza aggiungere altro.
-Bene, benissimo - dico talmente piano da sembrare un sussurro.
-Aspettami qua- esco da quella stanza ed vado a cercare Davide.

Appena mi vede corre verso di me e mi porta in disparte - Novità? Scoperto qualcosa? - mi chiede ansioso.
-Niente di niente - rispondo scoraggiata. - Tu? - chiedo speranzosa.
-Siamo nella stessa situazione... Il capo mi ha detto che vuole parlarti-
Non appena sento l'ultima frase divento più seria che mai - voleva parlarti riguardo a... - lo blocco.
-Vado-.

Mi allontano da Davide e mi dirigo verso la stanza del capo, vedendolo uscire e fermarsi dopo essersi accorto che lo stessi raggiungendo.

-Capo, mi dica tutto- chiedo con tono sicuro, una cosa che ho imparato è che non bisogna mai far capire alla persona che hai davanti che sei agitata, nemmeno se stai parlando con un altro agente.

Mi guarda e cominciamo a parlare nel corridoio - Quelle persone, le persone che hanno dato luogo alla sparatoria, conoscono il ragazzo- fa una pausa - loro non volevano rovinargli il concerto, ne tanto meno ferire delle persone innocenti, loro volevano solo il ragazzo, loro volevano Niccolò- dice tutto talmente tanto veloce da dover ripetere le parole nella mente per collegare tutto.
-Come dovremmo procedere? - chiedo.

-Abbiamo mandato una squadra in borghese a perlustrare la casa del ragazzo, ovviamente da fuori, durante queste ore, da quando è iniziato tutto- dice fermandosi.
-Eh? Che è successo? - chiedo  impaziente.
-Ogni volta che andarono notarono sempre dei ragazzi, sempre loro, messi comodamente davanti casa del ragazzo. La casa del ragazzo non è sicura, non possiamo mandarlo lì e non sappiamo per quanto tempo questi ragazzi lo aspetteranno-.

-Quindi? Qual è la soluzione?-
- Tu hai una stanza libera in casa no?-

-Si..-
-Agente Sofia, lo faccia per me, per il lavoro e... Per tua sorella- dice le ultime parole guardandomi negli occhi.
-Ospitalo da te- fa una pausa
-per una settimana circa, dobbiamo tenerlo al sicuro- risponde sincero, senza giri di parole.
-So che ti sembrerà un'idea pazza, e non hai tutti torti, ma.. dobbiamo proteggere quel ragazzo- dice scandendo bene le ultime parole.

-Emh... - rispondo non molto convinta di quello che stavo per dire
-Va bene-.

*
Ciao a tuttii!!
Ecco il secondo capitolo, spero ci sia piaciuto.
Lasciate un commento ed una stellina così almeno so che la storia vi sta piacendo.
Ci sentiamo domani con un nuovo capitolo💖

Cascare nei tuoi occhi // Niccolò Moriconi// UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora