La Landa Fantastica

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A quell'ora, tutti gli animali che vivevano nel Bosco Frusciante si erano già rintanati. Sembrava che la sera fosse arrivata fin troppo presto e qualcosa di non appartenente a quelle terre avesse deciso di palesarsi tra il Frusciante e il Bosco delle Voci. La Landa Fantastica, così veniva chiamata anche se non era il suo vero nome, stava patendo una frattura alla pace mantenuta e invariata per decenni, nella sottile striscia di terra che, volente o nolente, era l'unico punto di comunicazione tra il Frusciante e il Bosco delle Voci, dove Fenice e Rom si erano dirette per trovare l'Achillea.

Quell'attraversamento non previsto aveva risvegliato una creatura dormiente talmente antica che neanche gli abitanti del villaggio del Frusciante conoscevano, se non come vecchia leggenda ormai persa nella memoria degli anziani. Gli animali si erano rintanati, tremando, non appena avevano scorto il cambio di direzione del vento, fattosi improvvisamente freddo.

Melianta, dalla soglia della capanna, aspettava di scorgere le sorelle tornare e tremò. Fenice e Rom, salva per un pelo dall'attacco subìto, fecero lo stesso, seguendo con lo sguardo il vento che si dirigeva verso Est. L'arciere, liberatosi dall'aggressione improvvisa, si nascose tra le ombre del Bosco delle Voci e sogghignò, in attesa che la Creatura della Landa si risvegliasse.

Il vento spirò sempre più forte e un rumore di passi pesanti si fece più vicino, fino a fermarsi in mezzo alla sottile striscia di terra che univa i due Boschi e i due mondi completamente diversi tra loro.

Erano figure indistinte, confuse col buio della notte. In quel punto, né la Signora delle Ombre, né il Druido potevano intercettarli. In quel particolare luogo, si era in un limbo, dove il tempo e lo spazio non esistevano e loro, gli esseri scuri e indistinti, erano guardiani sempre in allerta.

Tutto si zittì. Non si alzò neanche una mosca.

«...lo senti?» sussurrò poi una leggera voce rauca. Una mano bloccò le ennesime domande sul nascere.

«Non si sente nulla qui» borbottò un'altra voce più sottile, flautata.

«Qualcuno ha attraversato il passaggio senza permesso» un altro tirò su col naso tante volte, percependo l'odore di umani che infestava il limbo.

«Donne» continuò un'altra voce ancora. «Streghe.» Anticipò un lungo momento di silenzio.

«Qualcosa è successo» la voce rauca risuonò e scatarrò sul terreno, spezzando i pensieri.

«Dobbiamo restare.» Le voci si unirono in una sola, lugubre e spettrale, prima di svanire tra le ombre e nell'aria sempre più fredda.

Melianta tremò, una lunga scossa le arrivò alle ossa e le fece chiudere subito la porta della capanna. Appoggiò il mento sul legno e sospirò. Il fratello ancora non era fuori pericolo e le sue erbe sarebbero riuscite a stento a mantenerlo in vita, fino a che le sorelle non fossero tornate.

Le stesse sorelle che avevano raccolto l'Achillea e stavano cercando di lasciare il Bosco delle Voci e rientrare nel Bosco Frusciante.

Si chinò su focolare, mormorando ansiose parole d'avvertimento, mentre la mano spargeva sul fuoco una misteriosa mistura di erbe.

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