La veggente

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La notte scorreva lenta.

Su un pagliericcio erano distesi ancora svegli, occhi negli occhi, l'arciere e la sua bella, dalla ritrovata memoria; sarebbero partiti in mattinata, alla volta del Regno natìo. La pozione preparata sotto la guida del Mago era stata complicata da preparare; lui e Melianta avevano lavorato, fianco a fianco, seguiti dallo sguardo febbrile dell'arciere e dagli occhi vacui e spaventati della fanciulla. Tuttavia, fin dal primo sorso, si erano accorti che aveva funzionato: lo sguardo della fanciulla si era rischiarato, come se vi fosse stato tolto un velo e, dopo aver bevuto la coppa fino all'ultima goccia, come le avevano raccomandato, si era lanciata tra le braccia dell'arciere, accarezzando ogni sua cicatrice e piangendo di gioia e dolore assieme.

Acciambellata accanto a Erika, Teriel era ancora una magnifica gattina. Vedere la più battagliera e indomita tra loro miagolare e far le fusa aveva intenerito ed esilarato ognuna di loro. Erika l'aveva fatta giocare con dei gomitoli colorati, coccolandola fino a che il pelo non sembrò un'aura vaporosa. Poi l'aveva presa in braccio e se l'era portata nel letto. Erika muoveva pigramente la mano, nel sonno, accarezzandola, e Teriel la ringraziava facendo le fusa; la magia sarebbe svanita nel giro di 24 ore, aveva assicurato il Mago, loro antenato, ridacchiando fino alle lacrime alla vista della sua discendente ormai felina. Era svanito così come era giunto, in una nube di fumo variopinta.

«Mi raccomando, ogni tanto rileggete la pergamena, così vengo a trovarvi! Statemi bene, piccine!»

Melianta vegliava, accanto al fratello. Non era più febbricitante, ormai, e stava riprendendo colorito e forze. Gli carezzava la fronte con dolcezza materna, grata alla sorte e alle sorelle per la sua ritrovata salute. Sarebbe rimasta sveglia ancora un po', per dargli da bere un ultimo infuso, poi finalmente si sarebbe concessa la prima notte di sonno tranquillo da quando era stato colpito.

Rom e Fenice invece dormivano, ormai profondamente. Rom, girata su un fianco, dormiva serenamente; Fenice invece si girava e rigirava, lamentandosi nel sonno.

La fonte risplende, nel buio della notte. Mi avvicino, a passi lenti. Sento i miei piedi nudi nell'erba umida della notte. Indosso una veste lunga, candida come la luna che splende sulla mia testa. Ho un lume, nella mano, e la luce fioca che emana si riverbera su ogni perla che adorna il vestito, facendola scintillare.

L'acqua della fonte mi chiama. Di nuovo. Come molto tempo addietro, quando vidi nostro fratello colpito a tradimento, riverso nel bosco.

Mi chino, lasciando che i capelli sciolti lambiscano l'acqua, increspandola appena.

La fonte si illumina, all'improvviso e vedo: un'ombra scura ha la mano protesa verso la libreria, un minaccioso artiglio che non vuol altro che ghermire. Vedo Melianta, la mia sorella gemella. Siamo diverse, in pochi immaginano che siamo nate nella stessa notte di luna piena e in pochi chiedono l'età. Siamo le fanciulle del bosco, senza tempo, per gli abitanti del villaggio. Vedo braccia crudeli provare a stringerla, occhi foschi seguirla a ogni passo. Ho paura per lei, ho paura per tutte noi. Un uomo alto, col volto coperto da un cappuccio. Non ne vedo le fattezze, ma so che lo conosco: è una minaccia più vicina di quanto vorrei! Poi, come se fosse venuto da un altro mondo, vedo un uomo dall'abbigliamento buffo, la lunga barba e la testa calva come un uovo. Ha gli occhi coperti di occhiali che non sembrano fatti per vedere ma per chiudere le porte al mondo. La fonte lo ricopre di luce e capisco che non è un pericolo per noi, ma una chance che la sorte ci dà, imprevista. Vedo l'insegna della locanda, il Puledro sulla Luna, che dondola al vento, il volto rubizzo dell'oste che ride, stringendo la mano all'uomo misterioso. Lo vedo indicargli il sentiero nel bosco, proprio accanto alla locanda e lo seguo. Una casa, del colore del grano e dell'erba. Vedo una grossa chiave di metallo, poi l'uomo si volta e mi guarda. L'acqua trabocca, raggiungendo i miei piedi, schizza, scintilla, gorgoglia e vortica, cancellando ogni immagine. Poi si rischiara e rivedo la luna e il mio volto, pallido e spaventato.

Si svegliò, gridando appena. Melianta corse, trovandola seduta sul letto, madida di sudore.

«Ero alla fonte, Mel... di nuovo»

Le libraie delle Meraviglie nel mondo della FantasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora