Epilogo - In cui ogni nodo viene al pettine

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Fenice e Rom sedevano, stravolte dalla stanchezza e dal dolore, nella foresta al limitare della Città di Pietra; Melianta non era rinvenuta, non era tornata da loro, nonostante tutta l'energia profusa per aiutarla. Erano così straziate da non riuscire ad abbandonare neppure per un istante le sue mani, gelide e inerti. Un improvviso battito d'ali le fece girare di soprassalto e videro due figure, una che calava lentamente al suolo, muovendo grandi ali fiammeggianti, e un'altra, che avanzava a passi lenti, dalla città. La Signora delle Ombre e la Veggente Amaranta, entrambe libere grazie alle libraie, erano lì per dare aiuto e conforto. 

«Coraggio, fanciulle. La strada è lunga e tortuosa, ma non smarrita! Vostra sorella tornerà da voi!»

La voce della Signora delle Ombre arrivò, leggera come una carezza. Anche Amaranta sorrise loro e le aiutò a sollevarsi. 

«A casa, coraggio!» aggiunse e mosse la mano in un gesto aggraziato di richiamo. Dagli alberi si staccarono delle Ombre, prima come forme indistinte, che presero poi corpo e sostanza. Le videro inchinarsi davanti a loro.

«Grazie, libraie! Vi siete dimostrate degne di fiducia e rispetto» 

«Io ho visto uno... uno come voi, vicino casa! Ha salvato Erika! Chi siete?» chiese, impulsivamente Fenice.

«Siamo guardiani. Salvaguardiamo la pace. Una minaccia ci aveva risvegliati, il vento ci ha guidati da voi e vi abbiamo seguito, certi della necessità del nostro intervento. Non avevamo però previsto i vostri metodi!»

Rom scosse il capo, amareggiata. Aveva cercato fino all'ultimo istante di dissuadere Melianta, senza successo. 

«E ora?»

La Veggente Amaranta le si avvicinò, con gli occhi così scintillanti da sembrare stelle del firmamento.

«Ora a casa, Rom. Lì sono tutte le risposte.»

Le ombre sollevarono con delicatezza il corpo senza coscienza di Melianta e si incamminarono, seguiti come in un corteo doloroso dalle due sorelle e dalle due potenti Signore della Magia.

Nella mente addormentata del Druido, intanto, Melianta si aggirava, piena di rabbia e frustrazione. Ogni angolo di quella mente era buio e nebuloso, illuminato solo a tratti da lampi di luce che ne mostravano la desolazione. Scoprì ogni brama e ogni squallido egoismo del suo mentore, con angoscia si accorse che molti di quei desideri la riguardavano personalmente. Si rese anche conto che, anche se lei era prigioniera, aveva vinto. Il Druido le appariva, infatti, disteso addormentato profondamente, senza un movimento o un sospiro.

«Oh, fatemi uscire, sorelle!» gemette, sconfortata, prima di lasciarsi cadere seduta, nel buio e nel silenzio.

Le ombre camminavano senza stanchezza e le sorelle, sia pur provate, continuarono ad avanzare: non c'era altro nel loro animo che il desiderio di aggrapparsi alla speranza che le parole della Veggente aveva dato loro. Arrivati al villaggio del Frusciante, furono attorniate dagli abitanti, confusi e spaventati dalle oscure figure che le precedevano. Ognuno, al villaggio, amava le fanciulle della Libreria e la vista di Melianta priva di sensi aveva rapidamente fatto il giro del paese, di bocca in bocca. Improvvisamente, una figura si parò loro innanzi. Fenice ebbe il sentore di conoscerla, senza sapere come. Era un uomo, dai lunghi capelli scuri e dalla barba folta. Due occhi azzurri come zaffiri gli illuminavano il viso.

«Sono debitore della giovane erborista» dichiarò con voce decisa «Portatela nella mia casa»  

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«Sono debitore della giovane erborista» dichiarò con voce decisa «Portatela nella mia casa»  

Con gran stupore di Fenice, fece loro strada nel viottolo accanto all'osteria: era dunque lo strano uomo calvo e occhialuto di cui aveva avuto visione!

Entrati nella casa, fu la Signora delle Ombre a prender parola

«Non so chi tu sia, uomo. Ti dichiari suo debitore. Come possiamo crederti?»

«Lo sono per davvero, Signora! Mi era stato fatto un maleficio. I miei occhi erano diventati portatori di morte e dolore, li coprivo con spessi occhiali di metallo per non far male a nessuno. Mi sentivo vecchio e stanco come il mondo. Solo se mi fossero ricresciuti i miei folti capelli, il maleficio sarebbe stato spezzato. Il Druido che me lo lanciò mi disse che era stanco di far spezzare gli incantesimi dal vero amore! Non che io l'avessi» aggiunse con amarezza.

«Purtroppo la mia richiesta, unita ai miei occhiali dall'aspetto bizzarro, attirava imbroglioni e ciarlatani. Nessuno mi aveva preso sul serio. Ho vagato per tutta la Terra Fantastica, si può dire, prima di giungere qui. La giovane erborista non si è burlata di me neppure per un istante: le sue mani e la sua testa hanno lavorato con perizia e velocità, fornendomi la soluzione ai miei problemi. Ora voglio essere io d'aiuto per lei. Ditemi cosa posso fare e lo farò»

«Sarà necessario entrare nel mondo onirico» disse una voce maschile allegra e decisa, dalla porta. 

«Theo!» gridarono le due sorelle, gettandosi nel suo abbraccio affettuoso. Theophilus Carter, dai più noto come il Cappellaio Matto, aveva riacquistato la salute, l'allegria e i suoi poteri. Stregone come pochi nel Mondo della Fantasia, era stato il primo obiettivo del Druido.

«Come ti chiami, giovane uomo barbuto?» chiese.

«Sono Taran, signore!»

«E io il Cappellaio Matto. Conosco la strada dei sogni. Tu verrai con me, perché ho la tendenza a distrarmi e divagare. Troveremo Mel e la riporteremo indietro in tempo per il tè!»

Nella stanza, ora, erano riunite le forze magiche più potenti di tutta la Terra Fantastica. La Signora delle Ombre, la veggente Amaranta e Theophilus Carter con le sue sorelle rappresentavano le diverse forme di magia esistenti in quel luogo. 

«Bene, Theo, vi aspettiamo a casa per il tè. Tarda e vedrai le unghie dello stregatto su ogni tuo cilindo, hai la mia parola»

La voce di Fenice arrivò improvvisamente sferzante, mentre afferrava la mano di Rom per dirigersi verso l'uscita. 

«Naturalmente siete tutti invitati! Andiamo, Rom! Stregatto, seguici!»

E uscì, tempestosamente.

«È arrabbiata. Ha sempre avuto un caratteraccio, Fenice.»

Come fossero entrati nel mondo onirico e come ebbero riportato indietro la coscienza di Melianta non è dato ancora sapere. Del Druido, conosciamo il sonno eterno. Theophilus Carter ha la tendenza a distrarsi e divagare, come già detto e a quanto pare aveva pensato bene di legare al silenzio il giovane Taran, regalandogli una ben localizzata amnesia. Certo è che arrivarono puntuali per il té. D'altra parte lo sa bene il Cappellaio Matto che Fenice non ha solo un brutto carattere: è anche una donna di parola!

Le libraie delle Meraviglie nel mondo della FantasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora