«Cosa credi che dirà la tua protetta quando ti scoprirà? Quando capirà chi sei?»
La voce della veggente Amaranta era come il veleno del serpente per il Druido. La teneva segregata, ormai da giorni. La faceva uscire solo per pochi minuti e solo dopo averle somministrato una pozione che la faceva apparire folle. Eppure quella vipera sembrava avere ancora sufficiente veleno nella voce per rendere insopportabile il tempo passato con lei.
«Taci, se non vuoi che sia il tuo ultimo giorno nella Terra Fantastica!»
«Ricordi quando sono giunte qui, con il loro fratello, idealista e limpido quanto loro? Tutto parve loro incantevole, ogni fiore, ogni filo d'erba! Il paradiso. Credi che abbiano capito che anche qui c'è un serpente pronto a mordere nell'ombra?»
«Sei diventata folle per davvero, donna? Le tue parole non hanno senso!»
«Hanno conosciuto il paradiso, è vero! E come ti sei presentato tu, Druido? Oh, aspetta, non eri tu il custode dell'antico sapere? Mi pare di ricordare il tuo inchino fin quasi al suolo, quando hai conosciuto la piccola erborista. Bella eh? Ma tanto ingenua! Ha creduto tu fossi fatto della stessa pasta dei sogni! Brutto risveglio avrà, quando capirà che sei della sostanza degli incubi»
«Taci, ho detto!» gridò il Druido, perdendo il controllo e uscì fuori di casa.
La vipera aveva ragione, anche se non avrebbe mai ascoltato queste parole. Melianta, era lei il suo cruccio maggiore. Non aveva mai avuto allieva così dotata, questo si disse.
Ma il suo corpo gli urlò: Bugiardo! Non ti rammarichi perché sai che perderesti la fiducia di colei che ritieni la migliore erborista mai conosciuta, migliore anche di te! A te brucia che, se scoprisse la tua anima nera, ti terrebbe lontano. Lontano dal suo corpo morbido e bianco, lontano dai suoi occhi verdi come il bosco! E tu la brami.
Come una belva in gabbia, si aggirò nello spiazzo bagnato dalla luce della luna.
Ogni suo disegno, finora, si era rivelato vano.
Aveva creduto di potersi sbarazzare di quello sciocco ingenuo di Theophilus Carter, dai più conosciuto come il Cappellaio Matto, affidando all'arciere venuto da Macegloom una freccia maledetta. Quello sciocco aveva i suoi scrupoli a deviargli la mano! E ora le libraie si erano guadagnate la sua imperitura riconoscenza, ridonando la memoria alla sua donna dai capelli rossi.
A nulla era servito allontanare due delle sorelle maggiori, Rom e Fenice, sperando che perdessero la strada e il senno nel bosco delle Voci: erano tornate come se avessero fatto una passeggiata, portando con sé le erbe per curare il maledetto fratello.
Aveva avvertito molte forze magiche aggirarsi attorno alla miserabile capannuccia in cui vivevano. La miserabile capannuccia che lui bramava, quella che custodiva il più grande tesoro della Terra Fantastica: la conoscenza.
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Le libraie delle Meraviglie nel mondo della Fantasia
FantasyUna sorellanza di libraie, custodi di un antico sapere Un gatto dai poteri inquietanti, capriccioso e protettivo Un arciere improbabile con una missione impossibile E lui, il mistico, affascinante Cappellaio, ferito in un agguato quasi mortale i dir...