La sacca del Mago

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«E tu da dove arrivi...?»

«Sarebbe più corretto chiedermi da quando arrivo, mia cara!» sorrise affabile l'anziano Mago «In che anno siamo?»

«Duemiladiciannove dell'attuale Pianeta Terra, l'anno 1345 della Terra Fantastica»

Il Mago aggrottò le sopracciglia, lo sguardo per un istante perso nel vuoto, poi fece un gran sorriso ed esclamò:

«Quindi voi siete le mie bis bis bis bis... oh, beh, diciamo all'incirca tredici volte bis nipotine!»

L'affermazione cadde nel silenzio più fragoroso che si potesse mai immaginare. Il Mago, apparentemente indifferente all'attonito stupore di cui era oggetto, prese a vagare nella stanza, esaminando ora questo ora l'altro oggetto e borbottando tutto il tempo tra sé e sé. Poi si fermò di scatto e si volse verso Erika.

«Perché mi hai evocato, mia tredicivoltenipotina?»

Erika balbettò un paio di sillabe insensate, quindi Melianta, intenerita, decise di andare in suo soccorso:

«Stiamo cercando di aiutare una fanciulla che ha perduto la memoria!»

«Oh, tutto qui? Bene, nella mia sacca ho giusto la ricetta di una pozione che potrebbe fare al caso suo. Chi mi aiuta?»

Il Mago pose un minuscolo sacchetto sul tavolo e lo aprì. Vi infilò due dita, a fatica, e ne tirò fuori un enorme tomo impolverato. Soffiò e lo spalancò sul tavolo; subito, Melianta gli fu accanto, affascinata da quelle segrete pozioni.

Teriel li guardava da lontano, uno scintillio di diffidenza negli occhi scuri. Era la più prudente tra le sorelle, non faceva mai un passo che non fosse ponderato, l'arco sempre assicurato alla sua spalla quando usciva dal capanno e gli occhi vigili come quelli d'un'aquila. Si avvicinò lentamente al tavolo: voleva controllare con lo sguardo il contenuto del magico sacchetto ma, quando fu a poco meno di un passo, si bloccò.

Dall'apertura del sacchetto occhieggiava una pietra di luna, la più bella che avesse mai visto. Nulla di prezioso, se interessano i tesori più banali. Nulla di più prezioso, per una giovane strega: la gemma dell'intuizione e della comprensione profonda, quella che rende potente la libertà di espressione, carica di energia femminile.

Mai, mai frugare nella borsa di un Mago! Disse nella sua mente la sua energica voce prudente.

Mai, mai frugare nella borsa di un Mago! Ripeté furiosa la voce, mentre le dita si avvicinavano all'apertura del sacco di juta, per allargarla delicatamente.

Mai, mai frugare nella borsa di un Mago! Ricordi che mamma lo diceva sempre? Quasi strillò la voce, mentre infine i polpastrelli entravano in contatto con la superficie iridescente e liscia.

Oh, beh... non è successo nulla - pensò subito dopo, prima di balzare agilmente al suolo e leccarsi pensosa una zampa.

La coda sinuosa si mosse attorno alle gambe del tavolo e poi Teriel saltò di nuovo, per atterrare accanto al focolare. C'era un meraviglioso tepore. Si acciambellò e si voltò verso Fenice, notando finalmente i suoi occhi completamente sbarrati, fissi su di lei, le labbra spalancate in un'espressione vagamente ridicola.

Aprì le labbra per chiederle che avesse e...

«Meaow...?»

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