Battaglia onirica

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Melianta ebbe bisogno di tempo per incassare la scoperta: il Druido, suo mentore, era un traditore. Una serpe in seno.

Dovette allontanarsi, sola, per un po', nonostante avessero tante cose da risolvere: restituire la voce alla Signora delle Ombre e impedire che il Druido portasse via tutta la loro conoscenza. Era per questo che si era avvicinato? Aveva imparato tanto dal suo mentore, era solo un diversivo?

Fenice e Rom decisero di rispettare la decisione di Mel, la lasciarono in pace, ma il tempo passava in fretta e di tempo, in realtà, le sorelle non ne avevano.

«Basta! Capisco il dolore, ma bisogna agire» sbottò Rom, balzando in piedi. Fenice si limitò ad annuire, pronta a seguire la sorella, quando l'Erborista comparì alle loro spalle, mesta e triste, ma con una diversa luce negli occhi.

«Ho la soluzione. Lo incastreremo nel mondo dei sogni.»

«È un piano che non mi piace, non mi piace per niente» mormorò in una litania Rom, dopo avere ascoltato l'idea della sorella.

«Ammettilo, è l'unico che ci possa far avvicinare al Druido, per aiutare la Signora delle Ombre» continuava Melianta, nella sua opera di convincimento.

«Se succede qualcosa nel mondo dei sogni, si ripercuote nel nostro mondo. Siete voi che me lo avete insegnato. O ora non vale più?»

Melianta sospirò, diede una veloce occhiata a Fenice che si stava torturando le dita delle mani e annuì.

«Sì, è così. Se succede qualcosa in quella dimensione, anche qui si ripercuote

«Allora sarò io a entrare nel mondo dei sogni» decise, dopo un lungo silenzio, Fenice. Melianta scosse il capo e prese le mani delle sue sorelle.

«Devo essere io. Voi avete altri compiti: Fenice deve guardare oltre il velo e Rom è l'unica che può stare all'erta. E mi donerete energia. Ho le erbe giuste con me. Preparo la pozione e, stanotte, lo coglierò di sorpresa. E poi...» strinse più forte le proprie dita intorno alle loro, lasciando intuire quanto quella rivelazione l'avesse toccata. «...mi ha insegnato molto di quello che so, posso prevedere le sue mosse.»

Per quanto le sorelle non fossero d'accordo, non si opposero. Melianta passò il resto della giornata a preparare la pozione che l'avrebbe guidata all'interno dei sogni del Druido.

La formulazione del rito non era di per sé difficile, se non per la convinzione e precisione dei suoi intenti.

Al crepuscolo, si sistemarono sotto la grande quercia nodosa che le aveva accolte la notte prima, dopo aver sondato, oltre il velo, la pericolosità della situazione, una via libera.

«Rom, la pergamena.»

La strinse tra le dita e bevve la pozione, senza ripensamenti. Poi si distese, con l'incanto contro il petto.

Fenice e Rom si guardarono, posarono le mani sul cuore, chiusero gli occhi e, insieme, imposero i palmi sulla sorella, donandole tutta l'energia di cui aveva bisogno.

In un primo momento non successe nulla. L'erborista sembrava galleggiare nel nulla, in un buio dormiveglia, non cosciente. Un limbo.

La difficoltà sarebbe stata cercare di non farsi notare, prima di ciò che doveva fare.

Poi, un leggero movimento; una vibrazione, un odore indefinito che le fece arricciare il naso e finalmente gli occhi videro... un paesaggio brullo, un colore rosso scuro di sfondo, tendente al nero e il suo rifugio. Tutto sfocato, ancora non definito.

Vide una figura d'uomo, il Druido, entrare velocemente all'interno e Melianta lo seguì, evitando la propria mente - le distrazioni erano tante - che sperava di trovare una spiegazione, un solo motivo per il suo tradimento. Non era lì per quello. Tra le dita stringeva la pergamena, se ne accorse. La pozione e il rituale avevano funzionato.

Era facile per le sorelle seguire l'erborista. Oltre alla veggenza di Fenice, il viso era una tavolozza di espressioni che mostravano, passo per passo, i suoi progressi.

Melianta, nel frattempo, srotolò la pergamena e rallentò il passo. Le linee musicali tipiche della Landa Fantastica comparvero, confuse. Sbattè le ciglia, ma la visione appannata non scomparve. L'espressione contrita si mostrò sul volto e le sorelle dipinsero simboli che aiutarono a incanalare meglio l'energia di cui aveva bisogno.

All'interno della mente del Druido, l'erborista sentì come una scarica di energia aggiuntiva e trovò di nuovo la visuale, le note furono chiare e cominciò a intonare il canto.

La mente tremò. Il suo mentore urlò e lei ne fu invasa; difficilmente sentiva il canto che stava elevando, ma continuò la magia della propria voce. La veggente Amaranta rise, una risata sguaiata e senza freni. Melianta non la vide, ma sentì risuonare la rabbia nell'uomo che voleva la sua prigioniera zitta, ferma. Lontana.

Nella sua torre, attraverso la polla d'acqua caricata magicamente, la Signora delle Ombre seguiva le sorelle. Le vide sotto la quercia nodosa e sorrise. Poi sospirò, qualcosa in lei fremette e portò la mano alla gola.

Nella Stanza della Musica, il Gran Maestro Diesis si aggirava mormorando: "Maledizioni su questa terra!": il pianoforte si illuminò di una luce rossa, intensa e corposa; ne era spaventato.

Il Druido afferrò Melianta per la gola e la voce melodiosa si interruppe. Il pianoforte, da un'altra parte della Landa Fantastica, aumentò le frequenze di colore, i tasti furono pestati come sotto tortura. La voce, all'interno, stava cercando di uscire e la Signora delle Ombre immerse la mano, poi il braccio nell'acqua, sempre più rovente e rossa; immerse tutta se stessa nell'acqua torbida della mente del Druido e comparve fuori il suo rifugio, le ali fiammeggianti che si aprirono, enormi, lo sguardo battagliero.

Lui se ne accorse. La sua testa scoppiava, non era solo: era impossessato dalle streghe. Le voleva fuori da sé.

La Signora raggiunse Melianta, in un battito di Ciglia. L'erborista ebbe convulsioni che spaventarono le sorelle, mentre tentavano di incanalare sempre più energia.

Melianta, con l'aiuto delle Ombre, finì il suo canto, nonostante le dita del Druido stringessero forte. La Signora urlò, il pianoforte si quietò, la voce tornò al suo posto e tutto scomparve. La magia di dileguò. Tuttò tornò alla normalità.

Tranne l'erborista. Imprigionata nella mente del suo malvagio mentore.

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