La città delle Pietre Nere

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«Conosciamo una veggente» ragionò Rom a voce alta.

«Due!» mormorò Melianta a mezza voce, guardando Fenice, che scosse il capo.

«La Veggente Amaranta vive alle porte della città delle Pietre Nere, non è un viaggio troppo lungo. Se partissimo domattina all'alba, sono certa che a sera saremmo lì»

Melianta continuò per qualche attimo a guardare Fenice, poi scosse il capo e assentì verso Rom.

«All'alba saremo di nuovo in marcia!»

***

L'alba non era neppure giunta, quando la porta della capanna si aprì e le tre sorelle uscirono, avvolte nei loro cappucci, morbidi e caldi. Accanto ai piedi di Rom, trotterellava lo stregatto. Dalla metamorfosi di Teriel, era piuttosto nervoso, così avevano preferito non lasciarlo a casa, a rifarsi le unghie sulle preziose pergamene... e sui poveri nervi di Teriel, già provati dalla trasformazione!

La strada era piana e comoda, un lungo sentiero immerso nel verde, che partiva dal Villaggio del Frusciante e, snodandosi tra il fiume Nascosto e le Colline di Vetro, giungeva fino ai piedi della Città. Ricca, opulenta, sfacciata, le sorelle non la amavano particolarmente, ma talvolta vi si recavano perché lì viveva il Druido, maestro di Melianta nella pratica erboristica e saggio consigliere.

La notte calò, mentre ancora camminavano in aperta campagna. Stanche e scoraggiate, stavano pensando a dove accamparsi per la notte quando, dopo una svolta del sentiero, si trovarono di fronte le guglie alte e scintillanti della Nera Città. Avrebbero voluto correre, per poter trovare una locanda e riposare, ma dopo due passi si fermarono. Tutte.

«C'è qualcosa di sbagliato!» mormorò Melianta e non si stupì di vedere le sorelle assentire.

«Restiamo a dormire qui, ci avvicineremo domattina» aggiunse Rom, interdetta. Era una creatura razionale, non aveva mai avuto premonizioni... una strega decisamente atipica, si definiva, scatenando le risate bonarie delle sorelle. Eppure il solo pensiero di fare un altro passo in direzione della città le dava il voltastomaco.

Nella Città, intanto, era il momento della libertà, per la Veggente: la libertà di pensare ed essere sé stessa, anche se chiusa in una gabbia di ferro.

«Le tue scelte ti si ritorceranno contro, Vecchio Corvo! Ogni passo ti farà piombare dritto nel baratro. Lo sai, ma non ti fermerai, vero?»

La voce era forte, decisa e intrisa di una buia allegria. Amaranta voleva innervosire il Druido, fargli passare l'inferno ogni notte che trascorreva vicino a lei, istillargli i tarli del dubbio, per indebolirlo e corrodere la corazza in cui aveva rinchiuso la sua coscienza. Non aveva l'illusione di fermarlo, purtroppo, ma era certa di poterlo rendere più vulnerabile e confuso.

«No, non ti fermerai... non sei abbastanza intelligente per farlo! E quando la tua rovina giungerà, credimi, riderò fino alle lacrime!»

«Basta, se non vuoi che ti uccida!»

«E chi esibirai, per farti credere un santo? Non mi puoi uccidere, sono la povera pazza che tu cerchi di salvare» rise Amaranta, schernendolo ancora. «Credi che non sappia quando verrai a uccidermi? Lo farai quando avrai visto la tua fine con i tuoi stessi occhi.»

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