9.In effetti hai un bel culo

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"Papà?!
Papà?! Papà mi senti? Ti prego non lasciarmi sola, ti prometto che mangerò i broccoli anche se li odio e ti prometto che non ti farò più arrabbiare ma tu svegliati ti prego!"
Singhiozzo fra le lacrime distesa sul lettino dell'ospedale vicino al corpo inerme di mio padre.

"Non lasciarmi sola, farò tutto quello che vorrai ma resta! Vivi! Vivi per me, per mamma, per Jack!"

Un tonfo proveniente dalla porta mi fa alzare il capo mostrando la figura dell'infermiera.

"Tesoro! Devi uscire, non puoi più rimanere qui! Mi dispiace" mi guarda con quello sguardo che dimostra compassione e che io odio tanto.

"NO! PAPÀ! NO! LASCIAMI"

"NO!" mi sveglio di soprassalto per poi scoprire che era solo un incubo.
È da un bel po' che non faccio incubi e forse il ritornare qui a Manhattan è una delle cause.

Ogni volta sempre lo stesso sogno, o incubo, io vicino ad un lettino d'ospedale, con vicino il corpo privo di vita di mio padre, le mie preghiere, i miei singhiozzi, le lacrime che mi rigavano il viso, l'infermiera, le urla, il tutto per uno stupidissimo incidente di lavoro.

Mio padre era un architetto, anche molto famoso, si trovava in un cantiere a controllare se i lavori procedevano, ma sfortunatamente una lastra di ferro lo colpì in testa, da quel giorno rimase in coma per più di sei mesi, i medici ci dicevano che ormai non c'era più possibilità e che era in stato vegetativo, cioè, respirava attraverso macchinari, e che se li avessero staccati sarebbe morto in pochi minuti.
Così un giorno mia mamma decise di staccare i macchinari perchè era straziante vedere il proprio padre o anche l'uomo della propria vita in un ospedale, privo di vita.

Sento la vista man mano appannarsi, ma ormai mi sono ripromessa che non avrei più pianto, l'ho promesso, ad una persona che era tutto per me, e che mi ha aiutata ad uscire dal mio periodo buio.

Blake.

Mi riscuoto dai miei pensieri per la brutta piega che stavano prendendo.

Sono tutta sudata e respiro a fatica, il pigiama è completamente appiccicato alla schiena e le lenzuola si trovano tutte aggrovigliate sul fondo del letto.

Prendo il cellulare da sopra il comodino e noto che sono le 5:30 del mattino, visto che non è molto presto decido di alzarmi e di andare a farmi una doccia calda per sciogliere i nervi tesi e per lavare il sudore.

Una volta finita la doccia mi prendo del tempo per osservare il mio profilo allo specchio.
Grandi occhiaie che farebbero invidia ai panda contornano i miei occhi azzurri, le mie guance sono molto più rosse rispetto al resto del viso che ha un colore cadaverico; sbuffo perchè tanto ormai il mio aspetto non potrebbe essere peggiore di così e mi dirigo in camera, mettendomi un leggins nero, una felpa abbastanza larga anch'essa nera,ed infine infilo le mie amate all star bianche. Mi dirigo in bagno applico un po' di correttore giusto per avere un'aspetto decente e mi lego i capelli in una coda alta.
Decido di prendere le cuffiette e il telefono e scendere per andare a correre, anche a Londra i primi tempi insieme ad Anne, quando avevo degli incubi uscivamo dal campus per andare a correre e smaltire un po' la tensione.

Scendo le scale lentamente per non farmi sentire ed esco di casa chiudendomi la porta alle spalle e cominciare a respirare la brezza mattutina di settembre.

Infilo le cuffiette facendo partire 'So am I' di Ava Max e comincio a correre per le strade di Manhattan che tanto amo.

🍀🍀🍀

Dopo una buona oretta decido di entrare in un bar e di fare colazione ordinando un cappuccino.

Un tintinnio avvisa l'arrivo di qualcuno all'interno del bar, e visto che in questo locale ci sono solo io e un uomo che legge il giornale decido, per pura curiosità, di vedere chi è entrato.

E se ci ritrovassimo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora