33.Maledetta sfiga

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*ATTENZIONE*
IN QUESTO CAPITOLO POTREBBERO VERIFICARSI:
1) SCLERI
2) MALEDIZIONI CONTRO UN PERSONAGGIO
3) RISATE (che fanno solo bene perché così allenate gli addominali)
4) MANCATO OMICIDIO DELL'AUTRICE PERCHÈ NON AGGIORNA DA UN PÓ

BUONA LETTURA💖



L'odore agro di disinfettante mi fa storcere il naso.

Non mi sono mai piaciuti gli ospedali; è straziante vedere quella gente malata, e i parenti che soffrono per la perdita di un proprio caro.

Sarà che ci sono passata, ma ritrovarmi davanti a quei volti abbattuti e spenti è come riaprire una ferita chiusa da tempo.

È come riportare a galla tutto il dolore che avevo provato tempo fa.

La mia gamba destra trema per il nervoso, e ormai le mie povere dita hanno preso a sanguinare per tutte le pellicine che mi sono mangiata.

Seduta qui, su una sedia di linoleum, attendo che qualche dottore tra il via vai di emergenze, si degni di aiutarmi.

O meglio, aiutarla.

Miranda al mio fianco, sembra quasi più nervosa di me.

Continua a torturarsi l'orlo del maglione con movimenti molto bruschi, quasi volesse strapparselo di dosso.

Quando ho chiamato Anne, e le ho spiegato a grandi linee la situazione, suo padre ci ha suggerito di passare in ospedale per un referto medico, cosi da accertare l'autenticità delle violenze subite.

Una dottoressa alta e slanciata, con un sorriso genuino, in poche falcate ci raggiunge.

Da sotto la spalla caccia una cartellina contenente dei fogli, per poi aprirla estraendone uno.

"Miranda Connor?" chiede, girandosi verso di me.

Mi alzo, così da essere alla sua stessa altezza.

"Si" esordisco "È lei" con un cenno del capo indico la rossa che siede ancora sulla sedia.

Ha lo sguardo vacuo e non sembra in sè.

"Seguitemi" detto questo, si avvia verso un lungo corridoio.

Molto delicatamente prendo Miranda per mano, e socchiudendo gli occhi, cerco di scorgere la figura della dottoressa, che ci attende sulla soglia di un ufficio.

Ma prima ancora di raggiungerla, sento strattonarmi il braccio.

"Non ce la faccio" Miranda inizia a tremare "N-Non posso, e se lo scoprisse?"

L'afferro per le spalle, incastrando i miei occhi azzurri nei suoi verdi.

"Ascoltami" dico decisa "Tu adesso entrerai li dentro, farai il referto, poi andremo alla polizia e farai il culo a quel bastardo che dovrà marcire in prigione" comincio ad ansimare per la rabbia che pian piano cresce dentro di me per quell'individuo, che non può definirsi neanche uomo "Ci siamo capite?"

Lei annuisce un po' incerta, ma alla fine si fa coraggio e insieme raggiungiamo la porta della stanza.

"Prego accomodatevi, la dottoressa Jones, vi attende" ci indica una donna molto più grande di lei in fondo alla stanza, che ci aspetta seduta vicino ad una scrivania, con lo sguardo fisso sullo schermo de computer.

Ci avviciniamo cautamente, e una volta davanti, la dottoressa Jones sposta subito lo sguardo su di noi, alzandosi.

"Salve! Cosa posso fare per voi?" sorride in modo cordiale.

E se ci ritrovassimo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora