Nadâ camminava lentamente tentando di ritardare il momento in cui sarebbe arrivata a destinazione. Non appena vide in lontananza la sua meta si fermò con il cuore in gola. Il palazzo del sultano si ergeva di fronte a lei, immenso come sempre. La fanciulla rimase a lungo immobile, come ipnotizzata dalle ampie cupole dorate, mentre un forte vento di scirocco le scompigliava i capelli e le vesti.
Nadâ respirò profondamente un paio di volte per poi riprendere il cammino. Sarebbe stato difficile trovare le parole giuste da dire ad Osman, ma il suo migliore amico aveva bisogno di lei più che mai in un momento come quello.
Non appena Osman la vide la strinse forte a sé. Dopo un tempo che sembrò infinito i due amici sciolsero il loro abbraccio e si fissarono in silenzio. Osman era bello come sempre con la sua meravigliosa e liscia pelle ambrata e il suo fisico imponente. I suoi capelli scuri erano leggermente scompigliati ed un velo di barba ricopriva le sue guance. I suoi occhi profondi erano meno ridenti del solito ed erano oscurati da profonde occhiaie. Nadâ gli prese dolcemente una mano tra le sue e si costrinse a parlare. «Io...».
Osman la zittì immediatamente ponendole un dito sulle labbra. «Sccc, non c'è bisogno che tu dica nulla. Mi basta solo che tu sia qui».
Il cuore di Nadâ perse un battito. Perché ogni contatto con lui le faceva sempre questo effetto sconvolgente?
«L'unica cosa che mi dispiace è che mio padre se ne sia andato prima che potessi renderlo orgoglioso di me».
«Ma che stai dicendo? Ovvio che fosse orgoglioso di te. Come avrebbe potuto non esserlo?».
«Non è ciò che diceva».
«Beh, io credo che lui volesse solo spronarti a dare il meglio di te. Voleva temprarti, renderti pronto ad affrontare questo momento. Oppure semplicemente non voleva che lo amassi troppo e che soffrissi dopo la sua morte, come hai sofferto per la perdita di tua madre. Non è facile fare il genitore, ma sono certa che in cuor suo ti apprezzava e ti voleva bene».
«Idiozie! Non cercare di difenderlo o di risollevarmi il morale!».
«Io credo che in fondo non fosse cattivo come pensi. Quando ho perso mia madre si è preoccupato per me nonostante non fossimo parenti».
«Lui adorava tuo padre perché avevano combattuto fianco a fianco. Credo che gli avesse promesso di vegliare su di te e su tua madre. E comunque è l'unica cosa buona che ha fatto nella sua vita».
«Beh, almeno dobbiamo essergli grati per la nostra amicizia».
Osman sorrise leggermente per poi tornare ad incupirsi. «Comunque non è questo a preoccuparmi. È ciò che mi aspetta. Perché dovevo essere proprio io il prescelto da lui come successore? Non che mi abbia esattamente scelto. Non avrebbe potuto fare altrimenti! Raakin è stato strangolato da mio fratello Naadir, il quale a sua volta è stato misteriosamente avvelenato. Kamal ha complottato contro mio padre che ovviamente non ha esitato a farlo giustiziare. Omar è giovane e totalmente disinteressato ad assumere il comando. E quel codardo di Murad è fuggito per paura dopo che Naadir aveva tentato di eliminarlo».
La ragazza gli accarezzò delicatamente una guancia come per rincuorarlo, perdendosi nella profondità dei suoi espressivi occhi scuri «Non dire idiozie. Te la caverai benissimo. Io ho fiducia in te».
Osman strinse affettuosamente la mano della sua amica per ringraziarla. Poi si schiarì la gola come se fosse imbarazzato «Ho bisogno che tu mi faccia un favore. Insomma...ecco...adesso che sono il nuovo sultano devo assicurarmi degli eredi».
Nadâ abbassò lo sguardo a disagio mentre paura e speranza si facevano strada dentro di lei. Fino a quel momento Osman non si era mai legato sentimentalmente a nessuna donna. Ne aveva avute parecchie, ma lei non ne era gelosa perché sapeva che per lui rappresentavano solo il passatempo di una notte. Lei era l'unica donna a cui lui aveva permesso di conoscerlo veramente, con la quale aveva stretto un legame affettivo. «Potresti aiutarmi a trovare una degna madre per i miei figli? Io non saprei da dove cominciare. Voglio generare i miei eredi con donne di alto rango e dotate di ottime qualità, non con una qualsiasi concubina» chiese Osman strappandola dal flusso dei suoi pensieri. La ragazza sentì il cuore sgretolarsi in tanti piccoli pezzettini. Annuì debolmente cercando di non lasciar trasparire la sua delusione.
«Sicuramente tu saprai scegliere le candidate più adatte. La donna che desidero deve avere delle qualità ben precise» aggiunse il sultano.
«Vu-vuoi che ne trovi più di una?».
«Per il momento una sarà sufficiente, poi eventualmente ne aggiungerò altre al mio harem per poter avere più possibilità di generare un buon erede. Però se trovassi più candidate tra cui io possa scegliere...».
«Ma sì, certo» mormorò Nadâ mentre avvertiva la sensazione di essere schiacciata da un macigno che andava diventando ogni minuto più grande.
«Comunque avrai tempo a disposizione. Partirò domani stesso per andare in battaglia. Approfittando del momento di instabilità provocato dalla morte di mio padre, i nostri nemici hanno attaccato alcune città di confine. Devo andare immediatamente a ristabilire l'ordine. Pensano che io sia giovane e debole, devo dimostrare che si sbagliano e che nessuno può sollevarsi contro il grande Osman, nuovo sultano dell'impero».
La donna lo guardò con apprensione strappandogli un sorriso.
«Tranquilla! Non so quando tornerò, ma ti assicuro che mi rivedrai sano e salvo» mormorò il giovane accarezzandole affettuosamente una guancia.
«Prendi questa» sussurrò la ragazza sganciando la collana che portava al collo e porgendogliela. «è un portafortuna. Ti proteggerà».
Osman rigirò tra le mani il monile guardandolo con perplessità. Si trattava di una delicata catenina d'oro con un pendente di opale verde, a forma di cuore. «Se dovessi spogliarmi davanti a qualcuno, specialmente una fanciulla, temo che metterebbe in dubbio la mia virilità, se portassi questa al collo» commentò ridendo.
«Mi dispiace. Non devi per forza indossarla, puoi tenerla in tasca» rispose Nadâ a disagio. Le era sembrato un gesto carino, ma forse si era sbagliata.
«Forse non mi conosci bene come credevo. Per me sarà un onore indossarla sotto i vestiti. E se qualcuno per caso dovesse vederla, voglio vedere se oserà insultare il nuovo sultano». Osman assunse un tono minaccioso per poi tornare ad addolcirsi rivolgendo uno sguardo tenero alla sua amica. Poi le depose un bacio affettuoso sulla fronte ringraziandola per il dono. Il giovane sapeva che quella collana aveva un grande valore affettivo per Nadâ, il monile era l'unico ricordo che le era rimasto della madre. Giurò a sè stesso e a Dio che sarebbe tornato sano e salvo e glie l'avrebbe restituita.
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La rugiada del deserto
ChickLitDopo la morte del padre, Osman si trova a dover ricoprire il ruolo di sultano. Spaventato dal difficile compito che lo attende, temendo di non essere all'altezza, trova conforto nella sua migliore amica Nada, alla quale chiede di aiutarlo a trovare...