CAPITOLO 4

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LLa mattina seguente Nadâ si svegliò schiacciata da un grosso peso. Solo in quel momento le tornò in mente che finalmente il suo amato Osman era tornato e avevano trascorso la notte insieme. Delicatamente allungò una mano e gli accarezzò un ricciolo scuro.

Improvvisamente bussarono alla porta, facendole ritrarre la mano di scatto. Osman aprì lentamente gli occhi e non appena si accorse di lei, le sorrise, ancora mezzo assonnato. Il cuore di Nadâ si sciolse immediatamente. Come avrebbe voluto baciare quell'adorabile viso assonnato e accarezzarlo dolcemente.

Il sultano si alzò a sedere e andò lentamente verso la porta stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi.

«Mio sultano! Sono venuta a svegliarvi e servirvi la colazione come concordato» affermò Haifa, una servetta parecchio giovane. La ragazzina teneva lo sguardo basso timidamente, anche in segno di rispetto per la figura del sultano. Non riusciva a credere che fosse toccato a lei un onore tale. Quando le avevano dato questo incarico aveva sgranato i suoi grandi occhioni castani da bambina ed era andata subito a scegliere il suo abito migliore per l'occasione. Aveva indossato una lunga tunica verde che le stava un po' larga a causa del suo fisico ancora esile e minuto, ma crescendo l'avrebbe riempita.

Osman prese il vassoio con la colazione e lo depose sul letto, congedando la serva che ancora teneva la testa bassa, con i lisci capelli castani che le ricadevano sul viso coprendolo quasi interamente.

«Prego, serviti pure» esclamò il sultano rivolto a Nadâ, prima di afferrare un frutto e dirigersi verso la porta.

«Non fai colazione con me?» chiese la ragazza delusa.

Il sultano scosse la testa avanzando di nuovo verso la porta «No, ho una miriade di impegni urgenti».

«Ma sei esausto!» protestò Nadâ preoccupata per la sua salute.

«No, mi sono già ripreso. Sono stato via a lungo, devo recuperare il tempo perduto. Inoltre, Fasir aspetta un mio segno di debolezza per assumere il potere, devo risolvere la questione. Ma ci vedremo più tardi. Ricorda che abbiamo ancora qualcosa di cui discutere» aggiunse rivolgendo un sorriso ammaliante alla sua amica.

Nadâ sentì le farfalle svolazzarle nel petto. Probabilmente si stava illudendo, ma sognava che lui le avrebbe rivolto dolci parole d'amore, spiegandole che la guerra e la paura di morire gli avevano fatto comprendere di amarla più della sua stessa vita.

Laragazza si lasciò cadere sulle lenzuola sfatte, respirando a pieni polmonil'odore del suo amato. Non vedeva l'ora che la giornata volgesse al termine perrincontrare Osman e chissà, magari avrebbe ascoltato una bellissimadichiarazione d'amore e poi si sarebbero baciati appassionatamente. Avrebbefinalmente assaporato quelle labbra morbide e sensuali, avrebbe accarezzato ilsuo corpo forte e virile e si sarebbe persa nel suo sguardo intenso. Lui leavrebbe detto che l'aveva sempre amata e le avrebbe chiesto di essere la madredei suoi figli. Nelle notti solitarie nel deserto, mentre le scriveva lettered'amore aveva riflettuto e aveva sentito la sua mancanza accorgendosi che fosseroanime gemelle destinate a stare insieme per sempre. Avrebbe voluto solo leicome unica donna per tutta la vita, perché le altre non avevano nessunsignificato per lui e avrebbe potuto fare

La rugiada del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora