CAPITOLO 15

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Nadâ si svegliò con un sorriso stampato sul volto. Si sentiva stordita, come se stesse vivendo un sogno. Non poteva essere vero che Osman l'avesse baciata con ardore e che le avesse chiesto la mano. Al ricordo le formicolavano le labbra per il desiderio di assaporare ancora la lingua e le dolci carezze sensuali del suo amato.

Dopo essersi alzata e aver fatto colazione, si preparò accuratamente, voleva essere perfetta per il suo uomo. Finalmente avrebbe dormito con lui... e chissà cosa sarebbe successo. Dopo un'attesa così lunga era certa che gli sarebbe saltata addosso. Desiderava sentire la propria pelle contro la sua, accarezzare ogni centimetro del suo corpo, anche quelle parti che non aveva mai avuto il piacere di vedere.

Non appena fu soddisfatta del proprio aspetto si diresse allegramente verso il palazzo. Da lontano scorse Jasmine che si allontanava con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Una fitta dolorosa al petto la costrinse a fermarsi un istante. Poi riprese a camminare rapidamente, desiderava ricevere spiegazioni in merito da Osman.

Purtroppo una volta raggiunto il palazzo, venne intercettata da Omar che la strinse in un abbraccio affettuoso.

«Buongiorno Nadâ! Sei splendida! Il fidanzamento ti ha fatto bene. Non che di solito tu non sia bella, ma oggi lo sei ancor di più».

La fanciulla lo ringraziò timidamente per poi recarsi insieme a lui a salutare Osman.

Il sultano rimase deluso e un po'infastidito nel vederla in compagnia del fratello minore. Immediatamente scattò in piedi e si diresse verso la sua fidanzata prendendo possesso delle sue labbra per sottolineare che fosse sua. La ragazza lo respinse a disagio, mentre Omar rideva, divertito dalla gelosia del fratello.

«E un bacio a me non lo dai?» commentò il giovane ottenendo in cambio un'occhiataccia da parte di Osman.

«Omar è stato tanto gentile da accompagnarmi da te, voleva cogliere l'occasione per salutarti, ma adesso sono sicura che abbia tante cose da fare» mormorò Nadâ rivolgendo un'occhiata eloquente ad Omar. Ma il ragazzo non si mosse di un millimetro.

«Veramente speravo di trascorrere un po'di tempo con te, tanto mio fratello presto ti avrà tutta per sé».

Osman sbuffo vistosamente. Era stanco di sentirselo dire da tutti. Si era appena fidanzato e tutti gli rubavano le attenzioni della futura sposa con la scusa che lui avrebbe trascorso il resto della vita con lei.

Prima che riuscisse a replicare, Nadâ prese la parola. «Va bene! Ma solo cinque minuti».

Omar sorrise trionfante, mentre Osman gli si avvicinava minaccioso per buttarlo fuori a calci. Purtroppo nel frattempo giunse Ahmelek per delle questioni urgenti che richiedevano l'attenzione del sultano. Ad Osman non restò altra scelta che arrendersi. Prima di andar via si avvicinò a Nadâ e le sussurrò all'orecchio: «Ci vediamo stanotte» guardandola con uno sguardo carico di promesse.

Il resto della giornata trascorse molto lentamente, la notte sembrava non giungere mai. Omar intrattenne Nadâ mostrandole alcuni suoi disegni e proponendole di posare per un ritratto che avrebbe donato ad Osman in occasione delle nozze.

Faticarono a lungo a trovare una posa che alla ragazza andasse bene per il dipinto. Avrebbe voluto che fosse perfetto. Dopo lunghe discussioni Omar si spazientì e la costrinse a fare a modo proprio. La fece accomodare vicino ad una finestra, leggermente voltata verso l'esterno, con il viso rivolto verso un libro come se fosse intenta nella lettura. Proprio in quel momento un raggio di luce filtrava dalla finestra illuminando il suo volto e creando uno splendido riflesso sui lunghi riccioli scuri. Omar la trovò perfetta, sarebbe venuto fuori un quadro stupendo.

Dopo essere rimasta a lungo in posa, Nadâ cominciò a sentirsi stanca e chiese all'amico di fare una pausa per riposare un poco.

Omar annuì comprensivo e decise di approfittarne per far visita alla madre. Dopo la morte di suo padre, Osman le aveva comunque consentito di continuare a vivere nell'harem, a differenza delle altre concubine del padre e dei relativi figli che avevano immediatamente cominciato a cospirare contro di lui, tentando di prendere il suo posto.

Non appena vide arrivare il figlio, la signora Najat gli corse incontro e lo abbracciò con affetto. Anche se ormai era un uomo, per lei era sempre il suo adorato bambino.

Dopo essersi salutati, la donna lo invitò ad accomodarsi su una sedia e iniziarono a chiacchierare.

Erano stati a lungo senza vedersi. Quando si erano rivisti ad Omar la madre era sembrata leggermente invecchiata. I lunghi capelli scuri, legati in uno chignon morbido, erano venati di riflessi argentei ed intorno agli occhi dorati erano comparse alcune rughe d'espressione.

«Ho saputo che Osman sposerà Nadâ!» commentò la donna, dopo aver ascoltato i racconti sui viaggi del figlio. Se fosse stato per Omar non avrebbe parlato d'altro, ma la madre aveva altri programmi.

«Si, in effetti c'era da aspettarselo. Mi sembrava strano che non avesse preso in considerazione l'idea».

«Si, infatti. Forse non è abbastanza sveglio. Tu saresti più adatto di lui a fare il sultano».

«Madre! Cosa state dicendo! Osman è in gamba!».

«Si, forse...Ma non quanto te. So per certo che alcuni dei suoi visir si lamentano e sarebbero disposti a sostenerti. Anche parte del suo esercito sarebbe dalla nostra parte».

Oman si alzò di scatto infastidito e sorpreso. «Non ho nessuna intenzione di tradire Osman! Gli sono affezionato, non merita nulla del genere! E comunque non mi interessa affatto diventare sultano!».

«Pensaci bene! So che hai un debole per Nadâ, una volta preso il posto di Osman sarebbe tua».

«Lei lo ama. Mi odierebbe a morte se lo uccidessi!».

La donna rise di lui. «Come sei ingenuo Omar, per questo hai bisogno di me e dei miei consigli! Se diventerai sultano che importa se ti odia, sarà costretta ad ubbidire alla tua volontà».

«Non ho intenzione di continuare ad ascoltare queste sciocchezze!».

«Omar dammi ascolto! Una madre sa sempre ciò che è meglio per suo figlio».

Il giovane le voltò le spalle e fece un respiro profondo. Dopo aver riflettuto un attimo, tornò sui suoi passi e si sedette di nuovo sulla sedia.

«D'accordo! Spiegami meglio i dettagli e dimmi chi è dalla nostra parte. Devo sapere su chi posso contare!».

La donna sorrise soddisfatta. Sapeva che in fondo Omar era dotato di buonsenso e sarebbe riuscito a convincerlo. Una madre sa sempre quali tasti toccare per far leva sui figli, forse il suo ragazzo non era particolarmente interessato al potere, ma di sicuro non era insensibile al fascino di Nadâ. Quando sarebbe diventato sultano, lei sarebbe stata orgogliosa di lui e avrebbe continuato a dispensare i propri saggi consigli, permettendogli di diventare l'uomo più potente di tutti i tempi, grazie al sui intervento il figlio avrebbe condotto l'impero alla gloria. Tutte le donne l'avrebbero invidiata e ammirata. Najat: colei che aveva generato e guidato saggiamente Omar il grande! Sarebbero stati ricordati nei secoli a venire!

Dopo aver discusso a lungo del piano con la madre, Omar si accorse che si era fatto tardi e che Nadâ lo attendeva perché terminasse il ritratto. Salutò la donna affettuosamente e si avviò d nuovo verso la residenza di Osman.

Non appena giunse lì, la trovò addormentata sul suo letto. Era così bella e serena mentre dormiva, con i lunghi riccioli sparsi sul letto. Si fermò un bel po' a contemplarla, indeciso se ritrarla anche così, ma forse Osman non avrebbe apprezzato.

All'improvviso la porta si aprì sbattendo violentemente sulla parete ed Osman fece il suo ingresso. Il sultano si infastidì ancora di più nel vedere la sua amata che giaceva sul letto del fratello. Si avvicinò per svegliarla, ma Omar lo bloccò immediatamente.

«Lasciamola riposare! Inoltre abbiamo una questione più urgente di cui discutere».

Osman lo guardò con aria interrogativa, lasciando la stanza insieme al fratello e cercando un luogo appartato dove parlare in tranquillità. Non era semplice, purtroppo nel palazzo anche i muri avevano orecchie.

La rugiada del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora