CAPITOLO 13

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La festa era iniziata da più di un'ora, ma Osman non riusciva a scacciare la malinconia e divertirsi. Non riusciva a credere che Nadâ non fosse venuta. Anche se avevano litigato e si erano ignorati per giorni non poteva mancare ad un evento così importante. Quella sera avrebbe dovuto annunciare il nome della prescelta.

Le candidate cercavano in tutti i modi di attirare la sua attenzione, ma il sultano sembrava assente e il suo sguardo era costantemente rivolto verso la porta, nella speranza di veder entrare la propria amica. Ormai la festa andava avanti da parecchio, era ovvio che non si sarebbe presentata.

All'improvviso la porta di aprì e Nadâ fece il suo ingresso, seguita da Ahmelek, Fazil e Omar.

La ragazza era molto affascinante nel suo abito chiaro, lungo fino ai piedi che faceva risaltare il suo incarnato scuro.

Tutti si voltarono a guardarla un po'sorpresi e un po'perplessi. Osman rivolse loro uno sguardo furioso.

Nadâ finse di ignorare tutti quanti e si fermò in un angolo della sala con i suoi accompagnatori, cominciando a ballare. Il sultano si avventò immediatamente su di lei come una furia e le afferrò un braccio con poca delicatezza, trascinandola in corridoio.

«Che caspita stai facendo???» urlò fuori di sè inchiodandola al muro.

«Quello che fai tu. Valuto i miei candidati» rispose la ragazza guardandolo con aria di sfida.

Osman le afferrò il mento con forza avvicinando pericolosamente il suo viso a quello della ragazza.

«Tu non hai il permesso di sposare nessuno di loro!» urlò con uno sguardo assassino sul volto.

Nadâ tentò invano di spingerlo via. «Perché dovrei farlo? Perché non vuoi che sposi nessuno di loro?».

Le labbra di Osman si avventarono sulle sue in un bacio appassionato. Se non ci fosse stato lui a sorreggerla, probabilmente sarebbe finita distesa sul pavimento per quanto le tremavano le gambe. La lingua del sultano iniziò una danza dolce e sensuale con la sua, mentre i loro due corpi aderivano sempre di più fino a fondersi in un'unica cosa.

Dopo un tempo indefinito Osman si staccò da lei ansimando. Poi distolse lo sguardo scusandosi con la sua amica. In tutta risposta lei lo baciò nuovamente in modo appassionato.

Il sultano la prese tra le sue forti braccia e si diresse verso la propria camera da letto per essere sicuro che nessuno potesse vederli o disturbarli. La depose sul letto e salì sopra di lei ricominciando a baciarla.

Nadâ insinuò le mani sotto i suoi vestiti e cominciò ad esplorare il suo petto con le mani strappandogli un gemito. Quanto adorava il suo corpo, aveva sempre desiderato di poterlo esplorare come si deve e finalmente il suo sogno era diventato realtà.

La bocca di Osman si spostò sul suo collo, tracciando una serie di baci che scendevano verso la clavicola per poi spostarsi sul suo petto.

Poi il sultano si sollevò sulle braccia contemplando con amore misto a desiderio la splendida donna che giaceva sotto di lui. Avrebbe desiderato spogliarla e farla sua, ma prima avevano alcune cose da chiarire. Se non ci fosse stato un forte legame tra loro probabilmente avrebbe ceduto al proprio istinto. Ma non con lei. Correva il rischio di farsi veramente male.

«Adesso quindi accetterai di sposarmi?» chiese come se fosse un'affermazione o un ordine piuttosto che una domanda. Mentre attendeva una risposta fissava Nadâ negli occhi con il cuore che batteva forte.

«Non lo so. Forse». Rispose lei lasciandolo spiazzato.

Gli occhi di Osman divennero minacciosi. Ma dietro la rabbia lei riusciva a scorgere anche un po' di vulnerabilità.

La rugiada del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora