CAPITOLO 11

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Nadâ trascorse l'intera notte a rigirarsi nel letto ripercorrendo mentalmente la discussione avuta con Osman. Si chiedeva se avrebbe dovuto fare qualcosa diversamente. Si stavano divertendo un mondo e poi in istante tutto era andato a rotoli. Come mai negli ultimi tempi litigavano così tanto?

Non riuscendo a dormire, all'alba la ragazza decise di alzarsi per uscire a fare una passeggiata e sfogare la tensione altrimenti sarebbe impazzita.

Non appena uscì dalla propria camera si imbattè in Jasmine che stava appena rincasando con addosso i vestiti del giorno prima. Nadâ la osservò con aria interrogativa, ma decise di non fare domande, preferiva non sapere. Ma ovviamente Jasmine aveva altri programmi. «Ho trascorso un pomeriggio ed una notte meravigliosi con il sultano».

«Non vi credo! Ero con lui ieri e so che ha annullato l'incontro con voi».

«Si, ma io sono rimasta lo stesso ad aspettarlo e ne è valsa veramente la pena».

Prima di commettere un omicidio Nadâ si avviò verso la porta cercando di ignorare la fonte della sua collera.

«Mi ha anche chiesto di organizzare una festa la prossima settimana, per annunciare il nostro fidanzamento» le urlò dietro l'amica che aveva proprio deciso di non darle tregua.

«CONGRATULAZIONI!» urlò a sua volta Nadâ non celando la sua collera prima di lasciare l'abitazione sbattendo la porta con una violenza incredibile.

Cominciò a camminare rapidamente senza una destinazione precisa, calciando con forza tutte le pietre che andava incontrando lungo il cammino.

«Non vorrei essere al posto di quelle pietre! Che vi hanno fatto, poverine?» commentò una voce divertita.

Nadâ si fermò e voltò la testa in direzione della voce. Guardò attentamente quel volto che le sembrava familiare prima di spalancare gli occhi per la sorpresa. «O-omar?».

Il ragazzo sorrise allegramente. «Sono così cambiato?».

«Siete decisamente cresciuto!».

«Sono un uomo adesso!» affermò il ragazzo con orgoglio.

E che uomo! Pensò Nadâ. Omar era decisamente alto, anche più di Osman e aveva un fisico statuario. I suoi splendidi occhi nocciola erano messi in risalto dalla pelle abbronzata e folti capelli scuri gli ricadevano sulle spalle. Una leggera barba gli dava un aspetto ancora più affascinante e maturo.

«Tutto qui? È così che mi accogliete dopo tanto tempo che non ci vediamo?» esclamò mentre allargava le braccia.

Nadâ lo strinse in un abbraccio forte. Finalmente un volto amico. Dopo tanti giorni di stress si sentì per un attimo confortata dall'abbraccio affettuoso di Omar.

«Sto andando a trovare mio fratello. Vi va di venire con me?» le chiese il ragazzo con uno splendido sorriso su volto.

Nadâ esitò un attimo, ma poi decise di annuire e seguire Omar.

Osman stava per uscire quando si ritrovò davanti Nadâ insieme ad un uomo che non riuscì immediatamente a riconoscere. «Omar?» chiese sorpreso.

«Ma perché faticate tutti a riconoscermi?» rise il ragazzo.

Il sultano lo strinse immediatamente in un abbraccio rischiando di stritolarlo.

«Omar sono così contento di vedervi! Come siete cresciuto!».

«Sono riuscito a tornare in tempo prima del vostro matrimonio o quello che è. Ho saputo che in questi giorni ve la siete spassata incontrando un sacco di donne affascinanti per sceglierne una».

«Le notizie arrivano anche dall'altra parte del mondo!» esclamò Osman sorpreso ed infastidito allo stesso tempo.

«è stata mia madre ad inviarmi alcune lettere».

«Raccontateci un po' dei vostri viaggi» intervenne Nadâ.

«Ho visto un sacco di posti meravigliosi, ho fatto un sacco di disegni interessanti. Se volete ve li mostro».

«Sarebbe fantastico!» esclamò la ragazza piena di entusiasmo.

«Tu immagino che avrai un sacco di cose importanti da fare, ci vediamo dopo così ci facciamo una bella chiacchierata» commentò Omar rivolto al fratello maggiore facendogli l'occhiolino prima di sparire dentro una stanza con Nadâ.

La ragazza rimase per ore ad ascoltare i racconti di Omar e ad ammirare i suoi disegni. Sarebbe stata ad ascoltarlo per giorni. Era tutto così affascinante.

«Ho visto un sacco di cose bellissime e ho conosciuto molte donne stupende. Ma nessuna era bella quanto voi!» esclamò Omar rivolgendole uno sguardo infuocato.

Nadâ si sentiva profondamente a disagio. Omar era il fratello minore di Osman. Sin dalla sua nascita lei e il sultano lo avevano preso particolarmente a cuore e gli avevano sempre dedicato molto tempo. Una volta cresciuto, Omar aveva deciso di assecondare la propria voglia di avventura e di esplorazione ed era partito per un lungo viaggio. Anche questo aveva garantito ottimi rapporti tra lui e il fratello, mentre gli altri figli del vecchio sultano anelavano al potere, Omar aveva altri sogni, altri progetti.

Nonostante il ragazzo fosse cresciuto parecchio dall'ultima volta che lo aveva visto e fosse diventato un bellissimo uomo, per Nadâ era pur sempre il fratellino di Osman. I suoi complimenti la imbarazzavano.

«Ho detto qualcosa che non va?» chiese Omar notando il suo disagio.

«No, nulla, non preoccupatevi».

«Vi ho portato anche un piccolo dono. Ne ho portati per tutti».

«Non avreste dovuto!» replicò Nadâ mentre Omar le porgeva un piccolo pacchetto.

La ragazza lo aprì rapidamente, curiosa di scoprirne il contenuto. All'interno c'era un delicato bracciale d'oro con un rubino a forma di fiore.

«è bellissimo!» esclamò ringraziando Omar con un abbraccio.

«Adesso mi sa che è il caso che io vada a salutare mia madre o mi ucciderà» commentò il giovane staccandosi dall'abbraccio. «Mi piacerebbe trascorrere più tempo con voi, ma ci vedremo sicuramente nei prossimi giorni se per voi va bene. Penso che chiederò ospitalità a mio fratello per un po'».

«Ma certo! Con piacere!» rispose la ragazza con un ampio sorriso che le illuminava gli occhi.

Dopo aver salutato Omar, Nadâ si diresse a cercare Osman per salutarlo. Lo trovò come sempre intento a occuparsi di qualche seccatura amministrativa.

«Sono passata per salutarvi. Sto andando via».

Osman rimase immobile rivolgendole solo un impercettibile cenno di saluto.

«E anche per dirvi una cosa. Fazil e Ahmelek non saranno alla mia altezza, ma Omar lo è decisamente» aggiunse prima di fuggire via senza lasciare ad Osman il tempo di rispondere.

La rugiada del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora