CAPITOLO 9

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Il giovedì sera la festa organizzata da Nadâ ebbe luogo. Le varie candidate si presentarono una dopo l'altra al sultano, offrendogli i loro manicaretti. Anche stavolta la ragazza fu costretta a sedere al fianco di Osman in modo che lui potesse consultarla.

La prima a presentarsi fu Osilda. La ragazza era figlia di un militare, che durante le campagne in occidente aveva messo incinta una donna occidentale e l'aveva portata con sé come sua schiava.

Osilda, nonostante avesse ereditato i colori scuri del padre, aveva anche alcuni tratti somatici della madre, che la rendevano diversa da tutte le altre candidate. I suoi tratti peculiari le conferivano un fascino particolare, che non aveva lasciato indifferente il sultano.

La ragazza salutò l'uomo con deferenza e gli porse un vassoio sul quale facevano bella mostra dei lokum aromatizzati con diverse spezie ed agrumi.

Il sultano osservò che avevano un aspetto invitante, allungò a mano per assaggiarne uno e si complimentò con Osilda per l'ottimo sapore dei suoi dolci.

La seconda candidata ad entrare fu Samina, la figlia del mercante, la cui esibizione era stata molto apprezzata da Osman. La ragazza si avvicinò timidamente porgendo al sultano un piatto di Lahmacun: un sottile strato di pasta ricoperto da carne macinata piccante.

Osman osservò perplesso la pietanza, non aveva un bell'aspetto.

«Perchè non l'assaggi tu per prima?» propose a Nadâ guadagnandosi un'occhiataccia dall'amica.

«Voglio solo essere gentile» commentò.

Poi rivolse un sorriso rassicurante a Samina e decise di provare un boccone della sua pietanza. Immediatamente sputò il cibo disgustato. Ma che cosa ci aveva messo dentro? Era decisamente immangiabile.

La ragazza sembrava a disagio e si torceva le mani osservando il pavimento. Temendo che cominciasse a piangere, Nadâ si alzò in piedi e la accompagnò dall'altra parte della sala, dove Osilida le accolse con un sorriso trionfante. Probabilmente si sentiva già la vittoria in tasca.

La terza ad entrare fu Jasmine, vestita con un incantevole abito azzurro cielo. La ragazza era seguita da due musici che cominciarono ad intonare delle note melodiose. Jasmine si esibì in una breve danza, al termine della quale si inginocchiò davanti al sultano, ponendo un po' di Güllaç sulla propria spalla nuda ed invitandolo ad assaggiare. Osman non se lo fece ripetere due volte e assaporò il dolce leccando e succhiando sensualmente la spalla della ragazza. Non contenta la fanciulla si alzò in piedi e prese una mano del sultano tra le proprie. Gli immerse un dito nel contenitore contenente la pietanza e poi glie lo succhiò molto lentamente senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Osman sembrava quasi ipnotizzato e i suoi occhi brillavano d'eccitazione.

Nadâ dovette usare tutto il proprio autocontrollo per non spiaccicare il resto del Güllac in faccia a Jasmine e andarsene sbattendo la porta.

Le performance di tutte le candidate che entrarono dopo Jasmine sembravano impallidire in confronto a quella della ragazza. Il sultano sembrava quasi annoiato.

Quando finalmente anche l'ultima fanciulla ebbe terminato, Osman si alzò e invitò i musici a suonare. Durante il resto della serata si intrattenne con le candidate chiacchierando e ballando con loro in modo da poterle conoscere meglio.

Nadâ invece rimase tutta la sera in un angolo in preda allo sconforto.

Quando finalmente Osman se ne accorse, si avvicinò a lei preoccupato.

«Cosa succede? Qualcosa non va?» le chiese scompigliandole i capelli.

«Tutto bene. Sono solo un po' stanca. Forse è meglio che me ne vada».

La rugiada del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora