CAPITOLO 16

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Non appena si chiusero la porta alle spalle, Omar iniziò a camminare nervosamente come un animale in gabbia.

«Quindi? Perché mi hai portato qui?» chiese Osman spazientito.

Il fratello continuò a non rispondere e passeggiare. Era cadaverico in viso e le mani gli tremavano. Osman non lo aveva mai visto così, a parte quella volta che da bambino aveva combinato un guaio e temeva la collera del padre.

Il sultano cominciò a preoccuparsi. Cosa gli nascondeva Osman? E se fosse successo qualcosa tra lui e Nadâ? Gli sembrava difficile, visto che lei aveva detto di amarlo, ma non gli veniva in mente nient'altro.

«Sai bene che io ti sono molto affezionato! Davvero tanto! Sei più che un fratello per me!» esordì Omar.

Osman continuò a fissarlo con il cuore che gli batteva forte per la preoccupazione.

Il fratello abbassò lo sguardo a disagio ed emise un sospiro. Poi fece un passo verso di lui, mentre accarezzava nervosamente l'impugnatura della sciabola che portava sempre al suo fianco.

«Non dubitare mai del mio affetto! D'altra parte voglio un gran bene anche a mia madre. È colei che mi ha generato, che mi ha cresciuto con amore, che mi ha sempre difeso».

Il sultano annuì continuando a chiedersi cosa stesse cercando di dirgli il fratello. Purtroppo sul più bello bussarono alla porta. I due uomini decisero di non rispondere intenzionati a concludere la conversazione senza interruzioni, ma purtroppo i colpi non cessarono.

Infastidito Osman si avviò verso l'uscio. Ahmelek fece capolino con aria imbarazzata, scusandosi più e più volte, quasi sdraiandosi a terra come un tappetino.

«Spero per te che sia importante!» sbraitò il sultano.

«Purtroppo si! È arrivato un messaggio. Tuo fratello Ali ha attaccato Adrianopoli».

Osman sbuffò infastidito e fece cadere con un gesto di rabbia i libri che giacevano su un tavolo di legno. «Lasciami solo un minuto per terminare la conversazione con Omar e ti raggiungo per stabilire la strategia da adottare».

«Credo che sia meglio intervenire immediatamente!» commentò Ahmelek.

«Forse sarà meglio che prima io discuta con Osman, intanto tu raduna i visir» gli ordinò Omar.

«Mi risulta che sono io il sultano!» lo rimproverò Osman. «Sono io che do gli ordini al mio gran visir!».

Omar annuì a disagio, poi fece cenno ad Ahmelek di lasciarli soli.

«Allora? Cerca di essere veloce!» gli ordinò Osman, una volta rimasti soli.

«OK, come ti stavo dicendo, io ti sono affezionato».

«Si, questo l'ho capito!» sbraitò il sultano che stava cominciando a perdere la pazienza.

Omar gli si avvicinò poggiandogli le mani sulle spalle, poi sollevò lo sguardo incontrando i suoi occhi.

«Capisco che stai per perdere la pazienza, ma ciò che sto per fare non è affatto facile!» mormorò il fratello. Avvicinò la mano verso la sua sciabola e la estrasse, per poi gettarla ai piedi di Osman. Infine cadde in ginocchio.

«Mia madre sta organizzando una cospirazione ai tuoi danni e sono coinvolti alcuni dei tuoi visir ed anche alcuni membri del tuo esercito».

Il volto di Osman impallidì.

«Io mi rifiuto di assecondarla, non potrei mai tradirti. Ho finto di stare al gioco per conoscere tutti i dettagli e poterteli riferire. Però come ho detto, è pur sempre mia madre, vorrei che le risparmiaste la vita. La porterò immediatamente via da qui, la terrò nel mio palazzo e la sorveglierò con attenzione, ma non voglio che muoia».

Il sultano annuì confuso. «Ti ringrazio molto per la tua lealtà. È molto importante per me. Le uniche persone di cui so di potermi fidare sono Nadâ e Ahmelek, gli altri purtroppo sono tutti potenziali traditori. Mi rincuora avere la conferma che anche tu sei dalla mia parte, a tal punto da mettere a rischio anche la vita di tua madre. Ed è per mostrarti la mia riconoscenza che acconsento a risparmiarla, ma non voglio vederla mai più, e se dovesse di nuovo rivoltarsi contro di me, la ucciderò senza pietà, sebbene sappia che ti arrecherò un grande dolore».

«Mi sembra giusto. Farò in modo che lo sappia e che non si metta mai più contro di te».

Dopo questa conversazione difficile, i due fratelli si abbracciarono calorosamente e mandarono a chiamare il Gran Visir.

Ahmelek li raggiunse dopo pochi minuti e i due lo aggiornarono sulla situazione, quindi i tre uomini raggiunsero il consiglio dei visir che si era riunito per discutere dell'attacco subito da Ali.

Al loro arrivo, Osman fece un cenno ad Ahmelek, immediatamente una sere di soldati armati fecero il loro ingresso. Tutti i traditori vennero immediatamente catturati e giustiziati.

Poi, cercando di mantenere la compostezza e di non far trasparire le proprie emozioni, il sultano pianificò insieme ai visir fedeli e al fidato Ahmelek una strategia per controbattere all'offensiva di Ali.

La rugiada del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora