Capitolo VI: La Biblioteca

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Il mattino successivo...


Elettra stava percorrendo i lunghi corridoi di Palazzo della Signoria.

Fabrizio, uno dei camerieri più fidati dei Medici, era entrato poco prima nel suo studio, informandola che la Signora la desiderava nei suoi appartamenti.

Cosa aveva di così importante Clarice da comunicarle?

Era preoccupata e non poco...

Mentre camminava, circondata da magnifici fregi e costosissimi arazzi, accompagnata solo dal ticchettio dei suoi stivali sul marmo, Elettra ripensava agli avvenimenti della sera prima: aveva spiegato a Leonardo tutto, anche i dettagli più irrilevanti, di quello stranissimo sogno. L'artista l'aveva ascoltata pazientemente, annuendo qua e là, dopodiché avevano entrambi convenuto che un'esplorazione nella casa di famiglia dei Becchi era d'obbligo. Sarebbe stato difficile, molto difficile, ma la ragazza non poteva tirarsi indietro proprio adesso: ne andava della vita di suo zio. Anche Leonardo aveva concordato sul fatto che si fosse trattato di una specie di visione sul futuro.   

'Il peggio può ancora essere evitato se vi sbrigate', le aveva detto Zenodoto.

Doveva solo avventurarsi nella casa dei suoi genitori e cercare dei libri.

Lo avrebbe fatto quella sera stessa.

E lo avrebbe fatto da sola.

Nonostante le rimostranze di Leonardo, che si era offerto di accompagnarla, lei sentiva che quello era un passo che doveva fare da sola, senza nessuno a tenerle la mano.

Dopo essersene andata dalla bottega di Da Vinci, era tornata a letto, ma aveva passato il resto della notte a rigirarsi tra le coperte, senza riuscire a prendere sonno. Inoltre, nonostante si fosse fatta ben due bagni, continuava a sentirsi addosso quell'odore di morte. Se durante l'autopsia sul corpo dell'ebreo non si era resa conto del tanfo, lo aveva fatto poi più tardi. Anche mentre raggiungeva gli appartamenti di Clarice lo sentiva. Probabilmente esso era solo nella sua testa perché tutti quelli con cui aveva scambiato qualche parola quella mattina non sembravano essersene accorti.

Finalmente era arrivata a destinazione.

Prese un lungo respiro e bussò.

Poco dopo una bambina dai lunghi capelli castani le aprì la porta: era Maddalena, la più piccola di casa Medici. Quando vide che era Elettra alla porta, le si formò un grande sorriso sulle labbra e le fece segno di abbassarsi un po'. La ragazza ubbidì e lei le diede un bacio sulla guancia, poi corse nel salottino, ridendo.

"Maddalena, dove sono finite le buone maniere?", la rimproverò la madre, "Quando si ha un ospite alla porta bisogna riceverlo con i dovuti modi, per esempio dandogli il benvenuto e accompagnandolo dentro. Non lasciarlo sulla soglia e correre via."

La bambina la guardò dispiaciuta prima di sedersi su un comodo divanetto a fantasia floreale dalle tinte color pastello.

"Elettra vieni pure", disse sospirando Madonna Orsini. Era davvero dura insegnare la disciplina a quella bambina, non si ricordava di aver dovuto penare tanto per le sue sorelle maggiori.

La ragazza entrò trattenendo a stento una risatina e coprendosi la bocca con una mano per nascondere il suo divertimento. "Buongiorno Signore", salutò le donne di casa Medici.

Nella stanza, oltre a lei, Clarice e Maddalena vi erano anche le altre due figlie di Lorenzo. Prima dell'interruzione, erano tutte impegnate a ricamare. "Clarice, mi avete fatta chiamare?", aggiunse.

L'altra Gemella (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora