La mattina dopo..."Cosa hai fatto?!", urlò Leonardo.
Si trovava nella stanza che Lorenzo gli aveva consesso per dipingere il ritratto di Lucrezia Donati, intento, per una volta, a svolgere la commissione affidatagli.
O almeno era quello che stava facendo prima che Elettra e Giuliano lo interrompessero per metterlo al corrente delle novità.
Anche l'amante di Lorenzo era presente ed era stata suo malgrado costretta ad ascoltare tutto.
Elettra avrebbe voluto che così non fosse, ma nel momento in cui stava per chiederle d'uscire, Giuliano l'aveva trattenuta affermando che della donna ci si poteva fidare. Il piano dell'uomo per isolare il fratello prevedeva infatti di portare dalla propria parte anche la Donati. Aveva avuto occasione di parlarle la sera prima, trovandola molto ben disposta nei confronti della loro causa.
Con entrambe le donne amate dal Magnifico che premevano per la liberazione di Becchi, a Lorenzo non sarebbe rimasta altra scelta che riprendere le ricerche della spia.
Il che portava al piano di Riario e all'utilizzo di un capro espiatorio.
Giuliano sbuffò seccato, dando per una volta ragione all'artista. "Avete capito bene, Da Vinci, Elettra ha stretto un patto con Riario!", disse, utilizzando anche lui un tono di voce ben al di sopra del normale.
Se Lorenzo fosse disgraziatamente passato per uno dei corridoi adiacenti, avrebbe scoperto all'istante il loro piano.
"Fate silenzio! Con tutto questo rumore finirete per farci scoprire!", li intimò Elettra.
In un impeto d'ira, Leonardo scagliò a terra il cavalletto con sopra i bozzetti a cui stava lavorando, facendo sussultare di sorpresa e anche un po' di paura la Donati. "Ma sei stupida o solo ingenua?! Elettra cosa ti è passato per quella testa per arrivare a fare una cosa del genere?!", inveì nuovamente.
"Se avessi avuto altre possibilità pensi forse che non le avrei sfruttate?! Ho pensato e ripensato ad una soluzione, ma l'unica plausibile era ricorrere all'aiuto di Riario!", ribattè lei.
Era vero, si era arrovellata per tutto il giorno precedente su un modo per scagionare suo zio dall'accusa di tradimento e anche dopo aver sigillato quel patto con Riario aveva continuato a pensarci.
Di soluzioni alternative non ne aveva trovate e l'idea che il patto tra loro fosse a scatola chiusa le causava dolorose fitte alla bocca dello stomaco al solo pensiero. Una la colpì proprio in quel momento, costringendola ad appoggiarsi al mobile al suo fianco. Sebbene avesse cercato di far passare quel gesto come casuale, la smorfia di dolore sul suo viso la tradiva.
Entrambi gli uomini presenti la smascherarono in un istante.
L'espressione di Leonardo si fece più distesa e un timido sorriso d'incoraggiamento fece capolino sulle sue labbra, per poi farsi nuovamente serio. "Hai un'idea di cosa potrebbe chiederti in cambio?", le domandò.
Elettra scosse la testa. "Immagino vorrà da me informazioni, molto probabilmente riguardanti il Libro delle Lamine. Per questo motivo non vorrei che ne parlassimo più: meno so, meno danni posso fare. Anche la tua Chiave dovresti nasconderla in un posto che solo tu conosci e dovresti passare da casa mia e portare via i libri di mia madre". Il suo tono di voce tradiva urgenza mentre si rivolgeva all'artista, per poi cambiare interlocutore ed esporre quella che lei considerava la sua seconda possibilità. "Giuliano, tu invece dovresti smetterla di mettermi al corrente di informazioni riservate su Firenze e..."
"Elettra, non ti chiederà nulla di tutto ciò", la interruppe il giovane de Medici.
La ragazza l'osservò confusa. "Cosa intendi dire?", chiese con un filo di voce. L'avere parlato delle proprie paure in modo così diretto era stato per lei uno sforzo notevole, ma l'essere contraddetta così le prosciugò le poche energie restanti. Si diresse a passo lento verso un alto sgabello poco distante e sopra ad esso si sedette, certa che le terra le sarebbe mancata da sotto ai piedi di lì a poco.
STAI LEGGENDO
L'altra Gemella (IN REVISIONE)
Fanfiction[ Fantasy storico ] Dal capitolo XIX: "Lo osservò prenderle lentamente una mano e portarla alle labbra. Le avvertì calde contro la propria pelle. «Mettiamola in questo modo: quando saremo in compagnia di altre persone io sarò il freddo e apatico Co...