Capitolo XIX: Innocenti, parte I

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48 ore prima della sentenza...

La porta dello studio di Lorenzo si trovava lì, proprio davanti a lei.

L'anticipazione del processo a Gentile Becchi aveva momentaneamente gettato tutti nel panico, ma il piano doveva comunque andare avanti e così non si era perso tempo, mettendosi immediatamente all'opera.

Elettra prese un profondo respiro: doveva assolutamente calmarsi se non voleva mandare tutto a monte. Date le tempistiche più che strette, in caso di fallimento non ci sarebbe stata una seconda opportunità.

Si guardò intorno con circospezione ed incontrò lo sguardo del Conte Riario, che tenendo fede a quello che aveva detto la sera precedente, camminava avanti e indietro per i corridoi adiacenti. L'avrebbe avvisata se fosse sorto qualche problema.

Quando vide quanto la ragazza fosse nervosa, le sue labbra si incurvarono in un timido tentativo di sorriso rassicuratore.

Lei gli rispose con uno decisamente meglio riuscito, stupendosi del grande sforzo compiuto dal Conte per sembrare più umano del solito. Che quel comportamento fosse dovuto a della malcelata irrequietudine anche da parte sua?

Se così fosse stato, quello poteva considerarsi un evento più unico che raro.

Elettra osservò ancora per un po' quella porta chiusa a chiave: essa non restava mai aperta, a meno che non ci fosse Lorenzo al suo interno, o qualche servitore intento a fare le pulizie. Pochissimi avevano la chiave per entrare ed Elettra non era certo tra di loro.

Non le sarebbero bastate due semplici forcine per aprirla, ma fortunatamente Zoroastro le aveva prestato alcuni dei suoi "ferri del mestiere". Quel piccolo favore le sarebbe semplicemente costato una pinta di birra.

Le sarebbe piaciuto che anche Riario chiedesse lo stesso pegno.

O anche un altro tipo di alcolico più o meno forte, per lei sarebbe stato indifferente, si ritrovò a pensare.

Sospirò e  si concentrò sulla propria missione.

Dopo aver scelto gli strumenti che più si adattavano a quel tipo di serratura, li inserì nella toppa e cominciò a muoverli nel tentativo di trovare la giusta posizione per aprire la porta.
Quello sarebbe stato il momento giusto per cominciare a credere a una qualche entità trascendentale.

Finalmente la serratura scattò, salvando così eventuali divinità da bruschi atterraggi sulla terra. Elettra si guardò ancora una volta intorno, prima di abbassare la maniglia ed entrare.

Richiuse immediatamente la porta alle sue spalle, rimanendo così sola nel grande studio di Lorenzo.

Si diresse velocemente alla sua scrivania.

Sapeva esattamente dove il Magnifico tenesse tutti i documenti più importanti. Si mise accovacciata tra la seduta del padrone di casa e lo stupendo mobile di legno con stucchi dorati ed alabastro, tastandone il bordo con le dita in cerca di una qualche anomalia. C'era un cerchio leggermente in rilievo. Lo premette ed immediatamente comparve un piccolo scomparto segreto contenente una scatola di legno: esattamente quello che  stava cercando.
La prese e l'appoggiò delicatamente sulla lastra d'alabastro.

La scatola era anch'essa dotata di serratura, solo che a differenza della porta era decisamente più ostica: era stata progetta da Andrea insieme con la scrivania e quindi a prova di scassinatore.

Estrasse dalla tasca i due ferretti più fini che riuscì a trovare e si mise all'opera.
Alcuni minuti più tardi e parecchie imprecazioni dopo - che avrebbero fatto impallidire anche uno scaricatore di porto - anche quella serratura fu forzata, permettendo così al Elettra di poterne studiare il contenuto. Sfogliò il tutto velocemente, certa che la sua memoria avrebbe fatto il resto. I documenti erano uno più compromettente dell'altro. Le sarebbero senz'altro costati la ruota se qualcuno l'avesse scoperta.

L'altra Gemella (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora