Ventiquattro ore più tardi...
Era nuovamente l'alba e i tiepidi raggi del Sole cominciavano a fare capolino tra le fitte fronde degli alberi. Il piccolo gruppo stava finalmente facendo ritorno a Firenze.
Elettra aveva passato l'intera giornata precedente ad aiutare a curare le suore e con un Da Vinci messo al tappeto dalla segale cornuta e una delegazione romana molto poco collaborativa, il grosso del lavoro era gravato tutto sulle sue spalle. Non si faceva una dormita decente da almeno quarantotto ore.
Per quanto riguardava le condizioni di salute di Leonardo, nonostante l'amica gli avesse fortemente sconsigliato di alzarsi dal letto, lui aveva comunque deciso di fare ritorno a tutti i costi a Firenze.
Gran parte del viaggio passò nell'assoluto silenzio: per un motivo o per l'altro a nessuno andava di chiacchierare. Fu Giuliano, in vista delle mura cittadine, a decidere di dire qualcosa. "Facciamo ancora in tempo a fare un salto all'osteria. Il primo giro lo offro io!", esordì festante.
"Mio signore, a quest'ora c'è ancora il coprifuoco", gli fece notare il Capitano Dragonetti.
"Non preoccupatevi, Capitano, il buon Giuliano offrirà da bere anche a voi", ribatté ironica Elettra, facendogli l'occhiolino.
Dragonetti alzò gli occhi al cielo, esasperato, facendo ridere tutti i fiorentini. La delegazione romana, invece, se ne restava in religioso silenzio, feriti nell'orgoglio.
"Giuliano, io non posso venire al Can che Abbaia", disse Elettra dopo un po'. "Devo prima passare da palazzo a prendere alcune carte e poi vado in bottega a tenere d'occhio Leonardo e Vanessa. Il povero Nico non ce la farà mai a tenerli a letto da solo. Temo anche che possano avere qualche ricaduta e sono più tranquilla se sto là"
Il De Medici a quelle parole si lasciò andare ad un sospiro. "Dormire non è facoltativo", la ammonì.
In effetti Elettra aveva davvero l'aria stanca e gli occhi arrossati.
***
Dopo aver lasciato Leonardo, Vanessa e Nico davanti alla bottega del Verrocchio, il gruppo si diresse verso Palazzo della Signoria.
Le guardie davanti all'entrata li scrutarono tutti molto attentamente al loro arrivo. Era strano: solitamente o non lo facevano, o non lo davano a notare così tanto.
Al Conte Riario, da sempre attento osservatore, non passò inosservato l'impercettibile irrigidirsi delle guardie alla vista di Elettra. Non fece in tempo a domandare il perché a Giuliano de Medici: due di esse, dopo che la ragazza fu scesa da cavallo, le si affiancarono, prendendola ognuna per un braccio.
"Cosa vi prende?!", chiese la diretta interessata, tendando di sgusciare via dalla loro presa. Non ottenne risposta.
Giuliano, che aveva osservato la scena da lontano, estrasse subito la propria spada, dirigendosi poi con fare minaccioso verso le guardie.
Senza quasi accorgersene, anche la mano del Conte si strinse attorno al freddo metallo della sua elsa, ma si trattenne dall'agire.
"Cosa state facendo?!", urlò nel frattempo il giovane de Medici.
"Ordini del Magnifico, mio signore", risposero prontamente.
"Lasciatela immediatamente o dovrete veder..."
La frase fu lasciata a metà, interrotta dal Capitano Dragonetti, che aveva deciso di intervenire prima che la situazione peggiorasse ulteriormente. "Lasciate subito la signorina, è perfettamente in grado di camminare da sola", minacciò i propri sottoposti.
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L'altra Gemella (IN REVISIONE)
Fanfiction[ Fantasy storico ] Dal capitolo XIX: "Lo osservò prenderle lentamente una mano e portarla alle labbra. Le avvertì calde contro la propria pelle. «Mettiamola in questo modo: quando saremo in compagnia di altre persone io sarò il freddo e apatico Co...