Capitolo I: Una giornata qualsiasi a Firenze


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Firenze, 1477


Una sottile lama di luce filtrava attraverso le pesanti tende a motivi floreali che coprivano le ampie vetrate della camera. Un raggio di sole andò a posizionarsi proprio sul suo viso, facendola ridestare da un sonno profondo.

Elettra aprì gli occhi a fatica.

La sera precedente aveva esagerato con il vino.

Si tirò su a sedere, ripercorrendo mentalmente i fatti. Seppur offuscati dall'alcol, aveva parecchi ricordi. Solo una cosa le sfuggiva: come aveva fatto ad arrivare fino al suo letto?

Evidentemente qualcuno l'aveva accompagnata a casa - trasportata di peso, per essere precisi - e, si accorse, l'aveva anche spogliata per metterla a letto; il corsetto e i pantaloni appoggiati sulla poltrona ne erano la prova.

Un leggero rossore le si diffuse sulle guance.

Sapeva già chi avrebbe dovuto ringraziare: della sua compagnia di amici il giovane Nico era l'unico a rimanere sempre sobrio.

Tra un bicchiere e l'altro era anche riuscita a parlare con Giuliano de Medici... de Medici...!

Un'imprecazione le uscì involontariamente di bocca: quel giorno aveva preso appuntamento con Lorenzo per parlare del suo nuovo progetto!

Si alzò di scatto e si diresse verso la finestra, scostò il panneggio e guardò fuori: il sole era alto nel cielo ed aveva già passato la linea dello zenit.

Uscì di corsa dalla sua camera in cerca di qualcuno che le dicesse un orario preciso. 

Fortunatamente Maria era nei paraggi, intenta a passare la scopa sulla scalinata di marmo bianco.

"Che ore sono?", le chiese visibilmente agitata.

L'anziana governante le sorrise. "Le due, mia signora".

Elettra si sentì morire: l'appuntamento era fissato per le due!

"Dite a Goffredo di sellare subito il mio cavallo".

La donna avrebbe voluto fare un cenno d'assenso alla ragazza, giusto per farle capire che aveva recepito il messaggio, ma non ne ebbe il tempo: Elettra si era rimessa a correre per le scale, diretta in camera sua. Fece un lungo sospiro e la seguì.

Quando entrò nella stanza, la sua signora era intenta a lavarsi i capelli in un catino troppo piccolo per quello scopo. C'erano acqua e vestiti sparsi ovunque.

"Ieri sera qualcuno mi ha rovesciato un bicchiere di vino rosso sui capelli", le disse a mo' di spiegazione.

Maria storse il naso: per quanto volesse bene a quella ragazza la sua condotta e i suoi modi di fare la lasciavano sempre perplessa.

"Desiderate mangiare qualcosa prima di uscire?", le chiese.

"Berrò qualcosa dai Medici, sempre che Lorenzo non decida di giustiziarmi prima!". Per quanto tentasse di mantenere un tono serio, era chiaro che fosse divertita.

"Gentile Becchi non lo permetterebbe mai! Sappiamo bene entrambi che voi siete l'unica nipote rimastigli". Lo disse in tono scherzoso, ma per un attimo le parve che Elettra non fosse dello stesso parere.

Quello che le aveva appena detto era tremendamente vero: la gemella di Elettra era misteriosamente scomparsa quando era solo una bambina insieme alla madre dopo un agguato da parte di una banda di banditi, nel quale Elettra era miracolosamente rimasta illesa. Di loro non era rimasto neanche il corpo...

L'altra Gemella (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora