Dopo aver raggiunto Giuliano, Elettra era andata insieme a lui nel salone dei banchetti per l'ultimo brindisi prima di lasciare la festa.
Peccato che dopo l'ultimo brindisi, se ne erano aggiunti altri.
Parecchi altri.
I due erano arrivati al punto di brindare per ogni persona che saliva o scendeva la grande scalinata d'onore. Poco importasse che fossero invitati o semplici servi.
Forse Giuliano era in condizioni peggiori di lei visto che l'idea era stata sua.
Alla fine, quando ormai anche gli ultimi ospiti si apprestavano a lasciare la festa, era riuscita a convincere il giovane de Medici ad andare a letto.
Per quanto riguardava lei, Elettra non se la era sentiva di tornare a casa immediatamente e con la scusa di prendere alcuni documenti si era ritrovata nel proprio studio.
Si era addormentata a poco a poco, mentre leggeva delle carte riguardanti la costruzione della biblioteca.
Si trovava nuovamente nella piazza dove avvenivano le esecuzioni pubbliche.
Un brivido freddo le percorse la schiena: era tutto esattamente come la volta precedente.
Un paio di bambini passarono correndo davanti a lei. "Vieni! Tra poco giustizieranno il consigliere dei Medici!", disse il ragazzino a quella che sembrava poco più di una bambina. Da come gli stringeva la mano, la piccola doveva essere terrorizzata."No, no, no...", si ripeté Elettra tra sé e sé. Non poteva essere così un'altra volta.
La piazza era gremita di gente, per lo più curiosi e dovette faticare per farsi largo tra la folla.
Gentile Becchi era già stato legato alla ruota e il suo viso era pieno di lividi e ferite. I loro occhi, della stessa tonalità del cielo, si incrociarono per un istante prima che suo zio li abbassasse. Probabilmente non voleva che lei lo vedesse così: legato alla ruota e ridotto in condizioni pietose. Avrebbe dovuto andare via da quel luogo orribile che presto si sarebbe macchiato del suo sangue.L'uomo aprì la bocca, forse per dirglielo, ma il suono della sua voce non riuscì ad arrivarle.
Il boia aveva ormai finito di parlare e si apprestava a compiere il suo dovere. Prese la pesante mazza da terra e se la passò tra le mani, in attesa di usarla.
"Cosa ci fate voi qui?"
La voce di Dragonetti sembrava lontana eppure lui era proprio lì, davanti a lei. "Elettra, non è una scena adatta voi. Vi consiglio di andarvene". Non aveva il solito tono duro da Capitano delle Guardie della Notte ma uno più dolce, velato di tristezza.
"Io... io devo fare qualcosa", balbettò lei, incapace di spostare gli occhi da suo zio.
"Non potete più fare niente, ormai. Le prove a carico di vostro zio erano schiaccianti: ha venduto i nostri segreti a Roma!", le ripeté tirandola leggermente per un braccio, per portarla via da quella piazza.
"No! Lui non lo avrebbe mai fatto!", disse mentre due grandi lacrime le solcavano il viso.
Dragonetti sospirò affranto, anche per lui era difficile crederci ma era tutto vero.L'orologio scoccò l'ora e, a quel suono, il boia vibrò in aria la pesante mazza, facendola poi colpire violentemente contro la gamba di Gentile Becchi.
Elettra sentì il rumore delle ossa che andavano in frantumi e poi l'atroce grido di dolore dello zio.
"No!", urlò mentre voltava la testa per non guardare.
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L'altra Gemella (IN REVISIONE)
Fanfiction[ Fantasy storico ] Dal capitolo XIX: "Lo osservò prenderle lentamente una mano e portarla alle labbra. Le avvertì calde contro la propria pelle. «Mettiamola in questo modo: quando saremo in compagnia di altre persone io sarò il freddo e apatico Co...