Capitolo 7

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Non so se sia un bene o un male ma di ieri sera ricordo tutto.
Ho fatto la figura della scema bevendo così tanto e mettendomi a piangere come una disperata, quel bacio però è stato magnifico, lo rifarei altre mille volte solo per provare di nuovo quelle sensazioni.
Lo so che non dovrei nemmeno pensarci, è inimmaginabile che io possa stare con uno come lui, insomma chissà quanti anni in più a me avrà, inoltre è scontroso e insopportabile quando ci si mette.
Una parte di me lo vuole disperatamente, l'altra mi consiglia vivamente di dimenticarlo e passare avanti, é una battaglia continua ma per questo so chi mi ci vuole.
Chiamo Nicole che ovviamente non risponde, continuo a chiamarla e richiamarla sembro quasi una disperata, anzi lo sono. Circa alla quindicesima chiamata rinuncio e decido di fare un giro per schiarirmi un po' le idee, però mentre sto per uscire di casa sento la vibrazione del mio cellulare.
Pesco il cellulare dalla mia borsa come se stessi cercando qualcosa di vitale importanza e in effetti è così, solo Nicole mi può salvare dai miei pensieri.
Ma quando lo estraggo e leggo il display rimango un po' delusa.
È un numero sconosciuto, sarà come minimo qualche compagnia telefonica che io molto scortesemente prevedo di mandare a fanculo per avermi fatto sperare che Nicole si fosse ricordata di me.
Rispondo molto svogliatamente ma mi blocco quando sento la sua voce.
<<Principessa come mai rispondi così? Non sei felice di sentirmi? >>
Chi gli ha dato il mio numero, non mi sembra di averlo scritto nel foglio del locale.
<<Ciao sconosciuto, ti ho detto mille volte di chiamarmi con il mio nome>>, ha la capacità di farmi innervosire con una sola parola.
<<ok, ok katiee>>, bhe non è il mio vero nome ma è già un passo avanti , mi devo rassegnare, mi continuerà a chiamare come gli pare.
<<Ti passo a prendere alle sette e mezza stasera, fatti trovare pronta e mandami la posizione, il mio numero ce l'hai>>.
<<chi ti dice che io voglia venire con te e poi dove mi porti? >>.
<< Se non saresti davvero voluta venire non ti saresti nemmeno interessata sul luogo in cui ho intenzione di portarti >>.
<<Sono curiosa, tutto qui>>.
<<Sono stanco di battibeccare con te. Fatti trovare pronta per quell'ora, se non lo sarai sarò stesso io a venirti a prendere e ti trascineró via anche in pigiama se ce ne sarà bisogno >>.
Detto questo interrompe la chiamata. Rimango interdetta, prima m'invita chissà dove e poi fa lo scontroso.
Ormai non posso fare più nulla se non accettare un po' controvoglia il suo "invito".
Sta sera non ho voglia di abbandonare i miei comodi vestiti quindi scelgo una via di mezzo.
Opto per un leggins nero e un crop top  che mi copre a malapena il seno e mi lascia scoperta la pancia e infine un paio di ballerine.
Ecco non sono del tutto sobria, il leggins è abbastanza trasparente e mette in risalto il culo.
Forse si aspetterà che io mi vesta elegante per lui, ma dopo il modo in cui mi ha trattato non ho per nulla voglia di vestirmi bene per lui.
Non so che reazione avrà nel vedermi vestita così però in fondo spero sia un po' geloso.
Se mi ha invitato a uscire vuol dire che almeno un minimo gli piaccio se no non avrebbe senso.
Certo che per una che non ha voglia di uscire non è normale essere pronta due ore prima, sono in netto anticipo quindi decido di mandargli la posizione e poi mi trucco.
Ecco forse ho esagerato un po' con il rossetto però alla fine il mio intento era quello di farlo innervosire e alla fine ci riesco.
Salgo in macchina con il suo sguardo duro puntato addosso.
Guida in religioso silenzio, ogni tanto mi giro per qualche secondo a fissarlo ma lui tiene tutto il tempo gli occhi fissi sulla strada, è nervoso si percepisce, ma di quel nervoso quasi incazzato. Come prevedevo lui è parecchio elegante, vestito con jeans e camicia, niente giacca fa troppo caldo già solo con la camicia.
Mi rendo conto di essermi comportata in modo infantile e me ne pento, non so cosa mi sia preso, ormai lo so come è fatto, conosco il suo carattere non avrei dovuto sfidarlo così e la sua rabbia mi mette angoscia.
Arriviamo davanti una villa, non è molto grande ma è bella e curata con un immenso giardino che la circonda, siamo ormai lontani dalla città e attorno ci sono solo colline e poche case sparse in modo casuale, alcune sembrano disabitate.
È tranquillo qui, c'è silenzio forse anche troppo.
Non pensavo mi avrebbe portato a casa sua, non il primo appuntamento.
Entriamo nella casa, da dentro sembra molto più grande ma non è la casa in cui mi sono svegliata dopo l'aggressione.
È rustica e accogliente con un grande salone e un divano in pelle  di fronte a un enorme camino, un tavolo in legno grezzo nel mezzo con quattro sedie dello stesso materiale. È a tratti moderna, ma per aver visto solo il salone è davvero bella.
Lui mi guarda in modo severo.
<<Avevo intenzione di portarti a cena fuori, ma siccome hai deciso di farmi incazzare vestendoti come una sgualdrina rimarremo qui >>.
Decido di rimanere in silenzio anche se paragonarmi a una sgualdrina mi sembra abbastanza esagerato.
Mi siedo sul divano mentre lo guardo sparire in cucina, credo abbia intenzione di cucinare, non so se andare da lui e dargli una mano o restaremene qui buona senza combinare altri casini.
Decido di entrare in cucina ma resto ferma sulla soglia e tengo lo sguardo basso. Mi sento una bambina che ha commesso una marachella. La cunina è grande, d'altronde come il resto della casa, classica con un isola nel mezzo.
Lui si avvicina a me e mi fa alzare la testa mettendomi una mano sotto il mento.
<<ti vanno bene le scaloppine con i funghi?, purtroppo non avevo previsto l'inconveniente e in casa non ho molto>>
Lo dice in modo dolce, mi fa sentire sempre più in colpa.
Lui torna ad occuparsi della cena, io aspetto ancora qualche minuto e mi avvicino a lui, decido di mettere da parte l'orgoglio.
<<Scusa, non so che intenzioni avevo, solo che per telefono mi avevi fatto incazzare>>.
<<Dopo facciamo i conti, bimba, così vediamo se riesci a comportarti meglio con me >>, lo dice in tono severo.
<<Che significa? >>.
<<Non fare la finta tonta, sai a cosa vai incontro se decidi di continuare a frequentarmi, sai che locali frequento, sai che ruolo ho, o meglio lo sapresti se avessi letto la targhetta>>.
Il suo sguardo cambia da nervoso a divertito.
Si, in effetti so a cosa vado incontro, ma non ho voglia ancora di ammetterlo perché ho paura.
Non dico nulla, lo guardo solo poco convinta.
<< Non mi guardare così, e vatti a togliere quella merda dalla faccia, sei più bella senza >>.
Detto questo vado in bagno e ci rimango per un bel po' a pensare a ciò che mi aveva detto.

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