Capitolo 15

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Suona la sveglia alle sette del mattino, ma la mia voglia di alzarmi è meno di zero, la spengo e mi giro dall'altra parte notando che Alex non c'è nella sua parte del letto.
<<Dovresti alzarti>>, sento la sua voce provenire dall'altra parte della stanza.
In risposta tiro le coperte fin sopra la testa.
<<Riformulo la frase, alzati>>, lo dice con un tono che non ammette repliche, ma stamattina è davvero dura alzarsi.
Sento i passi avvicinarsi decisi e con un unico gesto mi toglie le coperte di dosso, mi rannicchio più che posso per non sentire troppo freddo.
<<È l'ultima volta che disobbedisci a un mio ordine>>.
<<Non ho voglia di alzarmi e mi è venuto pure il ciclo>>, stamattina sono abbastanza nervosa e annoiata, non ho voglia sinceramente di sopportare i suoi sbalzi d'umore, anzi non ho voglia di sopportare nulla.
Mi alzo a fatica mentre lui lascia la stanza apparentemente innervosito dal mio comportamento.
Mi dirigo verso la cucina sbadigliando e trascinando i piedi in modo abbastanza fastidioso, lui seduto continua a guardarmi severo ma non dice nulla, mi indica semplicemente un piatto con dei pancakes, penso preparato apposta per me, li osservo per un breve periodo poi senza dire nulla vado in bagno a prepararmi.
Stamattina inizio il mio tirocinio, l'avvocato con cui dovrò collaborare si chiama Damian Lee, a quanto pare l'avvocato con cui ho svolto il mio primo tirocinio si è trasferito, peccato perché con lui riuscivo davvero ad imparare qualcosa di utile, mi faceva partecipare a tutte le udienze e mi faceva lavorare attivamente alle cause, spero che questo Damian sia altrettanto bravo.
Stamattina ho optato per un pantalone nero morbido , e una semplice camicia bianca, vorrei sembrare un minimo professionale, indosso un paio di décolleté nere e raccolgo i capelli in uno chignon basso.
<<La bambina che si atteggia a signora>>, mi giro verso di lui disgustata da quelle parole, mi guarda dalla testa ai piedi appoggiato allo stipite della porta.
<<Intanto questa bambina te la scopi>>, sputo acida guardando il mio riflesso allo specchio.
<<Questi comportamenti, mi fanno passare la voglia>>.
<<Bene >>, raccolgo la mia borsa, il giacchetto ed esco di casa sbattendo la porta.
Arrivo allo studio cercando di scordare la discussione appena avvenuta.
Busso alla porta e mi apre un uomo alto sulla quarantina  con i capelli neri e gli occhi color nocciola, vestito in modo formale.
<<Lei dev'essere Natalie Morgan, è un piacere conoscerla>>, mi fissa dalla testa ai piedi con fare interessato.
<<Il piacere è tutto mio signor Lee>>, cerco di sembrare più cortese possibile, dicono che la prima impressione sia tutto, vediamo di non farci riconoscere dal primo istante.
Entriamo in una stanza sui toni del nero e del bianco, con un imponente scrivania nel mezzo, anch'essa nera e di fianco un altra scrivania molto più piccola con una sedia in legno pieghevole che fa da retroscena. È un ambiente molto cupo che un po mi mette a disagio.
Mi viene spiegato il lavoro che dovrò svolgere per i prossimi giorni e sinceramente rimango al quanto delusa, dovrò semplicemente occuparmi di tutte le scartoffie e non potrò partecipare alle cause, il mio umore è sotto i piedi, la mia delusione e irritazione trapela da tutti i pori, penso se ne sia accorto anche il signor Lee che, almeno, ha avuto l'accortezza di non parlarmi se non per rifilarmi delle altre scartoffie da compilare.
Credo che non andremo molto d'accordo, non mi aspettavo di dover fare la segretaria, non è ciò che prevede il mio corso di studi e inoltre in questo posto mi sento a disagio e lui è strano, mi guarda in continuazione e ciò alimenta il mio stato di disagio.
Finalmente la giornata è terminata e ho solamente voglia di tornare a casa e lasciarmi coccolare un po da Alex, mi ha chiesto di rimanere ancora un po da lui e ho accettato di buon grado. Ho pensato a lui per tutto il giorno, e un po mi dispiace per come mi sono comportata questa mattina, ma spero sia più tranquillo ora.
Appena varcata la soglia di casa trovo Alex che mi fissa con uno sguardo gelido e a braccia conserte.
<<Ti avevo detto che sarei venuto a prenderti, perché cazzo non mi hai avvisato >>, mi indica il suo cellulare poggiato sul divano,avevo completamente  dimenticato  di controllare il cellulare ero troppo impegnata a non mostrare la mia irritazione all'incompetente che si fa chiamare avvocato.
Cerco di rifilargli qualche scusa plausibile ma non sembra credermi e continua a fissarmi accigliato.
<<In ginocchio>>, cosa?! È serio, dopo che ho passato una giornata di merda non ho proprio voglia di dargli corda.
<<No, sono stanca, se non ti dispiace vado a dormire >>, cammino verso la camera da letto provando a scansarlo ma lui mi prende per un braccio stringendo sempre di più la presa, fino a farmi male.
<<Non sto scherzando ragazzina, gli errori si pagano e tu da stamattina ne hai commessi fin troppi>>, quel nomignolo mi manda in bestia ogni volta, ma decido di non peggiorare la mia situazione e rimango in silenzio.
Lui continua a guardarmi e io per un po mantengo il suo sguardo  cercando di sfidarlo, ma alla fine cedo, il mio orgoglio si incrina sovrastato dalla stanchezza, abbasso lo sguardo sui miei piedi poi mi inginocchio piano.
Lui inizia a camminare intorno a me continuando a tenere le braccia conserte.
<<Contiamo le tue infrazioni. Mi hai disobbedito più di una volta, hai rifiutato in modo molto poco educato la colazione che avevo preparato apposta per te, mi hai risposto male in più di un'occasione, te ne sei andata sbattendomi la porta in faccia e questa è una cosa che mi fa andare in bestia e hai completamente ignorato il mio messaggio>>.
Figuriamoci se non si segnava tutto, sento l'ansia salire alle stelle, sono preoccupata e non poco, sembra più incazzato del solito, oggi non è proprio giornata.

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