Capitolo 11

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Mi prende in braccio senza alcuno sforzo e mi porta alla macchina dove estrae dal portabagagli un giubbotto che mi poggia sulle spalle.
Io sono in un mare di lacrime e mi vergogna terribilmente farmi vedere in queste condizioni, ma è tutta colpa sua, sono arrabbiata con lui, ha esagerato, stavamo solo scherzando.
Il viaggio di ritorno è lento e nell'abitacolo la tensione è tangibile, lui non osa aprir bocca e io faccio lo stesso e guardo fuori dal finestrino asciugando le poche lacrime che sono rimaste.
Arrivati a casa sua, lui si chiude nel suo studio e io entro in bagno con l'intento di farmi un bagno lungo e rigenerante.
Guardo i segni violacei sul mio sedere.
In fondo ho scelto io di stare al suo gioco, sin dall'inizio sapevo bene a cosa andavo in contro e adesso che sono qui e ripenso a tutto quello che è successo non mi sembra nemmeno tanto grave.
Ciò che mi ha fatto più male non sono state le sculacciate ma il modo in cui lo faceva, senza alcuna pietà, il suo sguardo duro quasi carico di odio, quello mi ha fatto veramente male, in questo momento avrei voglia di abbracciarlo e vedere un sorriso spuntargli spontaneo, uno di quelli sinceri che ti fanno capire che va tutto bene, ma il mio orgoglio me lo impedisce.
Ormai è notte fonda e lui è ancora chiuso nel suo studio, decido di andare a letto e mi sdraio dalla sua parte a pancia in giù a causa del dolore che sento ogni volta che mi appoggio su di essi.
Dopo non so quanto tempo lo sento entrare in stanza e bloccarsi un secondo sulla porta, io sono girata dall'altro lato ma sento che si avvicina sempre di più fin quando non sento il materasso abbassarsi sotto il suo peso, mi alza la maglia fin sopra al sedere e sospira, penso di essere diventata un peperone, non indosso ne il pantalone ne le mutandine, solo una sua maglia lunga quasi fino al ginocchio che adesso è arrotolata sulla mia schiena.
Non capisco le sue intenzioni fin quando non sento qualcosa di fresco sul sedere, mi giro verso di lui e vedo che ha in mano un tubetto di crema.
<<Come stai? >>, mi chiede con uno sguardo preoccupato.
<<bene >>, in realtà non sto bene, vorrei capire se  è ancora arrabbiato con me.
<<Non sono arrabbiato, e smettila di mentire>>, sembra leggermi nella mente, ma come diavolo fa?
<<Pensavo di si>>.
Si sdraia accanto a me e mi abbraccia, mi sento sollevata, è incredibile come un abbraccio possa risolvere tutto.
<<Tranquilla>>, lo dice in tono dolce, ma adesso lo sono davvero.
<<Io non ti avrei mai fatta arrivare al limite>>.
<<Che ne sai qual è il mio limite>>.
<<Lo so, non mi ci è voluto tanto tempo per conoscerti, posso portarti al limite ogni volta che voglio>>, lo dice in modo quasi perverso.
Decido di stare al gioco, <<Io non penso proprio>>.
<<Accetto volentieri la sfida>>.
Si alza e mi lega le mani alla testiera del letto con una corda e con  estrema abilità, mi alza la maglia fino a coprirmi gli occhi.
Sono completamente nuda, non so cosa voglia farmi ma ho già mille idee per le testa.
<<Adesso basta pensare, chiudi gli occhi e concentrati solo sulle mie mani >>.
Mette un dito sulle mie labbra costringendomi ad aprirle, in risposta glielo succhio e ci gioco con la lingua. Scende fino ai capezzoli giocandoci, prima con uno e poi con l'altro, disegnando dei cerchi immaginari su di essi, stuzzicandoli e tirandoli. Io non gli do soddisfazione e cerco di trattenere i gemiti.
Lui scende ancora fino a sfiorare il pube e poi le labbra, rimango delusa quando sento il dito scendere ancora, sull' interno coscia.
Arriva poco sopra al ginocchio e ricomincia da capo.
Io non ne posso più, vorrei dirgli di infilare quel dannato dito dentro me ma mi trattengo.
Mi bacia con passione e scende di nuovo, lasciano una scia di baci lungo il collo e arrivando ai seni, stuzzicando i capezzoli con la lingua, li sento irrigidirsi e gonfiarsi sempre di più.
Scende ancora, i suoi baci si fanno più leggeri,  questa volta spero davvero si soffermi, ma nulla, lecca il clitoride con estrema delicatezza, ma una sola volta prima di scendere ancora.
Mi lascio scappare un gemito.
<<Ti prego>>, cavolo non volevo dargli soddisfazione.
Sono davvero al limite e lui lo sa bene.
Mi gira con forza, facendomi mettere a novanta gradi, ma avendo le mani legate non ho molte possibilità di poggiare i gomiti quindi cerco di tenermi su, aggrappandomi con le mani alla testiera del letto ma lui  mi mette una mano sulla  schiena spingendomi giù in modo che le mie tette siano completamente poggiate sul letto.
Questa volta mi bacia la schiena fino ad arrivare al sedere, lo accarezza con una mano e sfiora piano il clitoride, io gemo, non riesco più a pensare lucidamente.
Continua con la sua dolce tortura, questa posizione non mi aiuta, i capezzoli strusciano sulla stoffa delle lenzuola provocandomi una sensazione sempre più intensa ogni volta che mi sfiora il clitoride.
Penso che potrei venire da un momento all'altro.
Prende qualcosa che io non riesco a vedere,quando sento la vibrazione capisco.
Me lo appoggia piano sul clitoride e io gemo, finalmente si sofferma, ma non si muove.
Dopo poco compie dei movimenti circolari, non ci vuole molto prima che senta l'orgasmo invadermi la mente, ma a quanto pare la sua intenzione non è farmi venire, si stacca velocemente da me, e io sospiro in segno di resa.
Ho la mente annebbiata, non ho mai desiderato così intensamente raggiungere l'orgasmo.
Ricomincia e quando sto per arrivare al culmine si ferma.
È interminabile, ma quando penso che stia per ricominciare, entra violentemente in me facendomi uscire da quel limbo.
Si muove in me, io gemo e godo come non avevo mai fatto prima, continua per un tempo che mi sembra interminabile.
Ed eccolo finalmente il tanto desiderato orgasmo che arriva più intenso e violento che mai.
Lui viene subito dopo di me e si lascia cadere di fianco a me, mi guarda, sembra in pace con il mondo e ha un sorriso che penso di non avergli mai visto, gli offro uno dei miei più sinceri sorrisi e con le mani ancora legate poggio la testa su di lui beandomi di quel contatto.
<<hai vinto, conosci i miei limiti>>.

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