Capitolo 17

2.2K 42 6
                                    

Finalmente è arrivata domenica, l'unico giorno in cui posso rilassarmi totalmente e stare tutto il giorno con Alex.
Stamattina però lui sembra più nervoso del solito, non mi ha nemmeno dato il buongiorno e non ha nemmeno voluto fare colazione insieme a me come tutte le mattine. Adesso sono ore che è chiuso nel suo studio e io non oso disturbarlo quindi ho deciso che mi metterò a leggere.
Ormai è quasi ora di pranzo e di Alex non se ne vede nemmeno l'ombra.
Mi alzo e decido di andare a sentire cosa vuole mangiare per pranzo, vedo la porta socchiusa e senza pensarci un attimo la apro, lui è girato di spalle e parla animatamente tenendo il telefono all'orecchio.
Mi avvicino e lo abbraccio da dietro dandogli dei lenti baci sulla schiena attraverso la stoffa della camicia.
A quel contatto si rilassa visibilmente e inizia a parlare con più calma, a quanto pare sta avendo dei problemi a lavoro ma non ho ancora capito chi c'è all'altro capo del telefono. Lui si scansa dall'abbraccio e si siede sulla poltrona all'angolo dello studio continuando a guardarmi accigliato.
Penso che lo provocheró un poco, mi dice sempre di non disturbarlo mentre lavora ma credo che non sarà un problema questa volta.
Mi metto in ginocchio e gattonando mi avvicino a lui, continua a guardarmi con sguardo glaciale ma con una punta di curiosità.
Mi fermo davanti ai suoi piedi aspettando che faccia qualcosa che mi faccia capire che non ho completamente sbagliato momento.
Lui mi accarezza la testa come si fa con un cagnolino e il ghiaccio nei suoi occhi si scioglie piano piano.
Poggio le mani sulle sue cosce e le accarezzo fino alla zip dei pantaloni.
Questa volta mi guarda incredulo però mi lascia fare.
Faccio uscire la crescente erezione e mi avvicino fino a sfiorarla con le labbra, gli lascio baci lungo tutta la lunghezza fino alla punta e lecco piano. Lui emette un gemito di piacere che subito soffoca quasi imbarazzato e lascia cadere la testa all'indietro fino a poggiarla sullo schienale della poltrona e nel frattempo continua a parlare al telefono cercando di mantenere il controllo. Io continuo a leccare e ogni tanto faccio entrare solo la punta nella mia bocca .
Mi guarda e non capisce cosa sto facendo però so bene che non riuscirà a mantenere il controllo tanto a lungo.
A un certo punto poggia la mano sulla mia testa e applica una leggera pressione io lo accontento e lo prendo tutto in bocca, stabilizzando il ritmo.
Nel momento stesso in cui chiude la chiamata mi ferma e mi fa alzare.
<<Non è così che voglio venire>>, dice con sguardo provocante.

Hold me headDove le storie prendono vita. Scoprilo ora