Capitolo 16

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Mi fa alzare e mi porta vicino al bracciolo del divano.
<<Abbassati pantaloni e mutande e chinati sul bracciolo>>, faccio un profondo respiro e piano faccio ciò che mi dice, lui mi assiste tenendomi una mano sulla schiena e facendo aderire la mia pancia al bracciolo in modo che il mio sedere sia a sua completa disposizione.
<<Siccome oggi ti sei comportata da bambina io ti tratterò come tale>>.
Non capisco cosa intenda dire con questa frase, fin quando non vedo che tiene un oggetto tra le mani, ma non mi da nemmeno il tempo di mettere a fuoco che arriva il primo colpo sulla natica destra, ha usato una forza inaudita e non riesco a trattanere un gridolino che lo fa innervosire ancora di più.
Arriva il secondo colpo ancora più aggressivo e più doloroso per quanto possa essere possibile, questa volta riesco a trattenermi anche se sento il mio sedere andare a fuoco dopo soli due colpi.
<<Vediamo se con il cucchiaio di legno riesco a farti imparare qualcosa>>.
I colpi si susseguono a ritmo sostenuto, tutta la lentezza che usava nelle punizioni precedenti è sparita, non è preciso come al solito, questa volta colpisce dove capita, aumentando sempre di più la forza e la velocità.
Io non ci sto nemmeno provando a trattenermi, sto piangendo senza ritegno, il dolore che provo è indescrivibile, la stanchezza non contribuisce affatto.
<<B-basta, ti prego>>, lui non da peso alle mie parole, sembra non abbia intenzione di fermarsi.
Continua per un periodo che mi sembra infinito, ho provato più volte a fermarlo, parandomi il sedere con le mani ma ciò non ha migliorato la situazione.
Per fortuna arrivano gli ultimi colpi in rapida successione e termina buttando quell'aggeggio per terra con un rumore sordo.
Io non ho nemmeno la forza per alzarmi da qui e sono scossa da violenti singhiozzi che mi fanno faticare a respirare.
Lui mi tira su con delicatezza e mi asciuga una lacrima con il pollice, il suo sguardo si è addolcito, io lo stringo a me nascondendo la faccia nell'incavo del suo collo, so che dovrei essere arrabbiata con lui perché ha esagerato però non ci riesco e questo contatto con lui lo desideravo da tutta la giornata.
Lui continua ad accarezzarmi i capelli cercando di farmi calmare un po.
<<Sei stata brava, ma la punizione non è ancora finita >>, mi crolla il mondo addosso, mi scanso dal suo abbraccio e gli rivolgo uno sguardo colmo di paura.
<<Io porto a termine sempre tutto, non faccio sconti, questa punizione te la sei meritata e lo sai anche tu>>.
Lo continuo a guardare terrorizzata, non ho la forza per parlare ne per fare altro.
<<Voglio che vai nell'angolo, in ginocchio, rivolta verso il muro e non provare ad alzarti i pantaloni>>, tiro un sospiro di sollievo, pensavo volesse continuare a sculacciarmi e anche se non ho per niente voglia di fare ciò che mi dice lo faccio per evitare ripercussioni.
Mi posiziono come mi aveva precedentemente detto in un angolo del soggiorno.
<<Incrocia le mani dietro la testa  e resta così fino a nuovo ordine >>.
Mi sento una bambina a dover stare così ma non oso commentare.
È passato non so quanto tempo, mi sembra un eternità quando Alex si avvicina a me e con dolcezza inizia ad accarezzarmi il sedere segnato.
<<Piccola la punizione è finita>>, io mi giro velocemente e gli getto le braccia al collo riiniziando a piangere a dirotto, mi rendo conto di essere ridicola ma non ne posso fare a meno, ho bisogno di sfogare tutto lo stress accumulato durante la giornata e devo ammettere che anche se è stata una punizione dolorosa mi ha aiutato a  sfogare tutta la mia rabbia in qualche modo e dopo una giornata intera passata cercando di tenere il controllo per non esplodere, lasciare che qualcun altro prendesse il controllo è stato davvero gratificante.
Lui mi lascia sfogare tenendomi stretta e accarezzandomi il sedere e quando finalmente riesco a smettere di piangere gli racconto in breve la mia giornata e lui mi ascolta continuando ad abbracciarmi.

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