1. Il sopracciglione, la pazza e il nano mostruoso

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Eren scese dal treno trasportando con sé un'enorme e pesante valigia, fortunatamente gli altri suoi effetti personali erano già stati trasferiti nella nuova casa. Non ce l'avrebbe fatta a portare anche quelli. Quel giorno faceva troppo caldo anche se era solo Aprile, era il classico ragazzo che preferiva bere una cioccolata calda sotto le coperte mentre all'esterno diluviava, magari guardando qualche puntata del suo anime preferito. La stazione era trafficata, ci mise un po' prima di trovare l'uscita ma fortunatamente riuscì nell'impresa, lasciandosi alle spalle quell'inferno. Né era certo, non ci avrebbe mai più messo piede. 

''Bene...ora devo solo cercare Erwin''. Disse tra sé e sé, prima di fissare la gente attorno per scorgere qualche testa bionda che ricordasse in qualche modo il suo amico.

''Eren!''

Si voltò nella direzione in cui aveva udito il suo nome e, come si aspettava, Erwin stava avanzando con un raggiante sorriso in volto e a passo spedito. -Pff, è uguale a tre anni fa- pensò ridacchiando. L'uomo di mezza età era alto, la sua figura predominava tra tutte le altre e quei capelli, che per Eren parevano un parrucchino, non si mossero nemmeno quando arrivò una piccola folata di vento. Le sue sopracciglia erano folte e spesse, sembravano due ali di gabbiano. Il ragazzo lo aveva soprannominato sopracciglione, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dirglielo.

''Eren, ragazzo mio! Come stai?''. Erwin lo fissò come per esaminarlo. ''Ti sei alzato parecchio'', aggiunse.

''Tutto bene''.

''Dammi pure la valigia, la porto io''. 

Erwin prese con sé il bagaglio e, senza un minima fatica, lo trascinò. Giunsero poi dinanzi ad una macchina bianca e parecchio lussuosa, chissà quanti soldi prendeva quell'uomo affittando camere ogni anno. Tuttavia, gli doveva essere grato per avergli lasciato libero un posto per lui in una grande Share House nel centro di Tokyo. Essendo un vecchio amico dei suoi genitori, oltre che suo, l'affitto non sarebbe costato nemmeno molto. -Un prezzo buono per amici buoni- aveva detto Erwin mentre parlava al telefono con i suoi. Non aveva senso quella frase e, stringendo i pugni lungo i fianchi, cominciò quella che sarebbe stata la sua nuova vita. 

''Allora, com'è andato il viaggio?''.

''Direi...molto movimentato'', ridacchiò Eren grattandosi il capo con fare imbarazzato. No, non era stato il viaggio che si era prefissato settimane prima. Se quella vecchiaccia non l'avesse obbligato ad abbandonare il SUO posto, non si sarebbe dovuto fare l'andata alzato in piedi, dato che gli altri sedili erano occupati e, girovagare avanti e indietro tra i vagoni, lo avrebbe fatto solo stancare inutilmente. Sosteneva di avere il biglietto con su scritto il numero della fila ed il ragazzo, dopo aver imprecato mentalmente almeno cento volte non credendole, si era rassegnato. Ma non era finita lì, un cagnolino di piccola taglia aveva iniziato a mordergli la gamba e la padrona, una donna con più trucco che cervello, lo aveva completamente snobbato. Quindi, ricapitolando, lui ci aveva guadagnato solo un mal di gambe terribile e l'orlo dei pantaloni sgualcito. Cosa mai sarebbe potuto capitare di peggio?

Dopo mezz'ora arrivarono finalmente a destinazione. Erwin parcheggiò l'auto dinanzi ad un appartamento molto moderno con delle vetrate che si affacciavano su un piccolo giardino, curato e pieno di fiori. Era di due piani, il bianco candido imbrattava le pareti e poté persino scorgere una piscina sul retro dell'abitacolo. -Dentro ci saranno sicuramente dei ricconi con la puzza sotto il naso- pensò stringendo i denti. L'uomo poi, con la forza bruta pari a quella di un energumeno, sollevò la valigia portandola sino all'ingresso. Ci mancava solo che si fosse messo ad utilizzarla come pesi per le braccia. 

''Ah Eren, c'è un piccolo problema''. Erwin si grattò la tempia con uno strano sorrisino in volto.

Ecco, lo sapeva che quella giornata disastrosa stava portando un'altra sorpresa poco gradita. Eren non fece nemmeno in tempo a chiedere di cosa si trattasse perché, quando Erwin aprì la porta, si trovarono entrambi dinanzi ad una scena alquanto...bizzarra. Un uomo anzi, sarebbe stato meglio definirlo un nano da giardino, stava passando energicamente il mocio per pavimenti sulla superficie d'ingresso. Era talmente lucida che ci si sarebbe potuto specchiarci dentro. Indossava una tuta attillata e, sulla testa, un foulard bianco era piegato perfettamente per poi congiungersi alle estremità in un nodo, dietro alla nuca rasata. Il suo volto girò di scatto quando udì la serratura della porta scattare, uno sguardo assassino fece capolino sui due ragazzi appena entrati. Eren trasalì a quel contatto, aveva paura, chi era quello?

Un coinquilino di troppo ||ERERI/RIREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora