12. Verrò

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Levi's pov

Erano le sei di sera quando il corvino spense il portatile, esausto per quella stancante giornata di lavoro. Aveva dovuto migliorare qualche funzionalità di alcuni programmi, inoltre la riunione con il suo capo gli aveva procurato un forte mal di testa. Amava il suo lavoro, ma qualche volta avrebbe dovuto prendersi dei momenti di pausa perché, da quando era stato assunto in quella azienda, non si era mai assentato un giorno. 

Improvvisamente una chioma rossiccia fece capolinea all'interno del suo studio e due occhioni verdi, appartenenti sempre alla stessa persona, lo guardarono con vivacità.

''Furlan ed io siamo pronti, andiamo?''. La ragazza, collega di lavoro di Levi, rimase immobile sulla soglia attenendo che il suo amico si alzasse dalla sedia. 

L'uomo fece un cenno con il capo e, dopo aver sistemato velocemente la sua scrivania, lasciò il suo piccolo luogo privato. Aveva dato un'occhiata al meteo prima di uscire di casa, sua mania ricorrente, e fortunatamente l'ombrello che prese con se si rivelò molto utile dato l'imminente acquazzone che si stava preparando all'orizzonte. Nuvole nere si avvicinavano minacciose alla città, quella sera un piacevole fresco si sarebbe dissolto nell'aria e lui non poteva chiedere di meglio. Non amava in particolar modo la primavera, men che meno l'estate. 

''Allora, dove ci porti?''. Intervenne Furlan, un ragazzo abbastanza alto con capelli color cenere e due bellissimi occhi azzurri. 

I tre si conoscevano da anni ormai e Levi, sebbene avesse un carattere piuttosto incomprensibile e strano, era riuscito subito a legarsi a quei due. Spesso pensava a loro come due fratelli minori da tenere a bada, soprattutto Isabel che con il suo temperamento estroverso commetteva parecchie scemate. Come quella volta in cui, ad una cena di lavoro, si era ubriacata ed era finita a ballare qualche musica country sul tavolo, intonando note che non ci azzeccavano per niente con la canzone.

''Nel bar vicino a dove abito. Vi offro io solamente perché ieri mi avete aiutato a finire quel progetto, ma non fatevi strane idee. Non si ripeterà, tsk''. Levi lanciò un'occhiataccia ai due che pian piano si trasformò in un lieve sorrisino, notando le espressioni dei suoi amici. 

Ognuno di loro salì nella propria auto, Furlan ed Isabel seguirono quella nera del collega per farsi strada. Parcheggiarono poi dinanzi al locale, parecchio affollato data l'ora di rientro. In realtà, Levi non vedeva l'ora di vedere il suo moccioso, conoscendo i suoi turni lavorativi. Dopo una giornata stancante richiedeva solamente un caldo abbraccio da quel ragazzo e si meravigliò di sé stesso nel pensare proprio a quello per rilassarsi. Eren gli donava una pace assoluta e il suo sorriso, luminoso tanto quanto un diamante, gli mozzava il fiato ogni volta che si fermava a fissarlo e capitò proprio in quel momento. 

Fu, infatti, quando i tre entrarono nel bar che il castano, notando il loro arrivo, rivolse ai nuovi clienti un cordiale sorriso. 

''Non pensavo saresti arrivato così presto''. Eren si avvicino ai tre, mentre teneva sollevato con una mano un vassoio contenente tre tazzine di caffè. 

''Ti ho mandato un messaggio per avvisarti, moccioso''. 

''Oh, non ho potuto leggerlo''. Rispose il ragazzo dispiaciuto. Levi roteò gli occhi, incrociando le braccia al petto. ''Accomodatevi pure, arrivò subito''. Aggiunse poi, allontanandosi da loro per porgere i tre caffè a delle persone sedute poco distanti.

Il corvino notò anche la presenza dei compagni di università di Eren. Scambiò uno sguardo fugace con il ragazzino dalla strana capigliatura bionda il quale, incapace di sostenerlo, si voltò immediatamente tornando a parlare con Christa. Stranamente ricordava i nomi per il semplice fatto che il suo coinquilino l'avesse assillato un giorno intero per raccontargli la sua prima giornata lavorativa. 

Un coinquilino di troppo ||ERERI/RIREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora