3. Sei etero?

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Eren's pov

La fastidiosa luce della luna entrava dalla finestra della camera e un venticello assai fresco lo fece stringere maggiormente sotto il caldo lenzuolo. Eren, infastidito, stropicciò gli occhi per poi aprirli del tutto. Si guardò attorno spaesato, doveva ancora abituarsi a vivere in quella casa ma comunque, era divertente condividere del tempo con i suoi coinquilini. Poi, attratto come una calamita, spostò lo sguardo verso una figura che, a causa della sua bassezza, conosceva fin troppo. Ormai erano passati due giorni, due notti che aveva condiviso con quell'uomo ogni secondo sempre più scorbutico. Il suo corpo curvo era appoggiato alla finestra, indossava solamente un paio di boxer e con una mano teneva una sigaretta accesa. Se la portò alle labbra, espirando poi il fumo che si mischiò con l'aria circostante. Ad Eren, fortunatamente, non aveva mai dato fastidio quell'odore.

''Levi'', pronunciò fievole il suo nome. Si mise seduto sul materasso, sorreggendosi con le mani. -Non ha freddo?- pensò subito dopo, percependo dei brividi attraversargli tutto il corpo. Guardò la piccola sveglia luminosa appoggiata sul suo comodino, segnava le quattro di mattina. Quel giorno sarebbe dovuto andare all'università e di certo non avrebbe voluto svegliarsi stanco. 

''Scusa per averti svegliato, moccioso''.

La sua voce profonda non aveva alcun che di minaccioso, sembrava quasi...dolce? Quell'uomo che in quei due giorni lo aveva trattato come uno straccio per pulire i pavimenti, d'un tratto pareva essere diventato tutt'altra persona. Eren scosse la testa. 

''Tranquillo, piuttosto...che ci fai alzato a quest'ora?''. 

Solitamente il ragazzo si addormentava mentre Levi smanettava ancora al computer, non era piacevole sentire il picchiettio dei tasti, ma fortunatamente prendeva sonno facilmente. Grazie ad Hanji poi, aveva saputo che l'uomo lavorava in un'importante azienda tecnologica. Lui, per essere precisi, faceva il tecnico informatico.

''Soffro d'insonnia''. Rispose semplicemente. Eren si ricordò solo in quel momento delle occhiaie che persistevano sotto i suoi bellissimi occhi blu, era quasi uno spreco. 

Levi terminò la sigaretta, spegnendola poi nel porta cenere e dirigendosi con passo lento verso il letto, dopo aver abbassato la tapparella. Eren percepì il materasso sprofondare quando il suo coinquilino si sdraiò su di esso. Il respiro lento, la pelle chiara quasi diafana e gli addominali scolpiti...il giovane si stava immaginando tutto non potendolo osservare a causa del buio. Lo aveva ammesso già il giorno precedente, Levi era bello, forse fin troppo per essere ancora single...si, altra informazione datagli da Hanji.

''Sta solo aspettando il suo eterno amore''. Aveva detto la donna con occhi sognanti.

D'altro canto Eren, trovandosi ogni giorno dinanzi a quella visione onirica fece a meno di chiudersi in bagno per leggere i suoi adorati yaoi. Levi gli compariva perfino nei suoi sogni. Certo, era sicuro che fosse solamente semplice attrazione fisica ma qualcosa, forse il suo lato misterioso e irascibile, lo continuava a tormentare. -Chissà se è gay, forse sarebbe tutto più semplice- pensò sbuffando. 

''Levi'', lo chiamò poi, speranzoso che fosse ancora sveglio.

''Che vuoi?''. rispose l'uomo stizzito. -Ecco, è ritornato il solito Levi- pensò il giovane. 

''Sei etero?''.

Il silenzio calò sovrano, Eren maledì la sua linguaccia ma era troppo curioso. Non aveva particolari talenti, era soltanto appassionatamente curioso, come diceva il buon vecchio Einstein.  Almeno voleva capire se i filmini mentali che stava facendo su di lui potevano essere, in quale modo, veritieri. Magari, se fosse stato così, avrebbe potuto scriverci pure una storia. 

''Per caso ti fai filmini zozzi su di me?''. -Beccato- pensò Eren trattenendo una risata. 

''N-no, certo che no!''.

''Tsk'', schioccò la lingua l'uomo. ''Dormi''.

''Buonanotte, Levi''.

Eren sapeva benissimo che l'uomo lo avrebbe lasciato con il beneficio del dubbio. Infondo, non avrebbe dovuto interessarsene, mancavano ancora cinque giorni e poi se ne sarebbe andato da quella casa. Il solo pensiero gli provocava uno strano dolore al petto. Si mise prono, le braccia sotto il cuscino gli avevano sempre garantito una sana e ottima dormita.

''Sono bisessuale, anche se mi interessano più gli uomini, ma non nego del sano sesso ad una fanciulla''. Il cuore di Eren esplose in un turbine di emozioni, quindi qualche speranza poteva esserci? ''Ma non farti strane idee moccioso. Preferisco le persone più mature, non dei poppanti con gli occhi verdi. Tsk''.

''Wow, questo è il discorso più lungo che tu abbia fatto con me''. Sorpreso e felice per aver inaspettatamente ricevuto una risposta, Eren si addormentò con l'immagine del suo coinquilino nella testa. Lo avrebbe ucciso, ne era più che sicuro.

[...]

Erano le otto della mattina precise quando Eren scese in cucina. Notò subito Levi seduto a tavola che sorseggiava del tè nero, tenendo la tazzina in un modo alquanto strano. Quell'uomo non smetteva mai di sorprenderlo. Mike, accanto a lui, annusava l'aria circostante facendo un sorrisino non appena si accorse del ragazzo. Quest'ultimo, tutto naso, parlava solamente quando si entrava in argomenti seri o almeno, secondo Eren, quando ne aveva più voglia. Era alto, i capelli biondi non avevano mai un ciuffo fuori posto e andava fiero del'accenno di barba che aveva sul mento. 

''Eren, ti scaldo un po' di latte?''. Una voce calma e gentile lo richiamò. Petra, ferma dinanzi ai fornelli, lo fissava con sguardo materno. Gli occhioni ambrati e i capelli aranciati la rendevano una ragazza graziosa, non aveva né ancora trentanni e quindi era la più vicina d'età a quella di Eren.

''Grazie, Petra''.

Il giovane le sorrise dolcemente, le ricordava molto sua madre, prendendo poi posto in una delle sedie libere. I biscotti erano già posizionati sul tavolo, insieme a del succo d'arancia e a dei muffin che, sicuramente, non aveva cucinato Hanji tanto belli che erano.

''Tsk, moccioso''. Disse sprezzante Levi, non appena Petra mise di fronte ad Eren una tazza di latte caldo. Mike si avvicinò lentamente a lui, lo annusò, per poi tirarsi indietro con uno sguardo divertito. -Chissà a cosa pensava- disse il giovane tra sé e sé.

''Oh, Eren. Dopo le lezioni potresti andare con Levi a fare spesa? Il frigo è vuoto e purtroppo Mike ed io lavoriamo fino a tardi''. 

Il giovane annuì convinto, quel pomeriggio non avrebbe dovuto iniziare il lavoro part-time che, ancora grazie ad Erwin, era riuscito a trovare. Si sarebbe dilettato a fare il cameriere in un bar molto carino della zona, fortunatamente a cinque minuti a piedi dall'abitazione. Gli servivano i soldi per l'affitto, quell'occasione non se l'era di certo fatta scappare essendo capitata a pennello. Inoltre, aveva già fatto una prova il giorno precedente e, con sua sorpresa, la proprietaria era molto carina e disponibile. 

''Non ho voglia di portarmi mocciosi appresso''. Levi lanciò un'occhiata gelida ad Eren che, di rimando, gli fece una linguaccia. 

''Erwin ci ha assicurato di far ambientare Eren in città, fai questo sforzo. E poi, ripeto, a parte voi due siamo tutti impegnati''. Disse Petra ferma, fissando il corvino con sguardo di rimprovero. La ragazza lavorava come infermiera presso l'ospedale più vicino, a volte i suoi turni la costringevano a tornare a casa nel pieno della notte o, se era sfortunata, la mattina seguente; Mike, invece, anche se non sembrava, gestiva una palestra. ''Inoltre, dato che ci sei, accompagnalo anche in università siccome ci lavori di fronte''.

''Oh, non serve''. Intervenne Eren, facendo spallucce. Alzò gli occhi poi su Levi che, con la fronte corrucciata e un'espressione di disprezzo dipinta in volto, stava maledicendo mentalmente i suoi coinquilini fannulloni. 

''Tsk, Sbrigati moccioso, non voglio arrivare tardi a lavoro''.

''Si, Caporale!'', esclamò Eren, convinto che sarebbe finita in quel modo. Il corvino non poteva tirarsi indietro. Quello che aveva capito di lui in quei pochi giorni e che più apprezzava del suo carattere era che, nonostante fosse scontroso e ostile verso tutti, non avrebbe mai negato un favore ai suoi più cari amici.

Pochi minuti dopo i due, senza avvicinarsi, erano già fuori casa per iniziare la nuova giornata.

Un coinquilino di troppo ||ERERI/RIREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora