4. Parole sagge, Armin

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Eren's pov

Levi guidava come un pazzo, Eren di questo né era più che certo. Per poco non vomitava la colazione quando, non appena il semaforo divenne rosso, l'uomo frenò di colpo facendolo curvare in avanti. Da quel momento si era tenuto stretto alla maniglia della porta, aveva realmente paura di morire. 

''A che ora finisci?''.

Ci avevano messo dieci minuti esatti ad arrivare, meno del previsto. L'università, maestosa e circondata da un bellissimo cortile, si ergeva dinanzi agli occhi ammirati di Eren. Aveva fatto bene a scegliere quell'università, essendo una delle più prestigiose di Tokyo. Offriva inoltre ottimi corsi di studio. 

''Alle quattro di pomeriggio''. Rispose Eren, dopo aver controllato meglio l'orario sull'applicazione nel cellulare.

Levi non rispose, lo guardò solamente per un istante con i suoi occhi glaciali, per poi andarsene. -Quell'uomo mi stupisce ogni giorno sempre di più- pensò, ridacchiando tra sé per poi voltarsi ed essersi deciso ad entrare. Tuttavia, come una calamita che attirava le figuracce, non fece nemmeno in tempo a fare un passo che un ragazzo dai capelli biondi gli andò addosso. Quest'ultimo cadde rovinosamente sul cemento, permettendo che i suoi quaderni si sparpagliassero su di esso.

''Tutto bene?''.

''S-si, scusa. Sono un po' troppo sbadato''.

Il ragazzo accettò di prendere la mano di Eren, precedentemente offerta, per rialzarsi. Si pulì i pantaloni con una mano, fortunatamente non si era fatto nulla di grave. 

''Tranquillo, può capitare''. Sorrise il castano, mantenendo la presa. ''Sono Eren''.

''Armin''. Il giovane aveva due grandi occhioni azzurri, i capelli lisci e biondi gli scendevano a caschetto fino alle spalle. ''Non ti ho mai visto da queste parti, sei nuovo?''.

''Oh si, frequenterò l'ultimo anno in questa università'', rispose Eren. ''Senti, non è che potresti aiutarmi a trovare l'aula, penso che mi perderei'', aggiunse, grattandosi il capo con fare imbarazzato. 

''Certo, seguimi!''.

Armin era un ragazzo molto disponibile. Certo, a causa dei suoi tratti lievemente aggraziati, gli era parso inizialmente una femmina. Lo seguì, addentrandosi nei corridoi del'istituto e scoprendo, con gioia di entrambi, di frequentare gli stessi corsi. 

[...]

Eren stava mangiando i suoi spaghetti di soia quando Sasha, una amica di Armin che gli era stata presentata, si fermò per fissarlo con sguardo pietoso e affamato. Era una ragazza molto bella, con i capelli castani raccolti in una coda e l'appetito costante. Il ragazzo aveva soffocato una risata quando, durante la lezione, la sua compagna tirò fuori dalla borsa una patata e, incurante di essere scoperta, aveva iniziato a mangiarla. 

''Eren, li avanzi quelli?''.

''Si, tieni''.

Sasha lo ringraziò almeno cento volte prima di abbuffarsi su i suoi resti del pranzo. A fianco di lei, un ragazzo prettamente rasato, la stava osservando disgustato. Si chiamava Connie e, come loro tre, frequentava gli stessi corsi. Era contento di essersi trovato già degli amici il primo giorno di università. 

''Come mai hai cambiato università?''. Domandò Armin d'un tratto curioso. 

''Sicuro di volerlo sapere?''. Eren lo guardò con uno strano sorrisino in volto.

''Sputa il rospo!''. 

Connie si intromise, ormai anche lui interessato a quella discussione. Così il giovane, osservandosi attorno per capire quanta gente ci fosse attorno a loro, iniziò a raccontare la storia mantenendo una voce lenta e bassa.

Un coinquilino di troppo ||ERERI/RIREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora