14. Carla

223 18 19
                                    

Levi's pov

Non avrebbe mai ammesso di sentirsi parecchio agitato per quella situazione. Eren non gli aveva parlato molto della sua famiglia, solamente che avesse una sorella e un fratellastro, concepito dalla prima moglie del Signor Jeager. Nemmeno lui, d'altra parte, gli aveva accennato della sua dato che quell'argomento gli faceva rivivere parti della sua vita che, seppur alcune di esse meravigliose, lo rendevano inquieto. Ed ora si trovava dinanzi alla casa del ragazzo che amava, dopo una piccola discussione non era riuscito nemmeno ad ammettere quello. Legarsi a qualcuno, per il corvino, era molto difficile ma sapeva anche che Eren si sarebbe preso cura di lui, come viceversa. Era sempre più convinto di quei sentimenti i quali, giorno dopo giorno, aumentavano a dismisura. La presenza del moccioso era diventata inavvertibile, tanto i loro corpi erano vicini, quasi abitudine come se si conoscessero da sempre.

Eren suonò il campanello, il rumore assordante di esso lo fece irrigidire sul posto. Tra le sue mani, oltre la valigia e un piccolo zaino nero, teneva una scatola di cioccolatini. Non si sarebbe mai presentato a casa di altri senza un piccolo dono, sin da piccolo gli era stato insegnato di essere riconoscente alle persone. I signori Jaeger, pur non conoscendolo, si erano offerti di ospitarlo...quello era il minimo che potesse fare. Li aveva presi la mattina stessa in una pasticceria della metropoli, prima di prelevare il ticket che serviva per l'ingresso in autostrada. Ricordava ancora gli occhioni di Eren, verdi e luminosi alla vista di quella moltitudine di dolci. Gli aveva preso un grande bignè glassato al cioccolato, non resistendo alla sua dolce espressione da cucciolo che lo osservava con la bava alla bocca.

La porta poi si spalancò, rivelando una figura esile e di bel aspetto. Riconobbe che fosse la madre di Eren, data la loro somiglianza evidente. Gli occhi dorati stavano brillando alla vista dei due ragazzi e un sorriso a trentadue denti più uno lo fece rilassare immediatamente. I capelli, leggermente più scuri di quelli del moccioso, ricadevano su di una spalla legati in una stretta coda. Si stava pulendo le piccole mani sul grembiule bianco che portava legato in vita e Levi, grazie al buonissimo odore che fuoriusciva dall'abitazione, capì che avesse appena sfornato una qualche prelibatezza.

''Ciao tesoro!''. Esclamò la donna, non perdendo tempo ad abbracciare calorosamente il figlio. ''Come stai? Hai dormito questa notte? I tuoi occhi sembrano stanchi''. Lo rimproverò, avvicinando una mano al viso del giovane per accarezzarlo.

''Eddai, mamma!''. Il corvino soffocò una risata a quella vista. Eren si era letteralmente ritratto dal tocco della madre e, con le gote rosse, lanciò un'occhiata fugace all'uomo dietro di lui.

''Tu sei Levi, giusto?''. Domandò poi la donna, porgendogli una mano che il corvino strinse cordialmente.

''Si, signora. E' un piacere conoscerla''. Rispose, tirando un sorrisino per quanto difficile gli risultasse fare. La sua faccia, costantemente seria e impassibile, raramente mutava espressione. Il moccioso, fino ad ora, era stato l'unico a strappargli un sorriso sincero. ''Le ho portato un piccolo pensiero, spero piaccia a tutti il cioccolato''.

''Oh, sicuramente! E chiamami Carla. Non sono poi così tanto vecchia''. Ridacchiò, ringraziandolo per il dono e invitandoli poi ad entrare.

Levi fissò Eren, imbarazzato tanto quanto lui per quell'incontro. I loro occhi, blu contro verde, si unirono in un ultimo scambio di sguardi prima di seguire Carla in cucina. Abbandonarono le valigie all'ingresso, prendendo poi posto attorno al tavolo. La casa non era molto grande ma l'ordine che vigeva, sicuramente grazie alla donna, gli fece una buona impressione. Il salotto e la cucina erano divisi, diversamente dalla Share House e delle scale in legno gli fecero intuire che la zona notte fosse al primo piano.

''Papà e Mikasa arriveranno per cena, dopo lavoro''.

Carla porse ai ragazzi due fette di torta, adagiate su bellissimi piattini in vetro. Levi trattenne una smorfia, odiava le pietanze troppo dolci ma non se la sentiva di rifiutare quell'offerta. Successivamente, posizionò dinanzi ai loro occhi delle tazze di tè fumante. All'interno di quel silenzio il corvino si servì tranquillamente, spalancando gli occhi non appena le sue papille gustative assaggiarono quel dolce amaro, tanto quanto il tè.

Un coinquilino di troppo ||ERERI/RIREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora