Capitolo 4 [Revisionato]

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Annie's pov: Essere qualcuno per sè stessi o per gli altri?

E' giusto essere come ti vogliono gli altri? E' ingiusto essere tutto quello che non vuoi essere?

E' vero che in un giardino vengono raccolti sempre i fiori più belli ed è quindi per questo che mio padre giace al cimitero?

E' falso il fatto che il dolore si tramuta in abitudine?

Non ho mai saputo dare una risposta a nessuna delle precedenti domande e, in generale, posso confessare di non saper rispondere in modo diretto ad una domanda -qualunque essa sia-; il più delle volte mi capita di girare intorno alla risposta e di rado eludo quest'ultima.

Posso dire a mia discolpa che non è questione di essere sinceri o falsi; si tratta di un vortice di emozioni che quando sei sul punto di rispondere, ti condiziona e involontariamente modifichi la risposta senza pensarci su due volte.

Avevo detto al signor Steven che non ho mai avuto problemi nel rispondere a domande su me stessa. Infatti è così. Non ho mai riscontrato problemi perché non sempre mi sono state fatte le domande giuste; quelle pronte a farti vacillare nell'oblio dei ricordi o magari nel tornado intransito della coscienza;

-Possibile che tu riesca fare pensieri tanto intensi e profondi in posti "originali" come una vasca da bagno?

-Che differenza fa il posto in cui penso e faccio riflessioni? La vasca è un posto come tanti altri.

-Non se è la vasca del tuo capo e la cosa peggiora se ti ricordo che ci hai dormito dentro.

-Grazie mille per avermelo ricordato.

No, stavolta non è uno scherzo del mio subconscio né un sogno, ho davvero dormito nel bagno del mio datore di lavoro, tral'altro in una posizione davvero scomoda. Avendo aperto gli occhi, mi rendo conto di trovarmi in un bagno in via di ristrutturazione, con soltanto un specchietto -che di norma- dovrebbe essere appeso e non appoggiato al lavandino. Scorgo poi, un mobiletto in legno -probabilmente artigianale- e uno scaffale con asciugamani buttati a caso invece, sulla sinistra.

Dopo essermi dimenata per un tempo invariato dai 3 ai 5 minuti, riesco finalmente a liberarmi da quella sorta di "camice per pazzi" -perché posso assicurare che non si trattava più di un'innocua coperta.- Nell'alzarmi emetto qualche gemito di dolore, questo per via dei forti dolori intercostali provocati dala scomoda posizione assunta questa notte; li ignoro, limitandomi quindi ad uscire dalla vasca.

Prendo lo specchietto che era adagiato per terra accanto al lavandino e lo guardo stranita. No, non per la mia faccia da cavolfiore di primo mattino riflessa.

Mi guardo intorno, notando un chiodino semi- storto ed una spazzola in legno -apparentemente duro-

Faccio quindi la cosa più sensata da fare: metto in atto anni di devozione al bricolage, anche se sono del parere che non ci vuole di certo una laurea per appendere uno specchio e per quel che mi riguarda avrebbe potuto farlo anche quel bisbetico del signor Steven.

Poso quindi lo specchio a terra,passando a fissare il chiodo al muro con ovviamente il retro in legno della spazzola. Riprendo nuovamente lo specchio tra le mani e lo appendo soddisfatta del lavoro. Inizio poi a fissare la mia immagine stanca riflessa. Ho delle occhiaie poco evidenti normalmente, ma oggi sembro davvero essere conciata maluccio;credo che i miei occhi come anche il mio corpo, pagherebbero per poter riposare altre due ore.

Guardo poi -scocciata- alle mie spalle e prendo in considerazione di mettere a posto gli asciugamani sullo scaffale, passando poi a sistemare, i vari prodotti nel mobiletto. E come se ancora non fosse abbastanza, prendo le coperte dalla vasca e dopo averle accuratamente piegate, le porto nella camera del signor Steven -apparentemente vuota-

Un "ti amo" detto a casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora