Capitolo 9 [Revisionato]

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Angolo Autrice: come avrete già letto nel avviso appena pubblicato, questo è un capitolo speciale per me, è magico perché ho vissuto le stesse emozioni, gli stessi momenti anche se in contesti diversi e mi dispiace non aver inserito approfondimenti su altri personaggi della storia, ma questo capitolo doveva essere interamente dedicato a loro. Siete d'accordo? buona lettura e baci dalla vostra Annie!

Pov's Annie:

Caro diario,
Una volta mi chiesero cosa mi aspettassi dalla vita...
Mi aspetto così tanto e così poco al tempo stesso. Dire che non spero in nulla, significherebbe dire tutto fuorché la verità.

Diciamo che attendo con ansia quei momenti immemorabili, come un bacio, un rapporto, un primo palpito del cuore al vero amore, un uomo che mi salvi; che mi ami senza pretese, che non si aspetti nulla di più di quello che riesco a fare ma che soprattutto mi stringa forte ogni volta che ne avrò bisogno.

Cosa mi aspetto dalla vita?
Delusioni di ogni tipo direi. Deludere accade molto spesso a tante persone. Ho sempre combattuto contro me stessa per non deludere mai nessuno; eppure, c'è gente che non si preoccupa se qualcun'altro rimane amareggiato o contrariato da un comportamento o anche un azione in particolare. C'è un solo uomo che può essere di massima ispirazione. Steven. Sempre con quella sicurezza di sé stesso. Assurdo che non rimpianga nulla e non avverta sensi di colpa che lo torturano come succede a noi terrestri.

A volte lo ammiro tanto sai, certe volte invece, lo reputo meschino e senza un briciolo di cuore. Altre volte invece, nel mentre immagino che aggettivo offensivo affibiargli, mi chiedo: Perché il suo cuore è tanto arido? Forse si rifiuta di guardare in prospettiva dei sentimenti o magari è stato proprio costretto ad avere quel suo carattere ostile e maschilista.

E sono ancora qui a chiedermi: chi è Steven. Quali sono i suoi progetti? E i suoi hobbie? Una persona come lui oltre al fai da te, avrà sicuramente qualche altro mezzo di distrazione. Ma in cima alla lista di domande che mi pongo sul conto del mio superiore, c'è l'unica domanda che potrebbe avere una risposta cruda o forse priva di ogni tipo di sillaba o consonante; forse non si hanno parole per rispondere a domande che chiedono sul suo passato, su quello che gli è successo ossia: cosa lo ha portato ad essere così? Vorrei conoscerlo. Nulla di pericoloso, nulla di difficile, conoscere, voglio conoscere Steven.

Uno stato di assurda depressione mi invade completamente nel mentre il taxi mi scorta a casa. *rido tra me e me* ma quale casa? Mi chiedo con disprezzo.
Trovo assurdo al tempo stesso, il comportamento di Steven; l'ho aspettato tutto il giorno, pensando che mi avrebbe aspettato fuori e saremmo andati a casa come prestabilito, mentre invece le cose non sono affatto andate nel modo in cui dovevano andare. E adesso mi ritrovo in una giornata di pioggia primaverile, di sera, girovagando in un taxi. Non ho neppure un ombrello con me; questo lo si capisce dal fatto che per aspettare il taxi mi sono letteralmente fatta doccia e shampoo assieme. Kötü kral! È tutta colpa sua.

Certo che non ha potuto attendere mezz'ora di straordinario che lui stesso mi ha assegnato, doveva vedersi con Mariel.

«Sono trentacinque lire.» quando vedo poi sconvolta il tassametro cruccio la fronte stordita. «Ma li segna solo quindici lire.» «Signorina, le ricordo che mi ha letteralmente bagnato tutto il sedile.» «Si ma queste sono rapine, ecco a lei.» indignata scendo dal taxi, correndo di fretta nel giardino di Steven. Rabbrividisco e mi tengo stretta tra le braccia, fino a quando non mi apre la porta l'uomo che dovrebbe prenderne di santa ragione. «Per l'amor del cielo Annie!» Steven mi guarda sconvolto e non capisco del perché sia tanto sorpreso dato che è tutta colpa sua. «Avevo detto a Ferit di farti accompagnare dall'autista di Papà.» «Beh la prossima volta-» uno starnuto mi precede e subito dopo ne faccio un altro. «Volevo dire, la prossima volta-» «Me lo dici dopo, adesso vieni che sei inzuppata.» Steven mi circonda le spalle con un braccio, caricandosi delle borse che portavo con fatica in mano. «Devo cambiarti postazione e non dovresti approfittare dell'archivio vuoto. Si gela lì dentro.» Da quanto è così gentile?

Un "ti amo" detto a casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora